Matteo Paganini, 16 luglio 2014
INTRO
Janet Yellen, la grande protagonista del pomeriggio di ieri. Le sue dichiarazioni, dio fronte al Senato Usa, hanno prodotto forti aumenti di volatilità, che hanno visto le borse dapprima correggere a ribasso in maniera veemente, per poi riprendere quota. Siamo pronti alla discesa definitiva? E’ giunto il momento di valutare dei posizionamenti short strutturali dopo i cambiamenti di wording introdotti dal numero uno della Fed?
Le parole della Fed
Durante il pomeriggio di ieri la presidentessa della Federal Reserve si è espressa davanti al senato degli Stati Uniti per valutare le decisioni di politica monetaria e la situazione attuale della congiuntura. Dopo aver espresso dei timori e delle preoccupazioni relative ad alcuni settori dell’azionario (biotech e social network in particolare, che hanno raggiunto valutazioni superiori alla media storica dei titoli e che sembrano eccessive) ed al mercato immobiliare, ancora sotto pressione, si è parlato di tassi di interesse. La ripresa a stelle e strisce non è ancora completa e a detta del FOMC “un elevato grado di accomodamento” resta appropriato. Dichiarazione contrastante con quella che ha seguito queste parole, secondo la quale sarebbe possibile assistere ad un rialzo dei tassi prima che il mercato se lo attenda se il mercato del lavoro dovesse continuare a migliorare su questi ritmi. Ci verrebbe da pensare che queste parole siano state proferite appositamente per assistere alla reazione dei mercati, ma calandoci all’interno della realtà non possiamo far altro che cercare di analizzare il pensiero del Board della Banca Centrale americana. Da quando si è insediata la Yellen infatti, abbiamo avuto uno slegamento dall’analisi isolata della situazione del mercato del lavoro (ricorderete la soglia del 6.5% fissata da Ben Bernanke, sotto la quale avremmo potuto assistere ad un rialzo di tassi – attualmente siamo al 6.1%), andando ad aggiungere un’accurata riflessione sullo stato di tutti i dati più importanti che caratterizzano l’economia, a partire dall’inflazione, prima di prendere qualsiasi tipo di decisione a livello di politica monetaria. Una forward guidance in linea con le affermazioni di ieri circa lo stato della ripresa, non ancora soddisfacente e circa lo stato attuale, definito accomodante, del livello dei tassi di interesse. Tassi che, in un colpo a sorpresa e di coda, potrebbero essere rialzati prima del previsto in caso di continuazione del miglioramento del tasso di disoccupazione a questi ritmi. Una contraddizione.
Le reazioni del mercato
Le reazioni dei mercati non si sono fatte attendere ed in primis abbiamo assistito a forti vendite sui listini azionari americani, in ottica di andare a scontare dei possibili rialzi prima del previsto, il che significherebbe trovarsi di fronte alla cessazione delle iniezioni di liquidità che attualmente si stanno rincorrendo al ritmo di 35 miliardi al mese e sono da annoverare tra le prime cause di salita delle borse. Discese che hanno spaventato molti investitori ma che sono terminate relativamente in fretta, andando a confermarci come, fino ad almeno a fine luglio, le condizioni di base per valutare delle partenze a ribasso di trend strutturali probabilmente non si verificheranno. Siamo ancora di fronte a correzioni, ma i big non sono pronti a liquidare le proprie posizioni. Continuiamo a seguire la possibilità di assistere a nuovi massimi e, quando dovessimo vederli formati, non escludiamo la possibilità che partano prese di profitto, da cavalcare in posizione short per chi non è in posizione strutturale lunga sui listini (da qualche mese), andando a cercare segnali di divergenze ribassiste ovvero notizie e discorsi come quelli di ieri che possono portare ad aumenti di volatilità ovvero dalle quali proteggersi, mentalmente parlando, continuando a sostenere la tesi appena vista.
Ed il valutario?
A parte la reazione della sterlina sul dato relativo al CPI (sul Morning Adviser di ieri tutte le riflessioni a sostegno dell’iniziale salita di Pound dopo la pubblicazione di un’inflazione verso il target desiderato del 2.5%) abbiamo visto un dollaro andare a rafforzarsi sulla discesa del listini, dollaro che ha guadagnato terreno anche nei confronti dello yen, valuta che da inizio settimana non ha mostrato forti correlazioni con l’andamento del Nikkei e che anche ieri ha confermato questo grado di de correlazione di brevissimo periodo. L’oro ha seguito la discesa delle borse, andandosi ad escludere di fatto, come la valuta nipponica, dal paniere dei beni/valute rifugio e confermandoci l’altra nostra idea, la seconda vista oggi (la prima riguarda le borse non pronte, a nostro parere, a stornare pesantemente, non ora), relativa alla mancanza di correlazioni ed alla necessità, operativamente parlando, di seguire i singoli strumenti finanziari. La terza ed ultima idea, che ci guiderà da qui a fine luglio, l’abbiamo vista ieri e riguarda l’importanza dei dati macroeconomici, ma non stiamo a ripeterci.
QUADRO TECNICO
EUR/USD: rottura di 1.3610 seguita dal raggiungimento di 1.3585 che ha lasciato spazio a 1.3560. Buono il quadro tecnico di Eur/Usd visto ieri, con i prezzi che attualmente si trovano sotto la media a 21 oraria (a partire da 1.3570) che insieme a 1.3580 potrebbe rappresentare una buona area di resistenza sulla quale pensare a vendite di euro per ritorni verso i minimi di stanotte ed in caso di volumi sostenuti tentativi di approfondimento verso 1.3540 (in questo caso seguiremo la possibilità che si formi una divergenza rialzista su un time frame orario). Nel momento in cui dovessimo assistere a rotture rialziste di area 1.3590 è possibili che il mercato tenti delle accelerazioni verso l’alto (1.3600/1.3610/1.3620 i punti principali), accelerazioni difficili da cogliere a causa della vicinanza dei punti di resistenza che rendono difficile l’individuazione delle nuvole di ordini che se colpite potrebbero far partire il movimento a rialzo. L’idea è quindi quella di stoppare eventuali posizioni corte senza girarsi a rialzo, non prima di aver visto una rottura di area 1.3635.
USD/JPY: gli spike a ribasso visti su UsdJpy possono aver fornito la possibilità di aver liquidato in profit eventuali posizioni corte aperte tra 101.50 e 101.65. Il mercato dopo ha tentato delle salite molto lente e poco volatili, senza raggiungere il livello di 101.85, oltre il quale avremmo potuto assistere a tentativi di rialzo. Siamo di fronte alla possibilità di seguire la formazione di una divergenza ribassista a 4 ore che in caso di formazione potrebbe trovare dei punti di interferenza intorno a 101.50, area dove a livello orario potrebbe essere possibile pensare ad eventuali acquisti di dollaro, per ritorni verso i massimi ed in estensione 102.00 e 102.15 (sempre in caso di superamento di area 101.85), tenendo conto che un ritorno sotto area 101.35 potrebbe lasciare spazio a discese verso 101.20.
EUR/JPY: mercato molto difficile sul cross EurJpy, con indicazioni che non ci arrivano né da un orario né da un 4 ore. Possibile seguire eventuali tentativi di raggiungimento di area 138.10 per pensare ad eventuali vendite di euro (passaggio della media a 100 e dei punti statici precedenti), considerando il fatto che dovessimo arrivare sui supporti di breve passanti per 137.85 con uno stocastico lontano dalla zona oraria di ipervenduto potremmo assistere ad approfondimenti ribassisti verso 137.50, raggiungibile in caso di superamento di tre quarti figura (137.75). Salite sopra area 138.25 potrebbero essere propedeutici al raggiungimento dei massimi relativi (138.35 trigger).
GBP/USD: ottima la reazione di ieri, commentata anche in diretta durante il nostro Trade The News alle ore 10.30. Il mercato ora si trova sopra le medie orarie e a 4 ore, senza che siano avvenuti aumenti di volatilità verso l’alto tali da farci considerare questi indicatori come potenziali aree di supporto dinamiche. Ci affidiamo dunque all’avvicinamento a supporti statici per considerare degli acquisti in limit (1.7100 i più importanti), con l’idea che ritorni sotto 1.7085 possano lasciare spazio a tentativi di discesa verso 1.7060 e 1.7040), stando attenti che in caso di ripartenza senza passare per i supporti il mercato potrebbe accelerare verso i massimi di ieri dopo il superamento di area 1.7165, con possibilità di estendere verso 1.7200 e 1.7230.
AUD/USD: rotto 0.9360 e raggiunto 0.9330 con uno stocastico a 4 ore che si è avvicinato alla zona di ipervenduto e ad i minimi precedenti dell’oscillatore. Stiamo ora in attesa di potenziali rimbalzi verso la media a 21 a 4 ore (passante nei dintorni dei punti statici 0.9360/75, sul primo livello indicato passa anche la 21 oraria), dove pensare eventualmente a vendite di dollaro australiano, tenendo conto del fatto che in caso di superamento a rialzo di area 0.9385 il mercato potrebbe tentare sortite verso figura, difficili da cogliere con posizionamenti long. Come sull’euro dunque, l’idea è quella di stoppare eventuali posizioni corte senza pensare a reverse long, se non in caso di superamento di area 0.9410.
DAX (GER30): mercato che ha trovato delle buone resistenza statiche in area 9,800 e che ora si trova nei pressi della media a 21 oraria. Seguiamo con attenzione la possibilità di assistere a rotture ribassiste di area 9,715, che potrebbero pensare di far anticipare delle rotture a ribasso verso i minimi di 9,625, raggiungibili in caso di superamento di area 9,675, stando attenti al fatto che in caso di raggiungimento dei massimi intorno a 9,800 è possibile valutare eventuali rotture rialziste verso 9,870, raggiungibile in caso di superamento di area 9,830.
Oro (XAU/USD): ottima la situazione tecnica dell’oro che ha formato diverse figure di continuazione orarie che, insieme alla media a 21 hanno fornito ottimi spunti di vendita. Siamo ora di fronte ad una situazione simile, con l’area che comincia a 1,300.00 e che si estende fino a 1,305.50 che potrebbe rappresentare una buona possibilità per pensare a posizionamenti short, con l’idea che ritorni sopra1,314.00 possano lasciare spazio a salite verso 1,323.00. Rotture dei minimi, in caso di tenuta delle resistenze o dirette, potrebbero proporre il livello di 1,285.00.