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I mercati energetici non hanno reagito come previsto alle sanzioni russe

Pubblicato 21.07.2022, 12:59
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  • Il petrolio russo non è stato eliminato dal mercato quando sono state introdotte le sanzioni
  • In realtà, la domanda di petrolio russo è aumentata
  • L’Europa è sempre meno disposta a sacrificare la crescita economica per l’Ucraina
  • Sono passati quasi cinque mesi da quando l’Europa Occidentale ha cominciato ad ostacolare i movimenti delle risorse energetiche russe in risposta alle azioni della Russia in Ucraina. Il 22 febbraio, il Cancelliere tedesco Olaf Scholz ha sospeso la certificazione del gasdotto Nord Stream 2, pronto a cominciare a consegnare gas naturale in Germania.

    Da allora, abbiamo visto una serie di sanzioni che hanno costretto le compagnie occidentali di petrolio e gas ad uscire dai progetti in Russia; controlli delle esportazioni sui prodotti che supporterebbero l’industria russa di petrolio e gas; un divieto statunitense sulle importazioni di petrolio russo, gas naturale e carbone; e l’impegno di Regno Unito ed UE a ridurre gradualmente o vietare le importazioni di petrolio, prodotti petroliferi e carbone consegnati via mare dalla Russia.

    Quindi, queste azioni come hanno influenzato il mercato? E cosa possiamo aspettarci riguardo al petrolio e al gas russo in futuro?

    1. Reindirizzamento dei flussi di petrolio e gas

    Come avevo previsto, il petrolio russo non è stato eliminato dal mercato quando l’Occidente ha cominciato ad evitarlo. Dopo un breve periodo in cui la Russia ha tagliato la produzione, le compagnie petrolifere russe hanno trovato nuovi clienti in India e in Cina. Hanno offerto sconti significativi alle raffinerie intenzionate a pagare, trasportare ed assicurare il petrolio. Con i prezzi del greggio a tre cifre, questi sconti hanno reso sempre più allettante il petrolio russo. La Russia ha aperto un enorme nuovo mercato per il suo petrolio in India ed ha incrementato considerevolmente le sue esportazioni in Cina. Di fatto, la Russia ha spodestato l’Arabia Saudita come primo fornitore della Cina. E intanto le vendite saudite in Cina sono scese. A maggio, la Russia è diventata il secondo maggiore fornitore dell’India, mandando 819.000 bpd alle raffinerie indiane. L’anno scorso erano appena 75.000 bpd. Meno petrolio russo è diretto in Europa e molto di più in Asia.

    Fino a quando i prezzi del petrolio resteranno alti, il petrolio russo probabilmente resterà la scelta di India e Cina. Circolano voci che gli USA potrebbero cercare di imporre sanzioni secondarie sulle società che importano petrolio russo, ma saranno difficili da implementare. Aspettiamoci continui flussi elevati di petrolio dalla Russia verso India e Cina, mentre il petrolio saudita reindirizzato potrebbe finire in Europa.

    2. La produzione e i ricavi russi salgono

    Lo scopo di sanzioni e divieti era ridurre le entrate della Russia dal petrolio. Tuttavia queste sanzioni, molte delle quali entreranno in vigore a dicembre, hanno fatto proprio l’opposto. Con i prezzi del petrolio aumentati, il petrolio russo scontato è diventato allettante per gli altri paesi. Hanno trovato nuovi modi per evitare le sanzioni sulle transazioni bancarie e le assicurazioni marittime, e presto la domanda ha superato l’offerta. Dunque, le compagnie petrolifere russe hanno aumentato la produzione, ad una media di 10,78 milioni di bpd a luglio. Si tratta di un aumento di quasi un milione di bpd rispetto alla produzione di giugno che, secondo Platts, era di 9,75 milioni di bpd. Secondo i funzionari USA, i ricavi russi dal petrolio sono aumentati del 50% dall’inizio del 2022. Resteranno elevati fino a quando ci saranno le sanzioni, a meno che non arrivi una grave recessione globale. Il G7 sta discutendo di un “tetto al prezzo” del petrolio russo, ma non è chiaro come sarà implementato ed è difficile che arrivi prima di dicembre.

    3. Il bisogno dell’Europa dell’energia russa supera la politica

    Nonostante l’intenzione di ridurre i ricavi energetici russi per punire il paese per l’invasione dell’Ucraina, l’Europa ha continuato a comprare prodotti petroliferi e gas russi. A luglio, il 60% delle importazioni europee di gasolio arriva dalla Russia. Tuttavia, l’UE ha deciso a maggio di tagliare il 90% delle importazioni petrolifere dalla Russia entro la fine del 2022. Sta inoltre chiedendo alle nazioni europee di ridurre l’uso di gas naturale del 15% dall’agosto 2022 al marzo 2023. L’idea è di ridurre la dipendenza europea dal gas naturale russo e far scendere le entrate della Russia dal gas naturale. Nel caso di una crisi delle forniture, l’Unione Europea potrebbe rendere questo taglio obbligatorio. Alcune nazioni si stanno già opponendo. La Spagna, ad esempio, che ha altre fonti di gas naturale, non supporta la proposta, perché richiede un sacrificio economico che ritiene sia ingiustificato. I trader non dovrebbero credere che questi tagli, divieti e sanzioni verranno implementati alla lettera, considerato che l’Europa è sempre meno intenzionata a sacrificarsi per l’Ucraina. Aspettiamoci che il desiderio di energia dell’Europa continui a superare le politiche.

    Nota: Non ho alcuna posizione su nessuna delle materie prime menzionate nell’articolo.

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