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Fed: policymaker preoccupati per l’inflazione, tra incertezza per la leadership

Pubblicato 22.11.2021, 15:46

Mentre qualcuno all’interno della Fed cerca di influenzare la decisione del Presidente Joseph Biden su chi debba guidare la banca centrale USA, sembra sempre più certo che Jerome Powell sarà nominato ad un secondo mandato da presidente, perché sarà più semplice far approvare la sua nomina al Senato tramite un ampio supporto dei Repubblicani.

L’alternativa, Lael Brainard, l’unico Democratico al momento presente nel consiglio dei governatori della Fed, creerebbe più divisioni e comporterebbe un voto di parte. Ma la politica negli Stati Uniti è così tossica a questo punto che è difficile capire che strada prenderanno Biden ed i suoi consiglieri. Non hanno spesso ragione, come dimostra il crollo dell’approvazione per il Presidente.

Opinioni miste, nessuna soluzione chiara

Allo stesso tempo, c’è ancora la piccola questione dell’impennata dell’inflazione ed il suo impatto sulla politica monetaria. Il vice Presidente della Fed Richard Clarida, il cui mandato terminerà a gennaio e difficilmente sarà rinominato, ha suggerito la scorsa settimana che il Federal Open Market Committee dovrebbe considerare un ritmo più veloce della riduzione degli acquisti di bond quando si incontrerà a metà dicembre.

Intanto, alcuni membri del FOMC sembrano contenti di questa posizione di attesa della Fed. Il Presidente della Fed di Richmond Thomas Barkin ha dichiarato che sarebbe “molto utile avere qualche altro mese per valutare” i trend di inflazione. La sensazione è che la Fed dovrà concludere il tapering prima di passare all’aumento dei tassi.

Il Presidente della Fed di San Francisco Mary Daly ha ribadito il suo avvertimento, la scorsa settimana, contro un aumento dei tassi per limitare l’inflazione.

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“L’azione preventiva non è gratuita”.

Ha dato la colpa dei prezzi alti ai problemi delle filiere, dicendo che un aumento dei tassi di interesse non sistemerà questa questione, ma rallenterà la domanda e la crescita dell’occupazione.

John Williams, capo della Fed di New York, ha difeso il passaggio della banca centrale ad un obiettivo di inflazione flessibile, affermando che è “adatto” allo squilibrio offerta-domanda dovuto alla pandemia. Ha aggiunto, però, che ai policymaker non piacerebbe vedere le aspettative a lungo termine sull’inflazione salire significativamente.

Ma il predecessore di Barkin alla banca di Richmond, Jeffrey Lacker, si sente meno limitato dalla prudenza che regna tra i policymaker. Ha affermato che la Fed sta “esagerando” ad aspettare sull’inflazione, aggiungendo:

“Penso che assisteremo ad una grande cantonata politica”.

William Dudley, che ha preceduto Williams come capo della Fed di New York, dice che il FOMC è “in netto ritardo” nel reagire all’inflazione. Dudley è stato alla guida della banca di New York per oltre nove anni fino a metà 2018 ed è stato un membro votante permanente nel FOMC. Secondo lui e Lacker, la banca centrale dovrà alzare i tassi a breve termine ad oltre il 3% per limitare l’inflazione.

Altri membri del FOMC sono preoccupati, con l’inflazione che sale di mese in mese. Il capo della Fed di Chicago Charles Evans ha dichiarato che sarà più disponibile ad un aumento dei tassi di interesse il prossimo anno, se l’occupazione dovesse migliorare e l’inflazione dovesse persistere. Il Presidente della Fed di Atlanta Raphael Bostic ha affermato che la commissione dovrebbe cominciare ad alzare i tassi in estate, ammesso che il mercato del lavoro continui a crescere.

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James Bullard, il capo della Fed di St. Louis che è stato più esplicito circa la necessità di stroncare l’inflazione sul nascere, ha ribadito la sua idea che il FOMC dovrebbe “prendere una direzione più interventista” per evitare il bisogno di azioni più drastiche in futuro.

Biden dovrebbe annunciare le nomine della Fed all’inizio di questa settimana, prima di andare in vacanza per il Ringraziamento. Se dovesse rinominare Powell come presidente, probabilmente darà a Brainard una delle due vice-presidenze disponibili e nominerà altri tre progressisti nel consiglio, spostando l’equilibrio a loro favore.

L’idea è quella di attutire il colpo per i progressisti, preservando una certa continuità nella Fed. Nominare Brainard alla presidenza potrebbe comportare un intero riallineamento, con solo tre membri su 7 del consiglio attuale che probabilmente resterebbero.

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