Market Brief Petrolio GreggioIeri, durante la seduta americana, il greggio ha fatto registrare il nuovo minimo da 6 anni e mezzo sull’onda della decisione dell’OPEC. Il petrolio WTI (West Texas Intermediate) ha toccato i 37,50 USD al barile e il Petrolio Brent è sceso a 40,60 USD, si tratta per entrambi del livello minimo dal febbraio del 2009.
Nel 2015 il greggio ha perso quasi il 30%, dopo aver ceduto quasi il 50% nel 2014.
In Asia l’atmosfera è cupa, perché pesa il tracollo del greggio.
Gli indici giapponesi sono calati dell’1% circa, nonostante il PIL superiore alle attese, mentre a Hong Kong l’Hang Seng ha ceduto l’1,64%, scendendo a 21.839 punti.
I titoli della Cina continentale hanno subito il colpo più duro fra le piazze asiatiche, gli indici compositi di Shanghai e Shenzhen hanno ceduto rispettivamente l’1,89% e l’1,78%. A Taiwan, il Taiex è sceso dell’1,31%, mentre a Singapore la FTSE Singapore ha ceduto lo 0,94%. Stanotte il PIL giapponese ha superato le previsioni, attestandosi allo 0,3% t/t (dato destagionalizzato) a fronte dello 0,0% delle previsioni medie e del -0,2% del rilevamento precedente.
La situazione, però, non è così rosea, il deflatore del PIL ha deluso le attese, scendendo all’1,8% a/a rispetto al 2% previsto e al rilevamento precedente, a dimostrazione della lotta con l’inflazione del Giappone.
Lo yen è salito marginalmente contro l’USD, la coppia USD/JPY è tornata brevemente a 123,05. Nell’ultimo mese, la coppia si è mossa lateralmente fra 122,24 e 123,76.
In Cina, le esportazioni si sono contratte per il quinto mese consecutivo, risultando inferiori alle attese, in calo del 3,7% a/a a fronte del -2,9% previsto (in yuan). Le importazioni, invece, sono calate meno del previsto, attestandosi a -5,6% a/a contro il -11,3% delle previsioni medie, allentando parzialmente le apprensioni sulla forza della domanda interna.
Nel complesso, i dati mostrano che il motore principale della crescita cinese sta rallentando e ciò esercita una pressione al ribasso sul renminbi.
La banca centrale cinese (PBoC) ha fissato il tasso medio dell’USD/CNY a 6,4078, livello massimo da agosto.
In Australia, a novembre la fiducia delle imprese è migliorata marginalmente, salendo a 5 punti rispetto ai 3 punti del rilevamento precedente, rivisto al rialzo, del mese precedente. Sempre nello stesso mese, le condizioni delle imprese sono rimaste stabili, pari a 10 punti. L’AUD/USD è scivolato ulteriormente durante la seduta asiatica, cedendo nella notte lo 0,50% dopo un calo dello 0,95% durante la seduta europea dovuto alle vendite di materie prime.
Oltre al crollo dei prezzi del greggio, a inizio dicembre il minerale di ferro è sceso ai minimi storici, per poi riprendersi leggermente. Il dollaro australiano sta riprendendo fiato intorno a 0,7230 ma si osserva una forte inclinazione al ribasso. Il prossimo supporto degno di nota giace a 0,7159 (minimo 23 novembre), mentre, al rialzo, si osserva una resistenza a 0,7385 (massimo 4 dicembre).
Oggi gli operatori monitoreranno l’indice Halifax sui prezzi delle abitazioni, la produzione industriale e manifatturiera nel Regno Unito; la produzione industriale in Turchia; la bilancia delle partite correnti e la produzione manifatturiera in Sudafrica; l’indice NFIB sull’ottimismo delle piccole imprese e il dato JOLTS sulle offerte di lavoro negli USA; i nuovi cantieri residenziali e i permessi di costruzione in Canada; le stime preliminari sul PIL nell’Eurozona.
Arnaud Masset, Market Strategist,
Swissquote Europe Ltd