- L’oro deve uscire dal territorio estremamente oversold per riconquistare i 1.800 dollari
- L’indice del dollaro deve correggere a 104,50 dall’attuale massimo di 20 anni di 110,69
- I Treasury a 10 anni devono scendere al 2,5% dal picco di 3 mesi del 3,36%
Il dollaro va di nuovo alla grande, travolgendo le materie prime, soprattutto l’oro.
Dal greggio al granturco al cacao, il mondo delle materie prime è tutto in rosso questo mercoledì, con l’indice del dollaro, che replica l’andamento del biglietto verde contro l’euro ed altre cinque valute, ad un nuovo massimo di 20 anni.
L’oro non ha fatto eccezione. Anche se il prezzo spot dei lingotti è sceso di appena lo 0,3% rispetto al -1,7% del West Texas Intermediate al momento della scrittura.
Grafico di SKCharting.com con i dati di Investing.com
Ma l’oro è stato il capro espiatorio preferito del dollaro per mesi, sei per la precisione. In questo arco di tempo ha perso circa 370 dollari, o il 18%, dal massimo quasi storico di marzo di 2.078,80 dollari l’oncia. Negli scambi asiatici di questo mercoledì, il prezzo spot oscillava poco sotto i 1.700 dollari.
Dollaro a parte, il rialzo dell’oro è stato scombussolato dall’inizio dell’anno anche dai rendimenti dei bond.
Gli aumenti dei tassi più aggressivi in 40 anni da parte della Federal Reserve per frenare l’inflazione hanno consentito al dollaro e al rendimento dei Treasury USA di schizzare quasi ininterrottamente dall’inizio dell’anno.
Questo mercoledì, il rendimento dei Treasury decennali ha segnato il massimo di tre mesi del 3,36% rispetto alla chiusura di dicembre dell’1,51%, nelle aspettative che la Fed probabilmente approverà il suo terzo aumento da 75 punti base in occasione della riunione del 21 settembre.
I tori dell’oro, ovviamente, hanno idee diverse circa il livello a cui dovrebbero stare i lingotti: il primo obiettivo è portarli sopra 1.750 dollari, e poi a 1.800 ed oltre.
Quindi, a che livello devono essere dollaro e rendimenti perché l’oro arrivi a 1.800 dollari?
La risposta, almeno in base ai grafici, è che il dollaro debba scendere sotto 104,50 e i rendimenti dei bond sotto 2,50, spiega Sunil Kumar Dixit, a capo delle strategie tecniche di SKCharting.com.
E spiega:
“Sei mesi di continui ribassi hanno lasciato il prezzo spot in territorio estremamente oversold, con una lettura stocastica mensile di 3,5/10,9 ed una lettura stocastica settimanale di 7/17”.
“Al ribasso, l’oro probabilmente testerà la media mobile semplice su 200 settimane di 1.673 dollari e la media mobile esponenziale di 1671 dollari che solitamente fa da supporto. Considerate le condizioni stocastiche oversold, una ripresa a breve termine è una probabilità migliore di un forte calo sotto 1.670 dollari”.
Se l’oro dovesse cominciare a riprendersi, i primi livelli di resistenza sarebbero 1.726 e 1.765 dollari, dice Dixit.
“Un consolidamento sopra questa zona potrebbe portare l’oro spot su verso 1.808 dollari, che confermerà il doppio bottom”, aggiunge.
L’indice del dollaro, nella sua stabile ascesa ai massimi di due decenni, probabilmente raggiungerà quota 112, afferma Dixit. Ed aggiunge:
“La lettura stocastica mensile del dollaro di 98,8/92 e la lettura stocastica settimanale di 97,40/95,50 hanno entrambe raggiunto condizioni di overbought e richiedono un calo di correzione”.
“Un trade sotto 108,60 dovrebbe essere il segnale iniziale di stanchezza per il dollaro, seguito da una chiusura settimanale sotto 104,50 per confermare la correzione”.
Per quanto riguarda i rendimenti, i Treasury decennali probabilmente saliranno sopra il 3,5% quando il dollaro raggiungerà 112, spiega Dixit.
“I rendimenti dei bond potrebbero raggiungere la posizione ideale sotto 2,50 ad un certo punto”.
“Quindi, l’oro a 1.800 dollari potrebbe essere all’orizzonte quando l’indice del dollaro si correggerà a 104,50 e i rendimenti decennali scenderanno sotto il 2,50”.
Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Per neutralità, a volte presenta opinioni e variabili di mercato contrarie. Non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.