Aumentano le speculazioni che l’incremento dei contagi da COVID-19 e l’assenza di nuovi stimoli fiscali da parte del Congresso possa spingere i policymaker della Federal Reserve ad intervenire in occasione del vertice di questa settimana, anziché aspettare fino a dicembre.
L’incertezza per le elezioni presidenziali e al Congresso di domani incombe inoltre sulle deliberazioni del Federal Open Market Committee, che ha rinviato i suoi due giorni di vertice di un giorno, a mercoledì e giovedì, proprio per via del voto.
Le aziende a Washington, New York e in altre principali città hanno sprangato le vetrine nell’eventualità di possibili violente proteste per le elezioni, in quanto i primi voti hanno già superato i record e la partecipazione complessiva si prevede sia straordinariamente alta.
Il Congresso ha deciso di non approvare un pacchetto COVID fino a dopo le elezioni, se mai lo farà, dopo che il Segretario al Tesoro Steven Mnuchin e la Presidente della Camera Nancy Pelosi non sono riusciti a trovare un compromesso su quanti aiuti dare e a chi.
Il Presidente della Fed Jerome Powell e i suoi colleghi stanno invitando il governo a predisporre nuove spese per aiutare le persone a gestire l’attuale impatto del virus. Sebbene i dati preliminari indichino che il PIL del terzo trimestre è schizzato ad un tasso record del 33%, gli economisti temono che la ripresa perderà slancio, con molti stati che reintroducono le restrizioni e lo stimolo governativo quasi finito.
Per colmare parzialmente il vuoto, la Fed venerdì ha abbassato la quantità minima per i prestiti del suo Main Street Lending Program da 250.000 a 100.000 dollari ed ha allentato i limiti sui debiti per le piccole e medie imprese che richiedono credito.
Ma le imprese sono state lente a richiedere i prestiti della Fed, appoggiati dai titoli del Tesoro, ed i 4 miliardi di dollari richiesti sono solo una minima parte dei 600 miliardi disponibili.
Gli analisti ora suppongono che la Fed avrà qualcosa da dire circa un aumento dei suoi acquisti di asset dagli attuali 120 miliardi di dollari, o apporterà altre modifiche per segnalare che il mercato se la sta cavando. Alcuni policymaker dubitano che aumentare la quantità dello stimolo avrà molto effetto.
Un’alternativa sarebbe fissare degli obiettivi di esito per lo stimolo monetario, piuttosto che decidere semplicemente una quantità, come un aumento dell’inflazione o del PIL. O il FOMC potrebbe annunciare un cambiamento degli acquisti con titoli del Tesoro più a lunga scadenza, per dimostrare che si tratta di un vero quantitative easing anziché semplicemente di un mezzo per far andare avanti tranquillamente gli scambi.
I dati del Dipartimento per il Commercio pubblicati venerdì hanno rivelato che l’indice PCE, l’indicatore sull’inflazione preferito dalla Fed, è salito dello 0,2% a settembre, esclusi i prezzi di elementi volatili come prezzi degli alimenti e dell’energia, dopo l’aumento dello 0,3% ad agosto. L’aumento su base annua è stato dell’1,5%, dopo l’1,4% di agosto, ancora ben lontano dall’obiettivo del 2% della Fed.
Anche se la Fed ha detto che sarà più flessibile sull’inflazione e tollererà un tasso di aumento dei prezzi superiore all’obiettivo, deve ancora dimostrare come le sue azioni spingeranno l’inflazione al livello che ritiene sia necessario per supportare la crescita.
I membri del FOMC non si sono espressi la scorsa settimana, osservando il periodo di silenzio stampa prima di un vertice.
Nel frattempo, i due nomi dei candidati del Presidente Donald Trump al consiglio dei governatori della Fed continuano a restare fermi al Senato, con i legislatori preoccupati per gli aiuti per il coronavirus e le nomine alla corte, facendo sì che il consiglio non sia al completo con i suoi sette membri.
Con almeno due o tre senatori Repubblicani che si oppongono alla conferma della controversa economista Judy Shelton, sia lei che Christopher Waller, economista della Fed di St. Louis, dovranno aspettare ancora un po’, dopo aver atteso per oltre 15 mesi da quando sono stati nominati, nel luglio 2019.