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DailyFX Morning Adviser, Regno Unito salvo e Sterlina super

Pubblicato 19.09.2014, 09:01
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Davide Marone, 19 settembre 2014

INTRO

Il tema preponderante di questi giorni dei mercati finanziari e non solo è stato senz’altro quello legato al referendum per l’indipendenza della Scozia, in quanto sinistri potevano essere i riflessi e le ripercussioni soprattutto legati allo scenario nel quale fosse stato il “si” a vincere. Invece, sebbene manchino ancora i risultati definitivi, appare ormai scontata la vittoria del “no” alla scissione del Regno unito

La Scozia

Il Regno Unito è dunque salvo. La percentuale dei “no” alla secessione ammonta a circa il 55% dei votanti contro un contrario 45%, con un’affluenza record che ha toccate punte del 90%. Lo stesso primo ministro scozzese e leader degli indipendentisti Alex Salmond ha già ammesso la sconfitta. Dunque tutti gli interrogativi che erano sorti circa la sorte di Inghilterra, Scozia e non solo, nel caso gli scozzesi avessero scelto la via della separazione, sono di fatto rimasti accantonati. In primo luogo ci si sarebbe trovati di fronte alla moneta a cui la nuova Scozia avrebbe potuto dare corso: se comunque la sterlina, ed in tal caso si sarebbe potenzialmente creata una mini-unione monetaria, che avrebbe visto la forte opposizione di Londra storicamente contraria all’adozione di una moneta unica. O se addirittura l’euro, previo ingresso nell’Unione Europea e poi nell’Eurozona. Facile infatti stimare l’evento di fuga di capitali ingenti dalla Scozia che avrebbero potuto dirigersi verso l’area euro con conseguenze che dunque avrebbero poi impattato sul valore della moneta unica in maniera significativa. Dal punto di vista del riflesso sui mercati finanziari, un quadro risk on/risk off era quello che avrebbe potuto dunque delinearsi. Ieri scrivevamo che “la vittoria dei no oltre che sostenere il pound, potrebbe spingere l’azionario e portare a vendite di tipici safe haven a cominciare dal dollaro americano, mentre l’evento contrario indurrebbe l’acquisto di beni rifugio (vedi Bund, oro, dollaro, yen) e far crollare in senso letterale la sterlina.” Al di là del mero ma utile esercizio intellettuale effettuato nell’analizzare dei possibili effetti in questo secondo scenario, quanto detto all’effettivo realizzarsi del primo sembra abbia trovato buon riscontro. La sterlina è stata pesantemente comprata ed il cambio GBPUSD è stato in grado di effettuare nella notte un balzo di circa 130 pips, preceduto peraltro da ampi acquisti che già ieri sera erano partiti. Scenario long multiday che dunque potrebbe tornare in auge per il cable che ora, salvo ritracciamenti fisiologici, potrebbe avere ancora spazio per apprezzarsi sui massimi della notte e verso l’importante area attorno a 1,6640.

TLTRO e SNB

Ieri era anche il giorno del TLTRO, ovvero l’operazione di prestiti al sistema bancario. Quello di ieri era infatti il primo a cui farà seguito quello dell’11 dicembre per un totale di 400 miliardi di euro nel complesso delle operazioni fino al 2016 (per un totale di 8 tranche). A sua volta quest’operazione verrà affiancata dal “Quantitative Easing” di ABS le cui tecnicalità verranno svelate nel prossimo meeting BCE ad Ottobre. Ciò che ha stupito, in negativo od in positivo dipende dai punti di vista, è stato l’importo richiesto dagli istituti bancari che non é andato oltre gli 82,6 miliardi di euro su delle stime che contemplavano perfino valori massimi di 150 miliardi. Il dato dovrà essere anche analizzato in ottica “mini QE” che la BCE ci comunicherà tra un paio di settimane, anche se le reazioni non sono apparse degne di nota sui mercati. Da un lato infatti gli importi richiesti molto inferiori alle attese potrebbero inserirsi in un ragionamento che delinea un quadro in cui le banche di fatto non necessitino di tutta quella liquidità, peraltro già ampiamente goduta grazie ai due precedenti LTRO di cui peraltro stanno avvenendo i rimborsi, per via di una complessiva condizione patrimoniale e di portafoglio sana. Dall’altro potrebbe invece indicare come, nonostante la liquidità “gratis”, gli istituti di credito sarebbero comunque reticenti nell’immetterla al sistema produttivo visti gli obblighi in questo senso a cui sono soggetti (previa la restituzione anticipata di quanto incassato). Ad ogni modo gli effetti sul valore dell’euro sono stati pressoché ininfluenti e anzi, il mercato appare dollaro-centrico come non mai e come ha dimostrato il movimento seguito alle comunicazioni del FOMC di mercoledì sera. Varrà perciò la pena muoversi secondo tali binari se, oltre agli obbligati segnali tecnici, si vorranno sfruttare i meccanismi correlativi per degli ingressi in posizione. Un cenno è dovuto invece alla Swiss National Bank, la quale ha ieri deciso di lasciare il corridoio tassi invariato a 0-0,25% e paventando possibili discese in negativo laddove lo scenario economico è in via di deterioramento e lo spettro di della deflazione è sempre più minaccioso. Inoltre l’istituto elvetico si è detto pronto ad intervenire qualora il franco svizzero dovesse nuovamente apprezzarsi. Attenzione perciò al cross EURCHF che si è riportato su “preoccupanti” livelli di 1,2070, dai quali potrebbe tentare ulteriori discese prima di salire verosimilmente in maniera più importante. Ricordiamo infine che oggi la volatilità potrebbe essere elevata e gli strappi di prezzo repentini a causa delle scadenze di future e opzioni.

QUADRO TECNICO

EUR/USD: come diciamo da qualche tempo, dopo la BCE di due settimane fa, il cambio avrebbe potuto muoversi per dinamiche legate al dollaro americano più che all’euro. E così la lateralità è stata violata al ribasso con le ottime rotture prima di 1,2920 e poi dei minimi a 1,2865, poi rientrate. Mancato dunque l’approfondimento sotto i minimi, si ripropone il livello di 1,2920 come punto di resistenza che tecnicamente suggerisce nuove vendite verso appunto 1,2865. Lo stop loss può essere posizionato appena sopra questa soglia per valutare dei reverse in direzione 1,2980, che comunque contempliamo come scenario secondario.

USD/JPY: nulla di nuovo su questo fronte, anche se violento è stato il movimento al rialzo del cambio. Il daily continua a mostrarci candele rialziste con il range di prezzo che è andato notevolmente a ridursi dopo le fiammate di mercoledì. Nulla da aggiungere ad una price action che è stata e continua ad essere davvero di ottima interpretazione e che pone in qualche modo solo il problema della ricerca del punto ottimale di ingresso in scia al trend. In questo senso il grafico orario è parso e pare ancora ideale, come dimostrato ieri in area 108,65. Ora è l’area di 108,85 quella che può essere interessata da ritracciamenti per ripartenze che si propongono l’obiettivo di raggiungere la soglia dei 110, previ i massimi a 109,50 di questa notte. Prima di 108,65 non contempleremo operazioni in vendita; in questo caso buono ampio lo spazio fino ad area 108 e 107,75.

EUR/JPY: EuroYen anch’esso molto tecnico e molto vicino a USDJPY. Ottimi gli strappi sopra 140, così come i target a 141. Ora il time frame a 4 ore contempla potenzialmente degli swing ribassisti, suggeriti dalla ciclicità dell’oscillatore stocastico, che potrebbero dunque riguardare area 140,50 e 140,10 in caso di estensione. Non andremo però a stimare questo scenario come prioritario ed osservando il grafico orario è presto spiegata la motivazione: ottime infatti le confluenza grafiche che possiamo evidenziare grazie alla dinamica della media mobile esponenziale a 21 periodi, in area 140,60 con l’obiettivo di ripresa dei massimi a 141,25. 141,90 l’obiettivo naturale.

GBP/USD: come già ampiamente descritto nella prima parte el contributo, sono stati violenti i movimenti in acquisto di sterlina. Il grafico giornaliero che reputavamo “di interdizione” sembra invece porre sottolineatura su un percorso di rialzo, visto il progressivo superamento delle resistenze. Non ultima l’area compresa tra 1,64 e 1,6440. Il 4 ore suggerisce ora delle potenziali pause per il test degli appena citati supporti, così come il grafico orario da cui si evince una divergenza regolare ribassista tra prezzo e stocastico. Naturali appaiono poi le riprese verso i massimi, per obiettivi multiday a 1,6640.

AUD/USD: grazie a queste potenti discese degli ultimi giorni è tornata un’ottima tecnicalità su questo cambio che ci mostra precisione sui punti statici di interesse. Ieri abbiamo assistito ad una giornata che ci ha restituito precisione nella tenuta della resistenza a 0,90 così come del supporto a 0,8940. Lo scenario complessivo resta ancora di vendita proprio in area 0,90, con la possibilità pero di lavorare in stop&reverse in direzione 0,9020 (stop in pari) e 0,9050. 0,89 la soglia al ribasso naturalmente.

Ger30 (DAX): come ripetuto ieri e l’altro ieri , buoni i segnali daily rialzisti visti negli ultimi 3 giorni e che hanno trovato conferme con superamenti decisi di 9.690 punti prima, 9.740 punti poi. L’apertura è stata, come da attese, violenta al rialzo a 9.870 e ora si possono attendere ritracciamenti di breve per nuovi e significativi allunghi non lontani dai massimi. 9.940 primo livello di interesse. Short da accantonare se non per rientri importanti sotto 9.740.

XAU/USD (Oro): dal potenziale segnale long sul daily con la formazione di un cosiddetto minimo di breve termine al superamento di area 1.240 dollari l’oncia, si è passati allo sviluppo ora invece di un massimo di breve termine che rappresenta un buono spunto ribassista. Questo scrivevamo ieri e non possiamo ritenerlo modificato sul grafico giornaliero. Tuttavia il 4 ore appare il time frame migliore da seguire con le ottime confluenze grafiche che anche ieri hanno suggerito ottime vendite che ora ancora continuiamo a vedere in area 1.228 verso i minimi. 1.210 ancora l’obiettivo dichiarato. Long solo al superamento al rialzo di 1.231, con target 1.239/40.

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