Nel complesso, le prospettive per l’industria orologiera svizzera appaiono disperate, ma se si osservano le singole aziende, si trovano anche degli aspetti positivi.
Le esportazioni di orologi svizzeri sono calate per il quattordicesimo mese consecutivo, ad agosto le spedizioni sono diminuite del -8,8%, a 1,354 mld di CHF. Ancora una volta la debolezza della domanda si è concentrata sul settore del lusso, in calo del -25,4%, mentre la domanda di modelli di fascia media è aumentata quasi del 15%. Hong Kong, Giappone e USA hanno fatto registrare le flessioni maggiori (rispettivamente del 28%, 27% e 12%).
Invece c’è stato un rapido recupero della domanda dalla Cina e da Singapore e, inaspettatamente, dal Regno Unito.
S’ipotizza che gli acquirenti internazionali di orologi svizzeri nel Regno Unito facciano buoni affari grazie alla GBP sottovalutata grazie all’acquisto di orologi prezzati nella divisa locale.
Poiché la sterlina più debole spinge la richiesta dei turisti internazionali di orologi svizzeri e altri beni di lusso nel Regno Unito, la domanda continuerà.
Tuttavia, in un’ottica di lungo periodo, il CHF sopravvalutato continuerà a erodere la competitività del settore.
Nonostante la ripresa di mercati chiave, le prospettive di breve termine sono cupe e le attese di una crescita dei mercati emergenti asiatici sono sommesse, i marchi di fascia media, come Swatch, si trovano in una posizione molto più forte rispetto ai concorrenti di fascia elevata, come Richemont.
Probabilmente la BNS non interverrà (come emerso anche dalla noiosa riunione di politica monetaria della scorsa settimana) con l’EUR/CHF a 1,09.