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Il (difficile) ruolo delle previsioni: perché qualcuno ancora ci crede

Pubblicato 19.06.2024, 11:19
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Gennaio 2024. Come ogni anno, tutti gli anni, le grandi banche d’affari, rispettate ed autorevoli, pubblicano le proprie previsioni, in merito al valore dell’indice S&P 500 a fine anno.

Queste quelle del 2024 (vedi immagine sotto)

Fonte: X.com

E come ogni anno, queste previsioni sono sbagliate.

Ma non solo quest’anno, bensì sempre. Chi sbaglia di più, chi di meno, ma solitamente i margini di errore vanno da un 10 ad un 25%, almeno stando agli ultimi 3 anni.

E sbagliano praticamente tutti.

Poi succede una cosa divertente, perché fingere di essere in grado di saper prevedere il mercato rende, e fa guadagnare, magari vendendo più fondi o gestioni miracolose.

Ecco quindi, che l’esercizio diventa, dopo aver mancato totalmente le previsioni ad inizio anno, a seconda di come si muove il mercato, aggiustare il tiro.

Questo, per poter in qualche modo sminuire l’errore commesso, o spesso in alcuni casi dimostrare (in modo molto furbesco) che quella determinata società ha avuto ragione (siamo tutti bravi così).

Ecco infatti le nuove stime per il 2024 (quindi 6 mesi dopo a metà anno) aggiornate (ovviamente al rialzo dopo che l’indice ha fatto oltre il 15% YTD).

Fonte:Yahoo

La domanda sorge spontanea: perché, nonostante prove evidenti che nessuno sia in grado di prevedere il mercato, esistono ancora investitori che muovono i soldi di una vita intera, della propria famiglia, dietro a queste illusioni?

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La risposta la ritroviamo sempre nei soliti fenomeni comportamentali, ma volendo essere ancora più semplici, basterebbe dire pigrizia, e mancanza di competenze.

Pigrizia, perché invece di fare la ricerche adeguate e ragionare con la mia testa, è più facile fare quello che dice un altro, così poi siamo in pace con noi stessi perché possiamo sempre dire che non era colpa nostra.

Mancanza di competenza, perché investendo a caso (perché ne parlano tutti) su NVIDIA Corporation (NASDAQ:NVDA) nell’ultima settimana magari abbiamo guadagnato il 10 o 20%, e quindi siamo bravi, leggiamo i report di queste società per poi raccontare qualche dettaglio (di cui spesso non capiamo nulla) alla Cena di Natale per impressionare i parenti.

Tutto questo ci allontana dall’aspetto chiave dell’investimento, che dovrebbe essere noioso, e di lungo termine.

A nessuno interessa fare un PAC sull’indice S&P 500 per 30 anni, dimenticarselo lì, e pensare ad altro.

Eh no, poi alla cena cosa racconti ai parenti? Meglio diventare matti e perdere il sonno ogni anno ad indovinare cosa ha detto la banca X o la banca Y, perché pensano che il mercato scenderà o salirà.

Inflazione, tassi, guerre, pandemie, banche centrali, grafici, indicatori economici, tutto mischiato nel calderone.

Adesso sono le Magnifiche 7, domani chi lo sa (vi consiglio a proposito di rivedere il caso delle Nifty Fifty e del Bear Market 73-74, non perché si debba ripetere, ma perché conoscere le cose ci aiuta rispetto a quanto detto sopra).

Mi spiace fare sempre la parte del buon padre di famiglia noioso, ma questa è la differenza tra chi, fra 10 anni o 20 anni, potrà ancora parlare di mercati alla Cena di Natale, e chi invece dovrà necessariamente trovare un altro argomento (vi suggerisco il Superenalotto che fa sempre colpo).

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