Se per una volta tradisci la fiducia dei tuoi concittadini, non riguadagnerai mai la loro stima e rispetto (A. Lincoln).
Oggi la Fed dovrebbe ridurre i tassi di ulteriori 25 bps e poi forse fermarsi nel meeting del 18 dicembre.
A livello di dati, alle 8:00 è attesa la produzione industriale MoM di settembre dell’Europa (stima -1% contro +2.9% di agosto). Alle 11:00 usciranno le vendite al dettaglio MoM di settembre dell’Europa (stima +0.4% contro +0.2% di agosto). Alle 14:30 sono attese le richieste di sussidi settimanali alla disoccupazione USA (stima 220k contro 216k della scorsa settimana).
Trump ha vinto le elezioni ed è ufficialmente il 47° presidente degli Stati Uniti. Abbiamo cercato di capirne le implicazioni. Riteniamo che la vittoria dei repubblicani sia:
· positiva per le azioni, con il settore dell’energia tradizionale, della difesa, manifatturiero e finanziario in testa;
· negativo per i bond, per un possibile aumento dei rendimenti a causa dell’aumento del debito pubblico dovuto a possibili tagli fiscali e incentivi a settori strategici
· negativo per il commercio internazionale, viste le possibili politiche protezionistiche con gli inevitabili impatti sulle catene di approvvigionamento;
· negativo per la transizione energetica, visto che più volte Trump si è dichiarato negazionista circa il cambiamento climatico,
· positivo (o negativo, dipende dai punti di vista), per l’atteso rafforzamento del dollaro. E’ sempre difficile fare previsioni sulle valute, tanto più all’indomani di elezioni così sentite. Ci sono due forze contrapposte che agiscono sul dollaro. La prima: l’aumento dei rendimenti sui bond tende a rendere appetibili i titoli del Tesoro per gli investitori che chiedono dollari. La seconda: il rafforzamento del dollaro non crediamo sia voluto dalla nuova amministrazione, visto che il rilancio della manifattura (make America great again) dovrà necessariamente passare da un aumento dell’export.
Decisamente maggiori rispetto alle attese gli ordini all’industria della Germania di settembre (+4.2% contro +1.6% attesi e -5.4% di agosto). Così come migliori delle attese sono stati i PMI di ottobre dell’Europa: Servizi, pari a 51.6 punti (51.2 le attese e 51.4 a settembre) e Composito, pari a 50 punti (49.7 atteso e 49.6 a settembre).
È arrivato il momento di allacciare le cinture di sicurezza. Raramente i mercati americani hanno dovuto digerire così tanti input in arrivo tutti insieme. Tra questi: dati macroeconomici critici (numeri sulle buste paga), input micro (utili del terzo trimestre), elezioni presidenziali storicamente serrate e la riunione del FOMC della Fed di oggi. Aggiungiamo le tensioni in Medio Oriente, un terremoto politico inaspettato in Giappone e l'economia in difficoltà della Cina, e non c'è da stupirsi che gli investitori siano tesi.
Sì, crediamo che sia tempo che gli investitori allaccino saldamente le cinture di sicurezza. Ci sono turbolenze in arrivo, come descriviamo brevemente di seguito. Cominciamo intanto con il dire che continuiamo a credere che una volta che il rumore delle elezioni sarà svanito, i fondamentali del mercato (crescita del PIL nominale, slancio degli utili, guadagni di produttività indotti dall'intelligenza artificiale) si riaffermeranno e manterranno i mercati in rialzo nel lungo termine.
In mezzo infatti alla retorica accesa delle elezioni e alle promesse della campagna elettorale, vale la pena ricordare la perla politica del governatore di New York Mario Cuomo: "Fai campagna in poesia, governi in prosa", ovvero parla in modo eloquente e promettente durante la campagna elettorale, pur riconoscendo che, se eletto, governare è estenuante, di natura incrementale e intriso di compromessi. Questo è un altro modo di dire che molte delle proposte politiche dei candidati hanno poche possibilità di diventare legge.
Tanto per fare degli esempi, la maggior parte delle modifiche al codice fiscale degli Stati Uniti richiederebbe una legislazione e il consenso del Congresso. L'autorità esecutiva, nel frattempo, concede al presidente il potere di ripristinare le politiche sull'applicazione delle leggi sull'immigrazione, le tariffe e la sicurezza nazionale, ma anche queste politiche controverse non passeranno inosservate. E intanto queste elezioni presidenziali hanno già innescato più di 150 cause elettorali in tutto il paese.
Mentre la maggior parte degli elettori statunitensi ritiene che l'economia statunitense stia andando nella direzione sbagliata, la realtà è che l'economia americana è l'invidia del mondo. Dall'inizio del 2020, la crescita reale dell'America è stata del 10%, tre volte la media del resto dei paesi del G7. A lungo termine, l'economia statunitense è stata in recessione solo due mesi dal 2009. Senza ancora una recessione in vista, e confermando questa forza di fondo, l'economia statunitense si è espansa a un ritmo robusto del 2,8% annualizzato nel terzo trimestre, alimentata da un consumo personale accelerato.
In effetti, la narrazione del mercato si è spostata dallo scenario di atterraggio "duro" o "morbido" a quello di "nessun atterraggio". Questa è una buona notizia per le azioni, ma potenziali problemi per le obbligazioni, poiché una crescita reale più solida del previsto implica il rischio di aspettative di inflazione superiori alle attese e, per estensione, tassi di interesse a lungo termine più elevati.
A contribuire al sostegno dei tassi a lungo termine sono anche le crescenti preoccupazioni per il debito degli Stati Uniti e il fatto che il futuro presidente non sembra preoccuparsi del deterioramento della posizione fiscale. Deterioramento che vede il deficit di bilancio a quota 1,8 trilioni di dollari nell'anno fiscale 2024, ovvero il 6,7% del PIL. Nel frattempo, sul lato dell'offerta del debito pubblico, il Tesoro ha annunciato la scorsa settimana le sue stime di prestiti negoziabili per il quarto trimestre (545 miliardi di $) e il primo trimestre del 2025 (823 miliardi di $), cifre considerevoli persino per un'economia statunitense da 30 trilioni di $. Detto questo, il debito pubblico lordo/PIL rimane intorno a un livello gestibile del 100%. Gli investitori non dovrebbero dimenticare o sottovalutare ciò che sostiene le finanze statunitensi: l'economia più resiliente e dinamica del mondo, sostenuta dalla valuta di riserva mondiale (il dollaro statunitense).
Parlando di dinamicità e resilienza, sì, gli utili aziendali dell'S&P 500 sono stati eccessivamente dipendenti e sostenuti dalle Magnifiche 7 azioni. Secondo le stime di FactSet, solo queste sette società dovrebbero rappresentare oltre il 60% della crescita degli utili nell'S&P 500 quest'anno. Escludendo queste, la recessione degli utili dell'S&P 500 si è conclusa solo nel secondo trimestre di quest'anno, non nel terzo trimestre del 2023, tale è il potere di guadagno di questi giganti aziendali.
Sulla scia di una solida crescita economica e di una Fed accomodante, si prevede che gli utili dell’S&P “493” registreranno una crescita degli utili del 13% il prossimo anno, dando all'indice maggiore ampiezza e profondità e maggiori possibilità di rialzo nel 2025. A questa prospettiva si aggiunge la tendenza stagionale a chiudere l'anno, ovvero il ritorno di un sano schema di stagionalità con la capacità di accentuare la direzione del mercato.
E così, nonostante le incertezze a breve termine, ci sono buone ragioni per rimanere costruttivi. Le incertezze non oscurano il fatto che l'economia ha registrato cifre di crescita robuste, sostenute da un consumatore resiliente che si prepara per le vacanze, nonché da fondamentali di utili impressionanti.