Secondo il Financial Times la scommessa dei fondi speculativi sul destino del bel paese ha raggiunto la cifra più alta di sempre dai tempi della crisi Lehman nel 2008.
A pesare sono le prospettive di credibilità sul debito che (dopo le dimissioni di Draghi) sono venute meno. Gli speculatori restano incerti anche in merito alla dipendenza del paese dal gas russo.
Non a caso, il rendimento del decennale italiano è salito vertiginosamente nelle ultime sedute; è stato l’unico paese della componente “core” europea ha registrare un balzo così vistoso del rendimento sul debito.
Naturalmente l’effetto si è riprodotto anche sul listino azionario. Il FTSE MIB ha perso rapidamente quota in prossimità della trendline (nella parte alta del canale ribassista). Attualmente sembra che sia diretto nuovamente verso i minimi di periodo intorno ai 20.450 punti.
Tuttavia, se lo scenario in corso dovesse trovare manforte nella volatilità, le quotazioni potrebbero spingersi abilmente al di sotto dei 19.800 euro.
Non è solo un problema di debito, ma anche bancario
La speculazione degli hedge funds potrebbe non riguardare solo la credibilità del debito (oppure le incognite sulla dipendenza dalle importazioni di gas russo) ma anche la solidità del sistema bancario italiano stesso.
Durante il ciclo di espansione monetaria degli ultimi anni, la BCE (attraverso una gran quantità di programmi) ha immesso molta liquidità nel mercato. Le banche hanno approfittato di tanta generosità per riempiere i propri bilanci di asset finanziari (tra cui anche titoli di debito).
Tuttavia, con uno scenario di tassi al rialzo ed un mercato azionario globale in ribasso, gli istituti finanziari stanno maturando ingenti passività (superiori alle attività).
Questa condizione è un campanello di allarme perché la stragrande maggioranza delle banche italiane (ma in realtà anche europee ed USA) registrano un indebitamento molto elevato, superiore in alcuni casi, a 60-70 volte il loro patrimonio netto.
Fin tanto che il mercato azionario oscilla al ribasso ed i tassi d’interesse al rialzo svaluteranno il nominale delle obbligazioni, c’è la concreta possibilità che le più indebitate saltino per aria.
MPS (BIT:BMPS): un esempio calzante
A tutti sono noti gli enormi problemi di MPS. Una storica banca italiana che viaggia sul filo del rasoio. I tentativi di rimpinguare i suoi bilanci (con la speranza di salvarla) sono stati del tutto vani. La banca è un vero è proprio buco nero, una voragine che aspira ingenti quantità di denaro e non accenna a migliorare.
Negli anni la sua situazione è notevolmente peggiorata. E’ sufficiente osservare un grafico per rendersi conto che l’istituto di credito ha perso il 99,99% della sua capitalizzazione di borsa.
Registra un indebitamento superiore ai 12 mesi di oltre 9 miliardi di euro. Il rapporto asset totali /patrimonio netto pari a 22,50 denota un notevole uso della leva finanziaria (un risultato peggiore del 94,41% dei competitors).
Il cash to debt, ovvero, la cassa disponibile rispetto al debito totale è notevolmente peggiorato nel 2022 registrando un valore pari a 0,16 (il 91,16% in meno rispetto l’anno precedente).
L’utile netto è molto scarno e poco stabile, alternando anni di profondo rosso ad anni di lieve profitto.
Cosa è lecito aspettarsi? Difficile dirlo con certezza, ma se gli speculatori puntano tutti il dito contro lo stivale è bene tenersi pronti.