- La valutazione di Disney non è economica neanche alla luce delle attuali perdite e dei profitti futuri
- Guardando al futuro, ci sono timori per quasi ogni aspetto dell’attività, nonostante Third Point
- L’idea di “pagare per la qualità” su DIS funziona solo se l’attività è effettivamente di qualità. E questo è discutibile
In base alle stime di Wall Street, il titolo Walt Disney Company (NYSE:DIS) è scambiato a 31x gli utili dell’anno fiscale 2022 (che si chiuderà a settembre) ed a 22x quelli dell’anno fiscale 2023. Nessuno dei due multipli è particolarmente economico.
Ovviamente, gli utili di Disney sono sottotono al momento.
Ipotesi semplice per il titolo Disney
Ad essere sinceri, c’è un’ipotesi forte per DIS al momento, nonostante il rally. Le attività al di fuori dello streaming dovrebbero generare circa 10 miliardi di dollari di profitti netti quest’anno. Con un multiplo di 20x, le attività non streaming hanno un valore di 200 miliardi di dollari.
Netflix (NASDAQ:NFLX), debiti compresi, ha una valutazione di 118 miliardi di dollari. Considerato che il servizio streaming di Disney, Disney+, ha superato il numero di abbonati di Netflix nel secondo trimestre, per i tori l’attività di Disney ha come minimo lo stesso valore di quello di Netflix.
Questa analisi semplicistica suggerirebbe che Disney dovrebbe valere almeno 320 miliardi di dollari. La società ha chiuso il suo terzo trimestre fiscale con circa 38 miliardi di dollari di debiti. Il nostro modello, dunque, implica che Disney dovrebbe avere una market cap di 282 miliardi di dollari, o un prezzo del titolo di 152 dollari, con un rialzo di circa il 25% dai livelli attuali.
Certamente, gli investitori possono sottilizzare sulle premesse. Ma è importante capire il punto generale. I multipli degli utili a breve termine per il titolo Disney non sembrano tanto allettanti e non raccontano tutta la storia.
Disney e Netflix
Partiamo dall’inizio. DIS non è un buon titolo ormai da un po’ di tempo. Le azioni sono scese nell’ultimo anno e negli ultimi tre anni. Su un periodo di cinque anni, il titolo DIS ha avuto una performance nettamente inferiore sia all’indice S&P 500 che al Dow Jones Industrial Average (Disney fa parte di entrambi). Su dieci anni, DIS è rimasto indietro.
Fonte: Investing.com
In termini di attività streaming, c’è l’ipotesi che tutti i servizi Disney, compresi Hulu ed ESPN+, valgano più di Netflix. Ma non è un’ipotesi tanto semplice. Disney ha effettivamente più abbonati di Netflix, ma una buona fetta (oltre il 20%) si trova in India e genera ricavi decisamente inferiori.
Anche Netflix ha degli utenti a prezzi minori oltreoceano, ma c’è un altro aspetto da considerare: il modo in cui Disney calcola la sua base utenti. Come spiegato nel report sugli utili, un abbonato del pacchetto Disney (Disney+, Hulu ed ESPN+) viene conteggiato tre volte.
Il resto dell’attività
Ma il problema più grosso in questo ragionamento deriva dalla valutazione applicata alla parte non-streaming. Il fatto potenzialmente sorprendente è che Disney, al di fuori dello streaming, ha davanti dei problemi.
Nell’anno fiscale 2019, le reti via cavo Disney generavano il 36% dei profitti. Gran parte di questi senza dubbio arrivava da ESPN. Ma queste reti sono ora minacciate dal taglio del via cavo.
In effetti, parte del piano di Third Point per Disney è lo spin off di ESPN.
Intanto, l’attività dei parchi divertimento è probabilmente vicina ad un picco a breve termine in termini di profitti.
I ricavi da prodotti al consumo sono scesi dell’1% finora in quest’anno fiscale.
124 dollari sembrano ancora tanti
Arriviamo al problema. Parlare di un rialzo dal prezzo attuale di 124 dollari richiede di soddisfare almeno uno di due requisiti. O un investitore deve credere che la piattaforma di streaming di Disney meriti un sostanziale sovrapprezzo di valutazione rispetto a Netflix, oppure che, dato il multiplo di 20x sul resto dell’attività, la parte non-streaming delle operazioni di Disney crescerà in modo costante da qui in avanti.
Sembrano entrambi assurdi.
Al contempo, è allettante considerare DIS economico solo perché è crollato di quasi il 40% dal massimo del marzo 2021. Ma resta messa in conto un bel po’ di crescita, nello streaming ed oltre.
Third Point potrebbe avere ragione nel vedere questa crescita all’orizzonte. Ma non è semplice. Con o senza un attivista, Disney presenta comunque una valutazione aggressiva, nonché tanti problemi.
Nota: Al momento della scrittura, Vince Martin non ha posizioni su nessuno dei nomi menzionati.