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Il minuscolo taglio OPEC+ renderà vulnerabile il petrolio; oro in salita 

Pubblicato 06.09.2022, 16:54
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Un insignificante taglio alla produzione da parte dell’OPEC+ potrebbe rendere vulnerabili i tori del petrolio anche questa settimana, tra la fine della stagione di guida estiva negli USA e il dollaro ai massimi di 20 anni. Crude Oil Daily

I tori dell’oro probabilmente cercheranno supporto a 1.730 dollari l’oncia, con il metallo giallo in ripresa tecnica dal territorio dei 1.600 dollari toccato la scorsa settimana.
Gold Daily

Il greggio è schizzato di ben il 3% in reazione all’annuncio dell’OPEC+ ieri di un taglio della produzione da 100.000 barili al giorno ad ottobre. La mossa è avvenuta negli scambi ridotti per festa del Labor Day, con il rialzo del mercato guidato più dallo slancio che dalla logica.

Appena 24 ore dopo, i prezzi del greggio si sono staccati dai massimi quando i trader si sono resi conto che l’OPEC+ non ha fatto che annullare quell’aumento della produzione da 100.000 barili al giorno che aveva annunciato il mese prima.

L’OPEC+ è formato dai 13 membri originali dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio, guidata dall’Arabia Saudita, e da altri 10 produttori petroliferi capeggiati dalla Russia.

Negli scambi asiatici di questo martedì, gli analisti hanno iniziato a definire “simbolico” il taglio della produzione, essendo diventato chiaro che era stato costretto da alcuni elementi all’interno dell’OPEC+, dopo gli indizi di due settimane fa dati dai sauditi che una riduzione fosse probabilmente necessaria per ripristinare un rialzo su un mercato che ha perso il 32% dai massimi di marzo.

A New York il West Texas Intermediate, il riferimento del greggio USA, oscilla ad 89,09 dollari al barile alle 10:05 CEST, rispetto al massimo di ieri di 90,37 dollari. Il WTI è crollato del 6,7% la scorsa settimana.

Il Brent, il riferimento globale scambiato a Londra, si attesta a 95,55 dollari, rispetto al picco della seduta precedente di 96,99 dollari. Il Brent ha perso il 6,4% la scorsa settimana.

Warren Patterson, a capo delle strategie sulle materie prime di ING, afferma, a proposito del taglio della produzione OPEC+:

“Sebbene si parli di un taglio da 100 mbbls/d, in realtà sarà molto minore … La maggior parte dei produttori non è riuscita a rispettare gli obiettivi e sta producendo decisamente sotto la quota”.

Noah Barrett, analista degli energetici di Janus Henderson Investors, è invece a “favore” dell’azione dell’OPEC+:

Il taglio “indica che l’OPEC+ sta seguendo da vicino la domanda e sta cercando di gestire le scorte per non far cadere troppo i prezzi del petrolio”.

La realtà è che, con la fine della stagione di picco dei viaggi in auto negli USA, i numeri sul consumo di greggio e di carburante potrebbero andare in stallo malgrado la robusta domanda ai massimi pre-pandemia che vediamo ora. 

La nascente recessione USA e il potenziale di un maggiore rallentamento in Europa, nonché i lockdown in Cina, dovrebbero inoltre pesare sulla domanda di petrolio.

I trader del petrolio seguono anche ogni remota possibilità che possa tornare in vigore l’accordo sul nucleare iraniano, sbloccando le sanzioni statunitensi e consentendo a milioni di barili di petrolio iraniano di essere esportati legalmente sul mercato globale.

Oltre a tutto questo, c’è anche l’accordo di venerdì dei ministri delle finanze del G7 di limitare il prezzo del petrolio venduto dalla Russia.

I prezzi dell’oro sono in ripresa dal minimo di sei settimane questo martedì, il peggioramento della crisi energetica in Europa fa salire la domanda di asset rifugio, mentre il rame prosegue il suo rialzo nelle aspettative di ulteriori misure di stimolo in Cina.

La domanda dei tradizionali beni rifugio è aumentata dopo che la Russia ha chiuso un importante gasdotto verso l’Europa, mettendo il continente a rischio di una grave crisi energetica. Ma i massimi di 20 anni del dollaro potrebbero pesare sull’oro.

Il contratto di riferimento dei future dell’oro sul COMEX a New York, quello di dicembre, si attesta a 1.726 dollari l’oncia, in salita di 3,40 dollari, o dello 0,2%. L’oro di dicembre è sceso dell’1,6% la scorsa settimana, dopo i cali consecutivi dello 0,7% e del 2,9% delle ultime due settimane. I future dell’oro sono anche scesi per sei mesi di fila dopo l’ultima chiusura positiva di 1.954 dollari a gennaio, perdendo quasi il 12% da allora.

Il prezzo spot dei lingotti sale di 4,86 dollari, o dello 0,3%, a 1.715,48 dollari.

Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Per neutralità, a volte presenta opinioni e variabili di mercato contrarie. Non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.

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