L’arrivo alla Casa Bianca del Democratico Verde Joe Biden schiude un’epoca d’oro per chi fa delle fonti d’energia alternativa il proprio core business. Tra chi ha fatto questa scelta, in Italia c’è Esi (MI:ESI) (Energy System Integrator), società da poco quotata sul mercato Aim di Borsa Italiana che realizza impianti fotovoltaici, eolici e centrali elettriche di grandi dimensioni.
“La nostra attività è divisa in due parti. L’EPC (Engineering, Procurement & Construction, ndr) contractor ed il System integrator”, racconta a Websim il chairman Riccardo Di Pietrogiacomo, “la nostra prima business unit, si occupa di opere d’ingegneria e costruzione d’impianti ad energie rinnovabili, in particolare fotovoltaici. La seconda invece, quella di System Integrator, produce sistemi off-grid e mini-grid, che servono ad elettrificare zone che non hanno ancora l’energia elettrica, oppure produce impianti Hybrid che rendono stabile la fornitura di energia elettrica anche con reti problematiche”.
I clienti di Esi sono principalmente di tre categorie. Ci sono infatti diverse Onlus private come per esempio Emergency, AVSI Foundation, ICU. Ma anche fondi d’investimento e clienti istituzionali come ministeri dell’energia di vari Paesi o clienti di rilievo nel settore delle utility come Enel (MI:ENEI) Green Power, Iberdrola (MC:IBE) e Terna (MI:TRN).
La società ha preso la denominazione di Esi solo nel 2020, prima si chiamava Work System Integrator. Di Pietrogiacomo, in particolare, racconta che la società attuale discende da una precedente che si occupava di opere civili: dal risanamento di ponti alle costruzioni in generale. Nel 2009, però, arriva la svolta: la società si impegna nella realizzazione di impianti fotovoltaici. Da allora di strada ne è stata fatta tantissima e, lo scorso 26 ottobre, è stato tagliato il traguardo della quotazione a Piazza Affari: “Con la quotazione intendiamo strutturarci in maniera più importante”, prosegue il manager, “vogliamo assumere nuovi ingegneri e incrementare l’organico dedicato alla preparazione delle gare d’appalto. Inoltre, vorremmo sviluppare nuovi prodotti, in particolare gli impianti mini grid in ambito ospedaliero”.
Esi vuole diventare un gruppo ancora più internazionale, anche attraverso un piano di crescita e mediante acquisizioni di realtà affini. “Abbiamo già da tempo individuato due società target”, afferma Di Pietrogiacomo, “entrambe italiane. La prima ha già una vocazione internazionale e copre paesi in cui non siamo ancora presenti. La seconda, invece, è più radicata in Italia ed è una realtà storica. Entrambe interessanti per sviluppare il mercato dello storage in alta tensione. Il mercato nel quale operiamo è in grande fermento e richiede operazioni rapide. Noi valuteremo attentamente entrambe le opportunità per verificare se ci sono i presupposti e le condizioni favorevoli per eventuali operazioni di acquisizione”.
Il gruppo ha già realizzato numerosi impianti nel mondo, oltre che in Italia. All’estero è presente in vari Paesi africani e in centro America, in particolare con la business unit di System Integrator. Mentre nell’Unione Europea concentra maggiormente la sua attività di EPC Contractor. E, a proposito di commesse internazionali, alcuni giorni fa è stato annunciato un nuovo contratto per la costruzione di un impianto fotovoltaico off-grid in Burundi.
I conti promettono bene: Esi veniva da un 2019 dove il valore della produzione si era attestato a 4,1 milioni di euro, ma già nel 2020, secondo le stime di Integrae Sim, i ricavi dovrebbero toccare i 16,5 milioni con un utile netto di 1,8. “Operiamo su un mercato con trend molto favorevoli, ed a differenza di altre realtà concorrenti, siamo molto dinamici e veloci e abbiamo una dimensione estremamente flessibile che ci consente di adattarci con rapidità ai cambiamenti del mercato”.