Come previsto, la marcata ondata di vendite che ieri aveva interessato tutte le classi di investimenti è durata poco.
Dopo aver aperto in terreno negativo, mercoledì le azioni USA hanno ampliato i guadagni, l’S&P 500 ha guadagnato l’1,11%, l’indice Dow Jones Industrial Average è lievitato dell’1,40% e il Nasdaq dell’1,11%.
Le borse europee non hanno fatto eccezione, il DAX tedesco ha chiuso la seduta in rialzo dell’1,56%, il più ampio Euro Stoxx 600 dell’1,46%.
In tutto il mondo, gli investitori hanno iniziato a chiedersi se una presidenza Trump non sia positiva per il mercato azionario statunitense.
Infatti, durante la sua campagna, Donald Trump ha promesso di tagliare le tasse sulle imprese e di aumentare la spesa per le infrastrutture.
Sul mercato dei cambi, l’EUR/USD ha archiviato la giornata in territorio negativo, scendendo a 1,0930 dopo aver toccato quota 1,13 all’apertura dei mercati europei di mercoledì.
Anche gli indici sulla volatilità implicita stanno tornando su livelli “normali”, quello a una settimana è sceso all’8,72% rispetto al 14% di qualche giorno fa. Il mercato è un po’ disorientato, soprattutto perché la vittoria di Trump fa aumentare considerevolmente l’incertezza sull’imminente decisione sul tasso d’interesse della Federal Reserve.
Altrove, gran parte delle valute G10 si è ripresa contro l’USD. L’AUD ha guadagnato lo 0,58%, salendo a 0,7680 USD, la NOK lo 0,72%, con l’USD/NOK in calo a 8,2842.
Giovedì, invece, il dollaro neozelandese è stato colpito duramente dopo la decisione della banca centrale neozelandese (la Reserve Bank of New Zealand), di tagliare l’obiettivo del tasso OCR al minimo storico dell’1,75%.
Il vice-governatore John McDermott ha detto che la banca centrale è preoccupata per le conseguenze del kiwi (NZD) forte sull’economia.
Nello specifico, ha affermato che “[la forza del kiwi] sta frenando settori importanti dell’economia e che mantenendo l’inflazione in termini di scambi a livelli talmente bassi che, crediamo, stanno esercitando pressioni al ribasso sulle aspettative d’inflazione”.
All’avvio della seduta europea l’NZD/USD è sceso a un minimo pari a 0,7236, per poi stabilizzarsi intorno a 0,7270.
Al ribasso, il supporto più vicino giace a 0,7110 (minimo 25 ottobre), al rialzo il massimo di ieri pari a 0,7403 fungerà da resistenza.
Oggi gli operatori monitoreranno l’IPC in Germania; la produzione industriale in Italia; la produzione manifatturiera in Sudafrica; le vendite al dettaglio in Brasile; le riserve auree e valutarie in Russia; le domande iniziali di disoccupazione e la dichiarazione mensile sul budget negli USA.
Oggi terranno dei discorsi anche vari banchieri centrali: Knot, Hansson, Mersch e Constancio della BCE; Bullard e Lacker della Fed; il capo economista Andy Haldane della BoE.