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Gran Bretagna, l'ora X si avvicina inesorabile...

Pubblicato 19.02.2017, 15:17
Aggiornato 04.10.2023, 19:20

Gran Bretagna, l'ora X si avvicina... inesorabile

Ebbene si, prima o poi sarebbe dovuto accadere; la Gran Bretagna ,che dall'esito referendario in poi, aveva manifestato una notevole resilienza della crescita economica, che nella seconda parte del 2016 non è risultata quasi per nulla intaccata dall'incertezza della BREXIT (ed in particolare del rischio concreto di abbandonare il Mercato Unico UE che rappresenta lo sbocco di più del 60% delle proprie esportazioni), ad inizio 2017 ha iniziato ad avvertire su larga scala la perdita di competitività.

Il notevole deprezzamento della sterlina, oltre a determinare dinamiche inflazionistiche incontrollabili (ed ingestibili da parte della Banca Centrale d'Inghilterra che letteralmente "non ha la più pallida idea" se convenga alzare o ridurre i tassi d'interesse per stabilizzare la crescita - disarmante!), ha reso tutte le società UK "significativamente più economiche" e pertanto prede dei "cacciatori" americani (come testimoniato in modo lampante dall'approccio ostile di Heinz Kraft su UNILEVER).

Se da un lato, era e a maggior ragione, a un mese e mezzo dall'avvio ufficiale delle procedure di "sganciamento" dall'UE, è, da mettere in preventivo l'avvio di una vera e propria razzìa di società UK (e di posti di lavoro e di crescita ecc..!), anche i fondamentali economici (crescita del prodotto interno lordo, consumi domestici, attività sia manifatturiera sia del settore terziario) iniziano a palesare un sensibile deterioramento.

Proprio mentre sia in USA (vendite al dettaglio in forte accelerazione, inflazione in netta ripresa e attività manifatturiera in costante incremento con l'indicatore Philly FED ai valori massimi degli ultimi 2 anni), sia in Eurozona e in Giappone, i segnali che la crescita economica stia avendo nuovo slancio sono inequivocabili, il futuro della Gran Bretagna appare, quanto mai prima d'ora, nebuloso.

Con maggior dettaglio, ci si attendeva in UK che a Gennaio:
- l'inflazione fosse stabile al 1,8% su base annua; invece è risultata in calo al +1,6%. Segnale preoccupante vista la sterlina (GBP) prossima ai valori minimi del 2017!
- i salari medi fossero cresciuti su base annua del 2,8% mentre la crescita è stata solo del +2,6%.
- le vendite al dettaglio fossero in crescita dello 0,9% rispetto a Dicembre e del 3,4% su base annua; invece sono risultate in flessione dello 0,3% su base mensile ed in crescita del 1,5% su base annua.

L'auspicio è, pertanto, che il Primo Ministro Theresa May, abbandoni una volta per tutte l'arroganza che l'ha sempre contraddistinta e che, anzichè minacciare un Hard Brexit, si sieda ad un tavolo per negoziare accordi commerciali con l'Unione Europea, consapevole che il voto pro-BREXIT sia stato un gravissimo errore e che stia danneggiando irrimediabilmente la ricchezza di tutto il popolo britannico.

Spostando l'attenzione oltre oceano, la forte accelerazione dell'attività economica statunitense nelle prime 6 settimane dell'anno (compatibile con un tasso di crescita del PIL USA pari al 2,4% nel primo trimestre 2017 dopo il +1,9% del quarto trimestre 2016) accompagnata dai sinora brillanti risultati trimestrali delle Big Companies US (in media la crescita dei ricavi nell'ultimo trimestre 2016 è stata pari al +4,6% rispetto ad attese di +3,1% e soprattutto ha interrotto cinque trimestri consecutivi di calo generalizzato dei ricavi), ha spinto i listini azionari a nuovi massimi storici.

Certo, la politica protezionistica di Trump, un'eventuale forte incremento dell'inflazione (che obbligherebbe la FED ad un cospicuo rialzo dei tassi erodendo i margini finanziari delle società domestiche molto indebitate), oltre alla mancanza di chiarezza circa gli stimoli fiscali e di incremento della spesa pubblica della nuova amministrazione, potrebbero causare un effetto boomerang nel breve-medio periodo...ma per ora, sfruttiamo il trend...positivo.

La settimana dal 20 al 25 Febbraio, sarà incentrata sulla divulgazione dei dati preliminari circa l'andamento dell'attività economica nel mese di Febbraio (PMI manifatturieri e dei servizi) in Eurozona ed in Giappone.

Da non trascurare, tuttavia, la divulgazione dei dati relativi all'export ed all'import giapponese nel mese di Gennaio (entrambi previsti in crescita del 4,7% su base annua).

Ma andando in ordine cronologico, i dati da monitorare sono i seguenti:
- lunedi 20/2 : export/import e bilancia commerciale Giapponese
- martedi 21/2 : i PMI manifatturieri e del settore terziario preliminari a Febbraio per Giappone, Eurozona e USA (le attese sono di un consolidamento sui valori espansivi di Gennaio)
- mercoledi 22/2 : indicatore IFO rappresentativo della fiducia nelle prospettive economiche delle imprese tedesche

I MERCATI AZIONARI

Gli indici azionari mondiali, sostenuti ancora una volta da Wall Street e dal confortante prosieguo della Earning Season USA , hanno vissuto un'altra settimana di euforia; da segnalare tuttavia che da inizio 2017 l'indice italiano FTSE MIB sia in calo del 1,20%, e che quello francese e giapponese siano sostanzialmente invariati.

Le motivazioni? L'incertezza geo-politica, che potrebbe accentuarsi con i round elettorali di Marzo in Olanda ed Aprile-Maggio in Francia, e la sempre latente minaccia GREXIT (la Grecia ha e avrà nel prevedibile futuro una mole di debito insostenibile senza una riduzione sostanziale del "capitale dovuto"!) iniziano a pesara sulla fiducia degli investitori , ora maggiormente propensi a "muovere" i capitali verso Paesi più "amici" degli Stati Uniti.

VALUTE E COMMODITIES

Ulteriore lieve ripresa del dollaro americano rispetto alle principali controparti valutarie (+0,30% sull'euro; +0,70% sulla sterlina (GBP); è ripreso, invece, il trend di apprezzamento dello YEN giapponese, ad oggi in crescita del 2,60% sull'euro e del 3,50% sul USD da inizio 2017.

Per quanto attiene le materie prime, è proseguito seppur molto più gradualmente, l'incremento di valore dei metalli preziosi (Oro +7,5% e Argento +12,50% nel 2017); di particolare interesse il motivo alla base di quest'ascesa nonostante i mercati azionari stiano facendo registrare buone performance e, soprattutto, il rinvigorimento delle aspettative inflazionistiche "qua e là in giro per il mondo" ed il conseguente rialzo dei rendimenti obbligazionari, rendano i "preziosi", che notoriamente non offrono rendimento, da un punto di vista prettamente macroeconomico, poco appetibili.
Tuttavia, la scarsa credibilità di cui ormai gode la Federal Reserve americana (che più volte a minacciato frequenti rialzi dei tassi d'interesse mai materializzatisi) e l'incertezza politica in Europa, impongono di non disdegnare i beni rifugio.

IL MERCATO OBBLIGAZIONARIO

Settimana tutto sommato tranquilla quella appena trascorsa sui mercati obbligazionari, nonostante l'incremento inaspettato dell'inflazione americana (+2,6% a Gennaio su base annua) avrebbe potuto ingenerare flussi di vendite sui titoli di stato americani (Treasuries).
Nell'ambito delle obbligazioni societarie, degno di nota è l'incremento improvviso dei rendimenti dei bond UNILEVER (tra +1% e +2%) sulla scia, come sempre accade, della valutazione che un eventuale acquisizione da parte di Heinz Kraft possa incrementare notevolmente la mole di debito (causando riduzione del rating e minore affidabilità).

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