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Fed: Powell promette aumento dei tassi a marzo ma sceglie un approccio prudente

Pubblicato 07.03.2022, 15:45
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Il Presidente della Federal Reserve Jerome Powell è stato insolitamente preciso quando ha riferito ai senatori la scorsa settimana che consiglierà un incremento di un quarto di punto dei tassi di interesse al Federal Open Market Committee la prossima settimana.

Non si è trattato di una dichiarazione coraggiosa. Pur sembrando interventista, ha di fatto rimosso le speculazioni che la Fed possa alzare i tassi di una percentuale maggiore, come il mezzo punto suggerito da qualche policymaker.

Allo stesso tempo, Powell ha spiegato che la guerra in Ucraina probabilmente contribuirà ad aumentare l’inflazione, spingendo su i prezzi globali di greggio, gas, ed altre materie prime che stanno già accelerando.

Gli investitori hanno reagito positivamente alla notizia che la Fed limiterà il suo aumento ad un quarto di punto. Altri, invece, ne sono stati meno felici.

Bill Dudley, ex capo della Fed di New York, ammette che la banca centrale non aveva altra scelta a questo punto se non di procedere con cautela, e che un aumento da mezzo punto è fuori discussione. Ma aggiunge che i policymaker sono in ritardo di quattro o cinque aumenti di un quarto di punto.

Adam Posen, a capo del Peterson Institute, concorda. “La Fed ha perso la sua scommessa”, ha dichiarato in un’intervista ad un giornale tedesco. La banca centrale statunitense ha aspettato troppo ad intervenire sull’inflazione senza mettere a repentaglio la ripresa economica.

Sia lui che Dudley sono d’accordo nel dire che la Banca Centrale Europea non è così indietro. Deve affrontare una situazione diversa: l’inflazione non è così alta, il mercato del lavoro non è così teso e l’impatto dall’Ucraina potrebbe essere molto più forte.

L’economista di Harvard Larry Summers, ex segretario al Tesoro, ha riferito a Bloomberg che la Fed non ha alternative se non agire con decisione contro l’inflazione.

“Penso che siamo ad un passo da una spirale di inflazione in salita fuori controllo. Le aree in cui si nota più chiaramente sono i dati sui compensi e sui posti di lavoro disponibili, che indicano un’inflazione dei compensi quasi al 6% destinata ad accelerare. E penso che questo dovrebbe far suonare tutti i campanelli di allarme alla Fed. Quindi, ritengo che ci sia molto più rischio che la Fed faccia poco rispetto a che faccia troppo in un momento come questo”.

Summers pensa che gli investitori non abbiano messo in conto quanto dovranno salire i tassi di interesse per far scendere l’inflazione ed evitare un “incidente finanziario”.

Tardi per premere il grilletto, ma quanti aumenti saranno abbastanza?

Quando gli è stato chiesto in occasione della sua testimonianza semestrale al Senato, Powell ha risposto che la Fed non tollererà un lungo intervallo di inflazione alta, anche se questo dovesse significare alzare i tassi al punto da bloccare la crescita. Quando gli è stato domandato nello specifico se imiterà l’ex presidente della Fed Paul Volcker alzando i tassi quanto necessario, causando una recessione se necessario, Powell ha risposto: “Spero che passi alla storia che la risposta alla domanda è sì”.

Powell ha ribadito per mesi l’anno scorso che l’inflazione in salita era un fenomeno transitorio, dovuto ai problemi di approvvigionamento. “Col senno di poi avremmo dovuto agire prima”, ha dichiarato Powell al Senato la scorsa settimana, “ma davvero non ci sono precedenti per tutto questo”.

Il report sull’occupazione di febbraio venerdì ha rivelato che le assunzioni sono rimaste forti: l’economia ha aggiunto 678.000 posti di lavoro, spingendo giù il tasso di disoccupazione al 3,8%. I dati possono solo rafforzare l’intenzione della Fed di alzare i tassi, mentre i compensi invariati supportano l’approccio prudente di Powell.

L’indice sui prezzi al consumo atteso questa settimana probabilmente consoliderà ancora la risoluzione della Fed, con la stima di un aumento annuo del 7,8%.

Il Presidente della Fed di Chicago Charles L. Evans, intervenendo dopo il report sull’occupazione venerdì, ha dichiarato che il FOMC potrebbe portare il tasso di riferimento vicino al 2% considerato neutrale nell’impatto sull’economia se alzasse di un quarto di punto in ciascuno dei sette vertici restanti quest’anno.

Ha riferito alla CNBC che potrebbe essere più di quanto ritiene necessario, ma arrivare ad un obiettivo dell’1,75-2% entro fine anno sarebbe “abbastanza vicino al livello neutrale dal quale poter intervenire rapidamente se necessario, o rispettarlo, o fare un passo indietro”.

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