“Il talento per me non esiste, bisogna guadagnarselo” (Jannik Sinner)
L’ultima settimana del mese di gennaio sui mercati si è chiusa all’insegna dell’ottimismo. L’indice MSCI World ha concluso al rialzo dell’1,5%, ancora meglio ha fatto l’Europa con lo Stoxx 600 salito dl 3,1%. A Wall Street si è trattato della dodicesima settimana consecutiva con il segno positivo, mentre gennaio si avvia ad essere per il terzo mese consecutivo al rialzo. Ma la vera sorpresa positiva sono le small cap: il Russel 2000 ha segnato un +2%, quasi il doppio rispetto all’S&P 500 mentre in Piazza Affari si è messa in luce l’indice FTSE Italia STAR +3,8% e quello delle Small Cap +3,6%. L’indice FTSE Mib 40 è cresciuto invece “solo” dello 0,3%, restando comunque sopra la soglia dei 30mila punti. Un movimento che sconta la debolezza del settore bancario, come riflesso delle aspettative di ribasso dei tassi di interesse che porteranno “sofferenza” ai bilanci rispetto ai record del 2023. L’ultima settimana è stata anche caratterizzata dal flusso di notizie del trimestrali Usa che hanno mostrato risultati misti: Tesla (NASDAQ:TSLA) -12% per le vendite inferiori alle attese, Netflix (NASDAQ:NFLX) +20% per il boom di abbonati. Stesso riscorso per Intel (NASDAQ:INTC) scesa del 10% ed Ibm salita della stessa percentuale. Unica nota stonata il prezzo del petrolio che ha i massimi dal 30 novembre scorso.
La locomotiva Usa
Questa settimana si riunirà la Fed. Scontato un ulteriore congelamento dei tassi, gli investitori guardano soprattutto al meeting di marzo. Venerdì scorso è stato diffuso il dato sull’indice dei prezzi per consumi a dicembre, che per la prima volta da 2 anni è sceso sotto il 3%, meglio delle attese degli analisti mentre a livello mensile la crescita è stata dello 0,2%. Annualizzando questo dato l’inflazione sarebbe sotto il target del 2%. Notizia che ha contribuito a riportare le probabilità di un’inversione della politica monetaria nella riunione di marzo della Fed al 50%. Gli economisti vedono sempre un Jerome Powell guardingo per la forza dell’economia. Normalmente dopo le feste natalizie gli americani hanno poche risorse mentre a gennaio la spesa personale non si è contratta, sintomo della forte liquidità nel sistema. Aggiungiamo che il PIL Usa ha superato nettamente le attese, le scorte di magazzino sono ai minimi e i consumatori riempiono il carrello della spesa. Elementi che potrebbero scoraggiare un repentino taglio del costo del denaro per il timore di spinte inflattive. Ma se l’economia va meglio delle attese allora le imprese fanno affari d’oro e questo rappresenta un catalizzatore per spingere ulteriormente al rialzo gli indici di Wall Street. Gli Usa continuano quindi ad essere una eccezione in un mondo che annaspa (Cina in primis). Possibile quindi che in Europa la Bce allenti la politica monetaria restrittiva prima del previsto e in anticipo rispetto agli Usa. Non dimentichiamo infine l’effetto positivo della Borsa sui patrimoni personali, grazie ai record di Wall Street gli americani si sentono ricchi e spendono.
Il lusso si impenna
LVMH, colosso del lusso controllato dall’uno più ricco del mondo ovvero Bernard Arnault, ha chiuso il 2023 con ricavi pari a €86,2 miliardi, in crescita del 9% rispetto all’esercizio 2022. Tutti i settori di attività hanno registrato una crescita organica dei ricavi. La crescita organica è stata a doppia cifra in Europa, Giappone e nel resto dell’Asia. L’utile da operazioni ricorrenti si è attestato a €22,8 miliardi, in aumento dell’8%, con un margine operativo rimasto al livello del 2022, mentre l’ utile netto di gruppo è salito dell’8% a €15,2 miliardi. La divisione Fashion & Leather goods ha riportato un’ottima performance, in miglioramento del 9% con oltre €42,1 miliardi di ricavi, in particolare grazie alle griffe Louis Vuitton, Christian Dior, Celine, Fendi, Loro Piana, Loewe e Marc Jacobs, che hanno guadagnato quote di mercato in tutto il mondo e raggiunto livelli record di ricavi e profitti. Un contesto positivo anche per Piazza Affari ed in particolare per le società quotate su Euronext Growth Milan attive nell’industria del lusso. Tra queste G.M Leather, società attiva nel settore della lavorazione e della commercializzazione delle pelli per i settori dell’arredamento, pelletteria e calzatura. Nel giugno scorso il gruppo ha annunciato l’avvio della collaborazione con Salvatore Ferragamo per la fornitura di pelli destinate alla produzione di articoli di pelletteria. Inoltre, la società realizza il 90% del fatturato all’estero ed è presente anche nel Far East, soprattutto con la controllata Snam (BIT:SRG), e fornisce prodotto finito e pelli grezze a concerie di Thailandia, Cina e India.