“Ci siamo quasi”, titolava il settimanale americano Barrons’ nell’ultimo numero. Il riferimento è al massimo storico del Dow Jones di ottobre 2007, a portata di mano: al ritmo tenuto da giugno in avanti, i mitici 14165 punti saranno raggiunti prima della fine dell’anno.
È evidente che una strategia ribassista si è rivelata completamente sbagliata in questi tre anni e mezzo.
È il mercato a denunciarlo: l’aver prestato ascolto al “rumore” proveniente dall’esterno ha portato ad enfatizzare gli elementi negativi, indiscutibili ma sotto gli occhi di tutti e scontati da tempo; trascurando invece gli elementi positivi, rimasti ai più ben celati, e andati crescendo nel tempo.
Il 2012 si sta avviando ad un bilancio a doppia cifra percentuale per tutti gli indici mondiali; incluso il nostro MIB, al momento includendo i dividendi erogati in primavera.
Quando ai primi di giugno il mercato azionario è ripartito, rispettando la previsione dell’Outlook di gennaio di un “minimo annuale fra la fine di maggio e la prima metà di giugno” il sentiment degli investitori era comprensibilmente depresso; meno comprensibile è la persistenza dello scetticismo da parte dei piccoli investitori, stando alla denuncia dell’ABI – certo, organizzazione di parte... – che ieri rilevava il boom di preferenze per depositi e obbligazioni bancarie e il disimpegno dagli investimenti in capitale di rischio.
Il muro di paura è ancora molto ripido. E, francamente, ciò non dispiace.