Rassegna giornaliera sul mercato forex, 13 febbraio 2019
Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management
Dopo mesi e mesi di linea abbastanza dura, il Presidente Trump sta abbassando i toni in tema di commercio internazionale ed è quasi giunto alla firma di un accordo sui confini che metterà fine alla crisi sulle finanze del governo. L’accordo non è stato ancora siglato, deve essere approvato dal Congresso entro venerdì e firmato dal presidente entro sabato per evitare un nuovo blocco delle attività del governo. Nonostante Trump non si sia mostrato totalmente soddisfatto dall’accordo che finanzia solo 55 miglia di nuove barriere sul confine meridionale, il presidente non ha rilasciato altre dichiarazioni in merito. Tutti, dai Democratici ai Repubblicane e allo stesso Trump, vogliono evitare un altro shutdown, dunque nonostante la mancanza di una conferma esplicita, tutti i segnali fanno pensare che l’accordo è vicino, perché “uno shutdown sarebbe una cosa terribile”, per usare le parole del Presidente. In un tweet di martedì ha anche minimizzato la riduzione dei fondi per il muro scrivendo che l’accordo destinerà quasi 23 miliardi di dollari alla difesa dei confini. Superata dunque la crisi per le finanze del governo, gli investitori si concentrano sugli scambi commerciali e, a detta di Trump, “le trattative con la Cina stanno andando molto bene”. Il Presidente cinese Xi riceverà Mnuchin e Lighthizer venerdì dopo la visita del Vice Premier Liu He a Washington. La flessibilità di Trump sulla scadenza del 1° marzo è un passo nella direzione giusta e secondo un portavoce dell’USDA i due presidenti potrebbero incontrarsi a marzo. Il report sull’IPC statunitense di oggi non ha influito sull’ascesa del dollaro, nonostante l’IPC sia rimasto fermo per due mesi di fila a gennaio. La crescita su base annua è rallentata all’1,6% dall’1,9%. Per giovedì sono attesi i dati su IPP, vendite al dettaglio e richieste di sussidio e sebbene gli investitori prevedano un rallentamento della crescita, l’aumento degli stipendi e l’aumento della spesa nelle festività potrebbero determinare un report positivo che potrebbe portare il cambio USD/JPY tranquillamente sopra quota 111.
La valuta che ha segnato la performance peggiore mercoledì è stata l’ euro, che ha perso tutti i guadagni di martedì chiudendo la seduta newyorkese ai minimi. Sono parecchi I motivi per cui l’euro in calo, ma i fattori più importanti sono:
- Dati continuamente deboli dalla zona euro
- Ottimismo per l’accordo USA che sostiene il dollaro
- Minore rendimento dei Titoli di Stato tedeschi
- Previsioni deboli per il PIL della zona euro (atteso per giovedì)
- Problemi politici in Spagna
Nonostante la produzione industriale sia scesa più del previsto, il sell-off è stato determinato dall’aumento del dollaro e dai problemi politici in Spagna. Il Parlamento ha respinto la finanziaria del 2019, costringendo il primo ministro a considerare la possibilità di elezioni anticipate. L’ultima volta che si è verificata questa situazione è stato più di vent’anni fa. Il Primo Ministro Sanchez dovrà prendere una decisione sulle eventuali elezioni entro venerdì e se dovesse cadere il governo, potrebbe prendere il controllo una coalizione di destra e questo potrebbe essere un fattore negativo per l’euro. In agenda nella giornata di giovedì ci sono i PIL del 4° trimestre di Germania e zona euro e visto il brusco calo delle vendite al dettaglio e i timori della banca centrale, i rischi sono al ribasso.
Intanto, la sterlina ha invertito la rotta dopo aver toccato il massimo di 1,2960. Non ci ha colti di sopresa il calo dell’inflazione maggiore del previsto per il mese di gennaio ed il calo sotto il 2% per il tasso annuo. La settimana scorsa Theresa May ha chiesto al parlamento altre 2 settimane ed ha confermato l’impegno di lasciare l’UE entro il 29 marzo. Il partito laburista non vuole che la Premier perda tempo e sta spingendo per uno stop del 26 febbraio. La May dovrà presentare un nuovo accordo o dovrà lasciare il controllo al parlamento. Vista la resistenza dell’UE, dei Tory e degli altri partiti, la premier si sta preparando a una sconfitta ed è per questo che crediamo che la sterlina possa scendere anziché salire.
La performance migliore della giornata l’ha registrata il dollaro neozelandese dopo l’annuncio di politica monetaria della Reserve Bank of New Zealand. La RBNZ ha rimandato la possibilità di un aumento dei tassi all’inizio del 2021 ed ha affermato di voler tenere i tassi ai livelli attuali per tutto il 2019 e 2020.
Questo in parte perché la banca centrale vede un aumento della crescita per quest’anno e perché la disoccupazione è vicina ai livelli minimi. Sebbene in mancanza di una crescita maggiore un aumento dei tassi potrebbe essere necessario, il Governatore della RBNZ Orr non ha ritenuto che le possibilità di aumento siano aumentate negli ultimi tre mesi. Il dollaro australiano e quello canadese sono rimasti invariati tra la fiducia dei consumatori che ha supportato il dollaro australiano e l’aumento dei prezzi del petrolio che ha limitato il crollo del loonie.