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Il boom del fotovoltaico in California affossa i conti di Sunrun

Pubblicato 05.05.2023, 14:10
La domanda di pannelli solari da parte dei privati è salita dell’80% nel primo trimestre, obbligando la società leader del settore a investire per l’acquisto dei componenti. Risultato in profondo rosso. Ma gli analisti confermano i Buy e prevedono il raddoppio della quotazione.

Nel primo trimestre ricavi in crescita del 19%

Un’azienda che seduce tutti gli analisti con un modello di business originale, peccato che non guadagna e non si sa quando comincerà a farlo. E’ questa la fotografia di Sunrun, azienda californiana, leader in America nella realizzazione e gestione di pannelli fotovoltaici per abitazioni. I risultati del primo trimestre, diffusi mercoledì 4 maggio, hanno fornito un’altra dimostrazione di quanto sia difficile fare previsioni corrette su un business che registra una forte e continua domanda, ma che è troppo legato al variare delle scelte di politica energetica degli amministratori pubblici.
Sunrun ha chiuso il primo trimestre con ricavi pari a 590 milioni di dollari, in crescita del 19% sullo stesso periodo dell’anno scorso, e nettamente superiori alle attese degli analisti che si aspettavano in media 518 milioni. Il problema è che anche la perdita del periodo è nettamente superiore alle stime, con un rosso di 240 milioni rispetto a una previsione media di -39 milioni. Nel primo trimestre 2022 la perdita era stata di 88 milioni.

Il cambio della legislazione in California

La Ceo della società, Mary Powell, ha spiegato che questi squilibri sono dovuti all’eccezionalità dei primi tre mesi del 2023, che hanno costretto Sunrun ad affrontare una forte crescita delle spese di marketing e di installazione di nuovi pannelli a fronte  di un boom della domanda, salita del 30% negli Usa e in California addirittura dell’80%. E’ successo che in California dal 15 aprile sono stati ridotti gli incentivi di Stato all’utilizzo dei pannelli fotovoltaici, con un taglio della remunerazione ai privati che vendono alla rete l’energia da loro prodotta. Con una particolarità: le vecchie tariffe più convenienti resteranno valide per chi ha pannelli installati da prima dell’entrata in vigore della riforma.

Il particolare modello di business di Sunrun


Come è logico, i californiani che già stavano pensando di dotarsi di pannelli fotovoltaici hanno accelerato i tempi e sono corsi a ordinare l’impianto, mettendo in crisi il budget di Sunrun che si basa su un particolare modello di business in cui i pannelli non sono venduti ai clienti, ma vengono offerti gratuitamente all’interno di un contratto in cui l’azienda si impegna all’installazione, alla gestione e alla manutenzione dell’impianto per un periodo di 20 anni e in cambio vende al proprietario della casa l’energia prodotta sul suo tetto. Quindi quello di Sunrun è un modello di business di lunga durata, ma nel breve termine, siccome l’azienda paga l’installazione dei pannelli in anticipo, i costi possono superare le entrate.

Il titolo è sceso al livello più basso dal 2020


Questa spiegazione fornita dalla Ceo Mary Powell non ha impedito al titolo di piombare in ribasso del 15% giovedì 5 maggio a 16,91 dollari. E’ la quotazione più bassa da giugno 2020. Sunrun ha segnato un massimo storico a 76 dollari nel gennaio 2021. Dall’inizio dell’anno le quotazioni sono scese del 32%.
Va segnalato che mentre la reazione immediata del mercato è negativa, gli analisti continuano a sostenere Sunrun. Il broker Oppenheimer dopo i risultati ha ribadito la sua raccomandazione positiva Outperform (farà meglio della media del settore) con target price a 46 dollari. Su 26 analisti che seguono il titolo, 19 raccomandano di comprare le azioni e sette consigliano comunque di tenerlo in portafoglio (Hold). Nessuno dice di vendere. La media dei target price è 37 dollari, il che indica un potenziale di rialzo in 12 mesi del 123%.
Queste raccomandazioni e questi target price si basano su stime di modesta crescita del fatturato, che secondo il consensus degli analisti passerà dai 2,3 miliardi di dollari del 2022 ai 2,6 miliardi del 2024 (+13% in due anni), mentre la redditività dovrebbe gradualmente migliorare, con l’Ebitda che dovrebbe finalmente diventare positivo nel 2024. Di utile vero e proprio, invece, non se ne parla prima del 2025.

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