26 March 2015
Davide Marone, Market Analyst DailyFX
Morning Adviser
Mercati confusi
Davide Marone, 26 marzo 2015
Esattamente una settimana fa ci trovavamo in questa sede a commentare quanto comunicato dalla Federal Reserve in termini di contenuti, a dissertare sui movimenti tecnici piuttosto rilevanti e ad avanzare ipotesi circa il più prossimo sviluppo dei prezzi. Non vi è dubbio infatti che il meeting del FOMC abbia rappresentato un evento di rottura rispetto a una certa linearità che i mercati conservavano da settimane (mesi in taluni casi), con il doppio binario che percorrevamo di forza di dollaro americano e di mercato azionario ai quali facevano da corollario gli andamenti di obbligazionario (nella misura del Bund) e delle materie prime (oro e petrolio) rispettivamente rialzista e ribassista. Riaprendo i grafici tutte le mattine, in ultimo oggi, ci troviamo invece all’interno di un contesto profondamente contaminato rispetto a queste premesse: il dollaro ha ritracciato nella maniera più significativa dopo mesi, l’azionario risulta molto sotto pressione sebbene sul fronte europeo rimanga sostenuto, il Bund conserva vigore ma è in una fase piuttosto erratica, mentre le materie prime ci mostrano quotazioni al rialzo. Non torniamo evidentemente su quanto comunicato dal FOMC e spiegato dal Governatore Yellen visto che ampiamente ne abbiamo dibattuto nei giorni scorsi, ma ci limitiamo ad osservare come le carte in tavola siano ora sparigliate e come, da un punto di vista operativo, sia opportuno dismettere ragionamenti di natura correlativa e focalizzarsi in maniera esclusiva sulle caratteristiche tecniche (i grafici) di ciascun strumento finanziario che andiamo ad analizzare ed eventualmente a negoziare. Sul fronte valutario l’attore principale, il dollaro americano, vive una fase di ritracciamento che appare ancora pronunciata ma ripropone un tema di verosimile avversione al rischio dal momento che lo stesso è stato nelle ultime ore venduto con veemenza nei confronti dello yen in relazione agli accadimenti in Medio Oriente ed alle vendita di azionario (S&P500 prima e Nikkei poi). Nel contempo il greenback si mostra in sofferenza nei riguardi di euro, sterlina e dollaro canadese - legato quest’ultimo agli sviluppi del prezzo del greggio di cui faremo cenno a breve – ma guadagna terreno rispetto ai dollari australiano e neozelandese, dimostrando dunque come possa rivelarsi sterile oltre che potenzialmente dannoso ragionare seguendo meccanismi correlativi che al momento non possiamo ritenere robusti. Per quanto concerne il cambio principe, l’eurodollaro, i tentativi di discesa rispetto a questa importante correzione rialzista appaiono piuttosto inefficaci ma ancora una volta ascriviamo al superamento proprio dei massimi di settimana scorsa a 1,1040 la possibilità di osservare salite decisive verso area 1,1200 ed 1,1250. E’ verosimile dunque che l’euro possa consolidare a tali livelli – pur ragionando per macrostep, laddove tali livelli se superati ci farebbero rivedere anche area 1,14 – pur non modificando il suo più ampio quadro strutturale dal momento che difficilmente i dati macro potranno portare benefici evidenti alla moneta unica in un contesto di completa chiarezza e definizione della politica monetaria della BCE e della sua forward guidance. In secondo luogo, pur avendo assistito a copiosi flussi di capitale in entrata verso l’area euro ed è sufficiente visionare le quotazioni dei listini per attestarlo in un secondo, va pur detto che gli investitori stanno verosimilmente coprendo tali posizioni proseguendo comunque con vendite di moneta unica. Inoltre tiene banco l’incertezza legata alla questione greca e l’effetto domino sul tema dei debiti sovrani e ben lungi dallo scacciare via possibilità di contagio. Questi punti sintetici per dire come in ottica multiday sia prematuro assumere posizioni di inversione dei macrotrend sviluppatisi negli ultimi mesi, pur mantenendo elasticità operativa nell’implementare posizioni ad essi contrari nell’ambito di quadri tecnici che siano però precisi; caratteristica quest’ultima che, ahimè, non possiamo di certo riscontrare in una giornata come quella di ieri. Giornata caratterizzata dal tonfo dei listini di oltreoceano ai quali si accodano questa volta verosimilmente quelli europei, in quella che appare una forte ondata di risk off legata ai tristi accadimenti in Yemen in cui è iniziata una vera e proprio guerra di rovesciamento del regime da parte dei ribelli houthi. Evento, questo, che sta portando ad ampi apprezzamenti del prezzo del petrolio che ha messo a segno importanti balzi in avanti e che si avvicina alle resistenze significative di medio periodo: il WTI si è infatti portato su massimi a 52 dollari al barile, non lontano dunque dai fatidici livelli di 54. Occorrerà dunque monitorarlo con grande attenzione, così come le Borse che potrebbero essere ancora estremamente pesanti durante la giornata di oggi.
Prosegue dunque l’ampia correzione dell’eurodollaro. Sul grafico giornaliero siamo in importanti aree tecniche che vedono la concomitanza di livelli statici di rilievo tra 1,0970 e 1,1040 ed il transito della media mobile esponenziale a 21 periodi spostata invece su altra area di rilievo a 1,09. Come si diceva nella prima parte, osserviamo ora un quadro tecnico intraday rialzista dal punto di vista di minimi e massimi di swing di prezzo e posizionamento delle stesse medie mobili; H4 e H1 sono naturalmente i nostri riferimenti temporali. Il grafico orario ci mostra la valenza delle confluenze grafiche di supporto a 1,0960 che possono dunque ancora sostenere il prezzo che, come detto, aspetta gli eventuali breakout della volatilità che al rialzo porterebbero nuovi massimi sopra 1,1040 con immediati target a 1,1080 e 1,1110. Con cautela potremo muoverci al ribasso sotto area pivot daily 1,0950) per rivisitazione di 1,09. Non molte altre le indicazioni ad ora.
EurUsd – grafico H1
Ribassi notevoli dunque per il cambio in scia ai pesanti storni di Borsa, così come spiegato nella prima parte. Ieri seguivamo il grafico orario che ci presentava ancora una volta ottime confluenze grafiche a partire da area 119,65 per vendite suggerite con primi obiettivi in area 119,10 che , se ceduto, avrebbe poi condotto a 118,70. E’ di pochi minuti fa l’ampio movimento ribassista che ha visto questo livello perfino oltrepassato. Difficile dunque assumere ora una precisa ottica operativa dopo movimenti così forti e veloci e possiamo limitarci a ritenere verosimili ritracciamenti di breve in questa area che però potrebbero poi condurre a nuove rotture verso 118,30. Ci terremo invece ben lungi dal lavorarlo al rialzo fino a che almeno non saremo tornati su livelli di confidenza sopra 119,50 e ancor di più 120.
Usdjpy – grafico H1
La sterlina continua a mostrare una debolezza relativa maggiore nei confronti di gran parte della major all’interno di questa correzione contro-dollaro. Il daily infatti ci mostra un certo “ritardo” rispetto a quello dell’eurodollaro ad esempio, con le maggiori aree di resistenza a 1,5030 e 1,51 ancora non saggiate dal prezzo. Venendo al breve ed osservando perciò un grafico orario, siamo all’interno di una prolungata lateralità che ancora ci impone di ricercare un’operatività in stop sopra 1,4920 in direzione 1,4985 e sotto 1,4835 con primi target a 1,4775. Anche in tal caso non sono molti altri gli spunti operativi.
GpbUsd – grafico H1
Dopo la tonicità degli ultimi giorni, australiano dunque in sofferenza e che ci ha fatto vedere buoni storni sotto 0,7855 ma soprattutto sotto 0,7825 che era il nostro primo trigger rilevante per posizioni di vendita per riguardare area 0,7765. Ora, come si osserva da grafico orario, sono in atto dei retest di 0,7840 che potrebbero far partire dunque nuovi sell off verso l’obiettivo di cui sopra. Sopra 0,7855 ritorneremo a ragionare al rialzo verso area 0,79 e 0,7915.
AudUsd – grafico H4
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