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Disney: un tempo un solido investimento, ora ha davanti sempre più ostacoli

Pubblicato 12.04.2022, 16:29
Aggiornato 09.07.2023, 12:31
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È passato un po’ di tempo da quando Disney (NYSE:DIS) era un buon investimento.

Su periodi di 1, 3, 5 e 10 anni, le azioni del colosso del divertimento sono rimaste indietro rispetto all’indice S&P 500. Compresi i dividendi, il titolo ha dato ritorni di appena il 21% negli ultimi cinque anni, circa il 4% annuo. Disney Daily

La spiegazione semplice per la relativa debolezza si focalizza su due aree: streaming e parchi divertimento.

Disney, semplicemente, è arrivata tardi allo streaming. La società ha permesso a Netflix (NASDAQ:NFLX) di ottenere una partecipazione di mercato dominante; è stato solo nel novembre 2019 che la società ha finalmente lanciato Disney+. I parchi divertimento, intanto, sono stati colpiti dalle restrizioni per la pandemia e solo di recente si sono rimessi in piedi.

Inoltre, gli investitori (soprattutto i tori sul titolo Disney) troppo spesso ignorano un altro problema chiave: l’impero media di Disney. La crescita stagnante in questo segmento pesa ormai da anni sul prezzo del titolo. Ci sono molte possibilità che la pressione continui anche in futuro.

L’importanza della televisione per il titolo Disney

L’impero televisivo di Disney è vasto. Negli USA, la società controlla Freeform, FX, il canale National Geographic, A+E ed ABC. A livello internazionale, opera Disney, Fox, National Geographic e Star.

La rete più importante a livello globale, però, è la sportiva ESPN. In particolare, negli USA, la rete sportiva aveva uno dei migliori business model di qualunque mercato, non solo media. Le tariffe degli affiliati, pagate dai distributori per i diritti per una rete, per ESPN e ESPN2 hanno totalizzato quasi 9 dollari al mese nel 2020.

Sono più di 100 dollari annui, per abbonato, sia che guardi la rete o meno. Entrambe le reti generano anche enormi entrate inserzionistiche.

Di conseguenza, ESPN è decisamente il gioiello della corona dell’impero media di Disney. E questa attività è decisamente chiave per la redditività della società. Nell’anno fiscale 2021, in base al Modulo 10-K presentato alla US Securities and Exchange Commission, il gruppo Linear Networks (ossia le reti televisive Disney) ha generato 8,4 miliardi di dollari di profitti operativi. Lo streaming ha perso 1,68 miliardi; il segmento parchi, esperienze e prodotti ha generato meno di 500 milioni.

Ovviamente, la strategia streaming e la pandemia stanno pesando sugli utili nel resto delle attività. Ma persino nell’anno fiscale 2019 le reti via cavo rappresentavano oltre il 36% degli utili operativi totali del segmento. ESPN, senza dubbio, ha fatto la parte del leone in questo senso.

Il problema di ESPN

Il problema è che questi profitti sono destinati a scendere. Nell’anno fiscale 2021, i ricavi da tariffe degli affiliati per Disney nel complesso sono rimaste invariate su base annua. Il dato è sceso dell’1% su base annua nel primo trimestre di questo anno fiscale.

Tuttavia, i costi di ESPN stanno salendo, motivo per cui le entrate operative per il segmento Linear Networks sono scese dell’11% l’anno scorso e di un altro 13% nel Q1.

È difficile capire come si potranno risolvere questi problemi. La tendenza al “taglio del cavo” è una chiara minaccia per ESPN; in effetti, le tariffe che la rete richiede sono parte del motivo per cui le tariffe di via cavo e satellite sono schizzate nel tempo. Disney ha lanciato ESPN+ per spingere i ricavi direct-to-consumer; ma le tariffe di questo servizio sono inferiori alle tariffe di affiliati generati da distributori come FuboTV (NYSE:FUBO).

Anche se streaming, parchi e studi cinematografici si riprenderanno, ci sarà il problema dell’attività televisiva a fare da contrappeso.

Il titolo Disney può riprendersi?

Una ripresa al di fuori di ESPN significa che gli utili di Disney probabilmente cresceranno nel tempo, ma solo questo non basta a rendere il titolo un buy.

Dopotutto, anche se in netto calo dai massimi, il titolo sta già mettendo in conto la crescita. Le stime medie di Wall Street per gli EPS dell’anno fiscale 2023 sono di 5,25 dollari. Il titolo DIS è scambiato a quasi 25x quella cifra.

Ci vorrà tempo perché Disney torni ai massimi del passato. Dopotutto, l’ultimo trimestre, al di fuori della televisione, è stato forte. Gli abbonati Disney+ hanno battuto le attese. L’azienda prevede la possibilità di raddoppiare la base utenti a 260 milioni entro la fine del 2024. Anche i parchi sono tornati ad essere redditizi nel Q1 fiscale.

Tuttavia, Disney ha guadagnato appena un dollaro ad azione nel trimestre. Si avvia a guadagnare oltre 4 dollari quest’anno. Ma non basta. Serve molto di più.

La controversia politica in cui si ritrova la compagnia in Florida è un potenziale ostacolo nell’immediato, sicuramente. Ma ammettendo che, come probabile, questo passi, resta l’ostacolo a lungo termine rappresentato dalla divisione TV.

Se ESPN, in particolare, si dimostrerà un peso sulla crescita nei prossimi anni, sarà difficile per Disney crescere abbastanza da supportare persino questo prezzo delle azioni tanto basso. È difficile immaginare come Disney riuscirà ad impedire ai profitti di ESPN di scendere. E, in questo scenario, persino in calo del 31% dai massimi, il titolo DIS potrebbe non essere abbastanza economico.

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