OraFinanza - Scatto dei prezzi del petrolio nella giornata di oggi sui timori delle sanzioni che l’amministrazione Joe Biden potrebbe imporre a Russia e Iran. Aumentando del 4%, il Brent supera quota 80 dollari, tornando ai livelli dell’ottobre scorso, e il future sul greggio WTI sale a 77 dollari al barile, ai massimi dall’agosto 2024.
Il balzo del petrolio sostiene l’azionario legato all’oro nero e a Piazza Affari si distinguono Eni (BIT:ENI), la migliore tra le blu chip del FTSE MIB con un +1,75%, seguita da Saipem (BIT:SPMI) (+1%) e Tenaris (BIT:TENR) (+0,70%). Nel resto d’Europa troviamo Bp (LON:BP) ed Equinor che guadagnano il 2%, così come a Wall Street Occidental e Chevron aggiungono l’1,80%.
Secondo un documento visionato dall’agenzia Reuters, gli Stati Uniti starebbero studiando severe sanzioni all’industria petrolifera russa che colpiranno società marittime e assicurative coinvolte nel trasporto del petrolio russo, finendo per influire negativamente sulle catene di approvvigionamento globale, con possibili ripercussioni negative sull'industria del trasporto marittimo.
Anche l’Iran potrebbe finire nel mirino delle sanzioni statunitensi, soprattutto con il ritorno alla Casa Bianca del presidente eletto, Donald Trump, limitando così l’offerta di petrolio. Trump potrebbe autorizzare anche nuove trivellazioni nel territorio statunitense, inserendole nell’ambito di una serie di ordini esecutivi nelle prime ore dopo il suo insediamento il 20 gennaio. Inoltre, il tycoon si è anche impegnato a imporre dazi su tutte le importazioni canadesi, compreso potenzialmente il greggio.
A questo scenario si aggiungono le preoccupazioni per l'inflazione, che sta colpendo i prezzi del petrolio, spiega Ole Hansen, responsabile della strategia sulle materie prime presso Saxo Bank. “Gli investitori sono preoccupati per i dazi pianificati da Trump, che potrebbero far salire l'inflazione e proteggersi dall'aumento dei prezzi al consumo acquistando future sul petrolio è una mossa che stanno facendo in tanti”, ha aggiunto.
Inoltre, le scorte di greggio nell'hub di stoccaggio americano di Cushing, in Oklahoma, sono scese al livello più basso dal 2014, come hanno mostrato i dati governativi resi noti mercoledì scorso.
Infine, resta la prospettiva di una domanda solida: secondo gli analisti di Citi Research, il prolungarsi delle temperature più rigide dovrebbe far aumentare la domanda di riscaldamento in tutto l'emisfero settentrionale.
Previsioni simili per Jp Morgan (NYSE:JPM): "Prevediamo un significativo aumento anno su anno della domanda globale di petrolio di 1,6 milioni di barili al giorno nel primo trimestre del 2025, principalmente sostenuto dalla domanda di gasolio da riscaldamento, cherosene e GPL”.