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Gli eventi nei mercati emergenti dominano il flusso di notizie continuo

Pubblicato 13.05.2016, 10:35
Aggiornato 31.08.2022, 18:00

Durante la seduta asiatica è sparita la propensione al rischio, con gli operatori che si sono orientati sui rifugi sicuri.

Tutti gli indici azionari dell’area asiatica hanno chiuso in territorio negativo. Il Nikkei ha fatto registrare le perdite maggiori, calando del -1,34%, mentre lo yen si rafforzava contro le valute G10. Lo yen ha compiuto un rally, sebbene il governatore della BoJ Kuroda abbia ripetuto che la banca centrale non esiterà ad allentare ulteriormente la politica in caso di necessità e che i rischi sono inclinati al ribasso.

I rendimenti dei titoli USA a scadenza breve sono saliti, fornendo all’USD un vantaggio legato al tasso d’interesse.

L’Oro ha trovato forte richiesta, guadagnando 10 dollari e portandosi a 1.274 USD.

Le valute asiatiche si sono indebolite, la quotazione dell’USD/CNY è salita a 6,5219, mentre il won sudcoreano (KRW) ha ceduto terreno, sebbene la banca centrale sudcoreana abbia mantenuto invariata la sua politica all’1,50%.

Consigliamo di non seguire al ribasso il CNY, poiché la quotazione ufficiale diventa sempre più imprevedibile.

Nelle Filippine, dopo le storiche elezioni presidenziali, la banca centrale (Bangko Sentral ng Pilipinas) ha mantenuto invariato il tasso di riferimento al 4,00%, perché la banca rimane fiduciosa nell’attuale fase positiva della crescita e non prevede rischi che potrebbero destabilizzare il mercato in questo nuovo ciclo politico. I dati macroeconomici diffusi in India hanno deluso le attese, ad aprile l’IPC è salito al 5,4% dal 4,83%, a pesare è stata soprattutto l’inflazione dei generi alimentari. A marzo, la produzione industriale indiana è crollata allo 0,1%, rispetto al 2,0% precedente.

Altrove, sempre rimanendo nel comparto dei mercati emergenti, il Senato brasiliano ha votato con 55 voti a favore e 22 contrari per l’avvio delle procedure per la messa in stato d’accusa della presidente Dilma Rousseff. Il real brasiliano (BRL) si è indebolito lievemente sull’onda della notizia, l’USD/BRL ha compiuto un rally dell’1,00%, portandosi a 3,4830. In generale, non sembra che l’attuale calo della propensione al rischio sia dovuto ad altre ragioni se non la volatilità causata dalla serie di avvenimenti delle ultime 24 ore.

La triplicità dei temi affrontati ieri dalla BoE di ieri ha fornito molte informazioni da digerire. Alla fine, le prospettive della BoE sono risultate molto meno accomodanti di quanto previsto dal mercato. Ciò, tuttavia, non si è tradotto in acquisti di GBP, perché gli ultimi dati economici sono stati deboli e incombe l’incertezza politica. Non ci sono stati voti a favore di un ulteriore allentamento della politica monetaria e le previsioni d’inflazione non sono state riviste al ribasso. Carney sembrerebbe un po’ più contrario alla Brexit di quanto ci aspettavamo; ha mantenuto come presupposto centrale la permanenza del Regno Unito nell’UE, senza preoccuparsi di previsioni alternative.

Dal canto suo, il ministro tedesco Schaeuble ha affermato che, se il Regno Unito votasse per uscire dall’UE, non ci sarebbero altri negoziati, e ha aggiunto che per l’Europa esiste un futuro anche senza il Regno Unito. Rimaniamo ribassisti sulla GBP, prevediamo che eventuali sviluppi positivi di breve termine si scontreranno rapidamente con la resistenza.

L’obiettivo di breve termine della coppia GBP/USD rimane la media mobile a 100 giorni, a 1,4355.

Giovedì il presidente della Fed di Boston Rosengren, considerato di solito una colomba, ha affermato che la probabilità di un rialzo del tasso nell’anno in corso è maggiore di quanto previsto dai mercati.

Conveniamo con questa previsione e ci aspettiamo un unico rialzo del tasso a novembre o dicembre. I mercati si concentreranno sulle vendite al dettaglio, per capire come stanno reagendo i consumatori, giacché altri indicatori economici hanno deluso, cercando di cogliere delle implicazioni per il PIL. Il mercato prevede un dato solido, nonostante la debolezza delle trimestrali.

Oggi interverrà il presidente della Fed di San Francisco Williams e l’indice sul sentiment dei consumatori dell’Università del Michigan sarà l’ultimo appuntamento con i dati economici della settimana.

Durante la seduta europea, gli operatori si concentreranno sul PIL dell’UE.

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