Dopo aver ceduto l’1,60% la scorsa settimana, il dollaro australiano ha fatto registrare un minimo plurimensile sulla scia delle deludenti vendite al dettaglio.
Martedì mattina l’AUD/USD ha toccato quota $0,7353 dopo la pubblicazione delle vendite al dettaglio riferite al mese di marzo, risultate in calo del -0,1% m/m rispetto al +0,3% previsto, cifra comunque migliore del dato rivisto al ribasso, al -0,2%, del mese precedente.
Per gli investitori il dato è stato la ciliegina sulla torta, soprattutto dopo il forte calo dei prezzi del Future Minerale di ferro fine 62% Fe CFR che continua a esercitare ulteriori pressioni sul settore estrattivo già provato.
Alla borsa delle materie prime di Dalian, il contratto future con scadenza a settembre è sceso dell’1,90%, calando a 461 CNY alla tonnellata, rispetto ai 685 CNY di febbraio.
Dall’inizio dell’anno fra gli investitori si respirava un certo ottimismo sulle prospettive economiche dell’Australia, soprattutto alla luce della stabilizzazione in Cina.; all’orizzonte si stanno invece addensando dei nuvoloni, perché gli investitori iniziano a esprimere preoccupazione per l’elevato livello d’indebitamento del settore privato cinese.
Sono state soddisfatte tutte le condizioni per una crescita più debole nel primo trimestre.
Continuiamo quindi a prevedere che l’AUD affronterà una fase difficile, soprattutto perché gli investitori sono ancora posizionati in modo massiccio per un ulteriore apprezzamento dell’AUD.
La chiusura dei lunghi speculativi – stando alla CFTC, le posizioni nette lunghe non commerciali raggiungono quasi il 40% del totale delle posizioni aperte - non potrà che accelerare la svalutazione dell’AUD.