Le vendite al dettaglio di dicembre hanno richiamato con forza l’attenzione sul fatto che l’economia non va più a gonfie vele. Si sono contratte dell’1,2% su base mensile, rispetto al +0,1% previsto, e le cifre di novembre sono state riviste al ribasso. Si tratta della maggiore contrazione dal settembre del 2009. Analogamente, l’indice che esclude automobili e benzina è crollato dell’1,4% su base mensile, a fronte del +0,4% previsto e del +0,5% di novembre. Perché?
Innanzitutto lo shutdown delle attività del governo federale USA, iniziato il 22 dicembre, ha innescato prudenza fra i consumatori e privato i dipendenti pubblici di un reddito. In secondo luogo, l’ondata di vendite sul mercato di dicembre è stata abbastanza violenta da ricordare a investitori e consumatori che la recessione rimane una possibilità. È molto probabile che i consumatori abbiano risparmiato di più a scapito della spesa.
Sul mercato forex, i deboli dati USA hanno provocato alcuni movimenti volatili, senza tuttavia generare una tendenza netta. Gli asset ritenuti rifugi sicuri, come lo yen giapponese, hanno approfittato della sorpresa. L’USD/JPY è sceso più dello 0,75%, toccando quota 110,35. Anche l’oro trova richieste migliori: stamattina il prezzo di un’oncia è salito a $1.315 dai $1.302 di ieri.