Un anno fa i mercati finanziari si trovarono a dover fare i conti con l’ipotesi Grexit, con Tzipras pronto a sfidare l’austerity imposta dai vertici europei.
Si innescò il classico meccanismo di fuga verso la “qualità”, che prevede uno spostamento dei capitali dalle classi di investimento più rischiose verso i titoli considerati tradizionalmente di rifugio, come le obbligazioni e valute degli Stati ritenuti più affidabili e le materie prime, come l’oro.
A un anno di distanza sui mercati, a paventarsi è l’ipotesi Brexit.
Così come l’anno scorso, abbiamo assistito a una fuga di capitali verso strumenti considerati più affidabili.
Le Borse Europee, infatti, hanno sofferto non poco e il Bund (complice anche l’espansione del QE) , considerato il titolo rifugio dell’area Euro, è stato acquistato a mani basse spingendo così i rendimenti sottozero.
La sostanziale differenza rispetto all'anno scorso è, però, che il paese sotto i riflettori per la possibile uscita dall’EU, a differenza della Grecia, non può di certo definirsi sotto attacco dei mercati.
L’ anno scorso i rendimenti dei titoli di stato ellenici a due anni raggiunsero il 20% di rendimento(!), mentre quelli dei Gilt (i titoli di Stato britannici) con scadenza a 10 anni hanno da poco raggiunto i minimi storici (1,14%), a conferma che continuano ad essere molto richiesti.
Molti analisti hanno affermato che gli acquisti di Gilt potrebbero scontare le nuove manovre espansive che la Bank of England metterebbe in atto in caso di Brexit,.I mercati quindi si aspettano una BoE più aggressiva in caso di uscita.
I forti acquisti in parte dipendono anche dai rendimenti vicini allo zero dei Bund , che spingono gli investitori verso mercati più redditizi.
Per quanto riguarda la Borsa londinese, va osservato che negli ultimi sei mesi è arretrata appena del 6,5%, molto meno dell’Eurostoxx50 ( -18%) e di Piazza Affari (-27%).
Di conseguenza possiamo affermare che le vendite che hanno caratterizzato gli ultimi giorni di contrattazione sembrerebbero più riconducibili all’effetto “flight to quality” , che colpisce i mercati finanziari in fase di risk off, che non al rischio intrinseco del mercato d’oltremanica.
L’unica classe d’investimento che sta soffrendo è rappresentata dalla sterlina.
Considerato che viviamo in un mondo dove ormai si fa a gara a svalutare, questo fattore potrebbe non dispiacere ai mercati britannici ed essere uno dei motivi per i quali il FTSE100 non sta soffrendo oltremodo.
Osservando le dinamiche palesatesi sui mercati nelle ultime settimane, possiamo affermare che una Brexit più che deleteria per gli inglesi, potrebbe rivelarsi un grosso problema per le banche centrali.
Queste, infatti, si vedrebbero costrette a esasperare la politica dei tassi sotto zero , alimentando così la bolla dei tassi negativi che tanto sta ledendo al comparto bancario europeo.
Luca Schettini
UCapital, Financial Advisor