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Forte richiesta di JPY sulla scia del nuovo crollo del greggio

Pubblicato 26.01.2016, 10:56
Aggiornato 07.03.2022, 11:10

Il rally iniziato venerdì è durato poco, martedì i mercati azionari asiatici si sono uniti alla disfatta globale, con il greggio risceso sotto i 30 USD al barile.

I titoli della Cina continentale hanno fatto da traino, con gli indici compositi di Shanghai e Shenzhen in calo rispettivamente del 6,42% e del 7,12%.

In Giappone, il Nikkei 225 è sceso del 2,35%, mentre il Topix è arretrato del 2,33%. A Hong Kong, l’Hang Seng è sceso del 2,48% con l’attenuarsi delle voci sullo sganciamento dell’USD/HKD.

In effetti, l’ancoraggio del dollaro di Hong Kong (HKD) è stato estremamente positivo per la prosperità di Hong Kong, fornendo stabilità al paese e facendolo diventare un centro nevralgico della finanza internazionale.

Il tasso di cambio effettivo dell’HKD e i differenziali d’inflazione con gli USA non garantiscono un cambio USD/HKD nettamente più elevato. Pertanto prevediamo che l’Autorità Monetaria di Hong Kong non abbia intenzione di rimuovere l’ancoraggio nel prossimo futuro.

Ancora una volta, lo yen ha tratto vantaggio dall’avversione al rischio imperante, apprezzandosi bruscamente contro tutte le valute G10. La divisa nipponica ha guadagnato lo 0,65% contro l’AUD, lo 0,60% contro la GBP, lo 0,52% contro il kiwi (NZD) e lo 0,50% contro il loonie (CAD).

Rimaniamo tuttavia prudenti sullo yen giapponese, perché la forza attuale è dovuta soprattutto all’interesse degli investitori per gli asset ritenuti rifugi sicuri e non alla reazione del mercato ai meri fondamentali. In Europa, dopo la breve ripresa della scorsa settimana, la sterlina britannica è di nuovo in subbuglio, in calo dello 0,27% contro l’USD per effetto dell’aumento della domanda di titoli del Tesoro USA (il titolo a due anni ha ceduto 3 punti base, quello a 5 anni 3,5 punti base e il decennale è sceso di 2,6 punti base).

La GBP rimarrà debole sulla scorta delle previsioni economiche e dei rischi legati all’uscita del Regno Unito dall’UE (Brexit). I dati economici mostrano, infatti, un indebolimento, le pressioni inflazionistiche interne sono assenti e crescono i rischi globali e i timori di un Brexit; a nostro avviso, la BoE non alzerà i tassi prima del 2017. Il referendum deve avvenire prima della fine del 2017 ed è probabile che il primo ministro Cameron anticipi il voto, con un annuncio a marzo.

Per la terza volta in meno di 24 ore, l’EUR/CHF ha preso d’assalto il livello a 1,10 sulla scia del surplus commerciale di dicembre più debole del previsto, pari a 2,54 mld di CHF a fronte dei 2,90 mld di CHF stimati.

A dicembre 2015 la domanda di orologi svizzeri è calata del 3,8% rispetto a un anno fa, la contrazione più marcata riguarda Hong Kong, dove si è registrato un crollo delle esportazioni pari al 21,1% a/a. Nel 2015, solo le esportazioni del settore della gioielleria (inclusi gli orologi) sono riuscite a crescere, in un contesto di domanda globale più debole, calo dei prezzi del petrolio e franco svizzero forte.

Oggi gli operatori monitoreranno il rapporto IPP in Svezia; la bilancia delle partite correnti e gli investimenti diretti esteri in Brasile; l’indice FHFA sui prezzi delle abitazioni, l’indice S&P/Case Shiller, il PMI servizi e composito di Markit negli USA.

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