Nelle scorse analisi ho parlato di un possibile ritorno degli energetici, e di recente la tendenza del petrolio è cambiata, ha appena raggiunto la chiusura mensile più alta dallo scorso ottobre. La precedente "resistenza" dei $74 (del 2018) si è trasformata di recente in supporto rialzista.
La "vera" tendenza non è nemmeno iniziata, i titoli energetici non hanno dato ancora la loro "spinta"
Come da grafico, hanno appena "rotto" la soglia psicologica dei massimi del 2008, usando come supporto i massimi del 2011.
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Esaminando le scorte di greggio US ed altri prodotti petroliferi, che sono la parte più "visibile" del mercato globale perché vengono riportate settimanalmente, si sono ridotte di 34 milioni di barili dalla metà di luglio e scendendo più nel dettaglio sono diminuite in 5 delle ultime 6 settimane. E la riduzione delle scorte USA viene interpretata come un segnale che il mercato globale stesso è in deficit, causando un aumento dei prezzi spot e degli spread. Il 25 agosto le scorte commerciali di greggio erano appena sopra il milione di barili (inferiore di meno -1 milione di barili rispetto al 30 giugno) e di conseguenza, i prezzi dei futures del greggio USA (con scadenza mensile) sono aumentati e lo spread tra i futures del greggio a tre mesi ha raggiunto il "backwardation", cioè il prezzo del contratto future è inferiore al prezzo spot dell'attività (1,14 dollari al barile), rispetto a giugno.
Inoltre il Dipartimento USA ha rilasciato intorno ai 26 milioni di barili di greggio dalla Strategic Petroleum Reserve nei primi 6 mesi del 2023 e dall’inizio del 2022 circa 247 milioni di barili. Ciò ha contribuito ad esercitare pressioni al ribasso sia sui prezzi spot che sugli spread, ma dopo, lo stesso dipartimento ha cominciato a compensare la carenza di petrolio e la pressione al rialzo sui prezzi a causa dell’invasione russa in Ucraina. Di conseguenza il ritorno all’accumulazione ha ridotto nuovamente la disponibilità di greggio nel mercato globale aumentando al rialzo i prezzi del petrolio.
Il tutto ha coinciso con altri tagli alla produzione da parte dell’Arabia Saudita e della Russia per un totale di circa 75 milioni di barili tra luglio e agosto. Secondo Bloomberg, le esportazioni totali dall’Arabia Saudita sono state di circa 5,6 milioni di barili al giorno ad agosto (livello più basso osservato da marzo 2021)
l’Arabia Saudita sta "silenziosamente" abbassando l’offerta globale per riportare i prezzi del petrolio in auge (a tre cifre). Per settembre, vorrebbe imporre forti aumenti di prezzo all’Europa, aumentando anche il costo delle forniture per l'Asia. Mentre non è da sottovalutare l'accordo tra la Russia e il resto dei membri dell’OPEC+, vedrebbe una riduzione delle esportazioni di petrolio di 500 mila barili al giorno.
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Intanto Exxon Mobil (NYSE:XOM) e Chevron hanno "cambiato" la loro tendenza al rialzo
La forza nel settore energetico è presente, i due titoli hanno rotto i massimi degli anni precedenti che rappresentavano un resistenza psicologica importante. Di conseguenza se i prezzi del petrolio dovessero aumentare, vedremo registrare nuovi massimi storici. I target medi degli analisti indicano un lieve ribasso, suggerendo che questi titoli attualmente siano valutati correttamente. Per quanto riguarda il Fair Value di InvestingPro, il quadro risulta molto più positivo: entrambi i titoli hanno un potenziale rialzo del 10% dai livelli attuali. Per quanto riguarda la salute finanziaria di InvestingPro, mediamente le aziende hanno un punteggio di 4 su 5 sottolineando la loro posizione economica positiva per quanto riguarda i margini di profitto, la qualità di utili e dei dividendi elevata, la maggiore liquidità rispetto ai debiti in bilancio e il flusso di cassa libero che supera l'utile netto.
Inoltre, secondo il WSJ, Saudi Aramco (TADAWUL:2222) (la più grande compagnia petrolifera del mondo) sta valutando la vendita 50 miliardi di dollari in azioni (per la fine dell'anno), Questa non è la prima volta che il colosso pianifica questo tipo di strategia in borsa, per poi ridimensionare la sua offerta rispetto ai piani precedenti. Infatti Mohammed bin Salman ha messo in gioco l'azienda con l'enorme IPO di Aramco anni fa ma la poca trasparenza sulla produzione, le esportazioni e le riserve hanno "impedito" la quotazione al NYSE, scegliendo il Tadwul nel 2019.
Forse oggi spera in una vendita di azioni con le proiezioni del prezzo del greggio riviste molto più in alto?
Attenzione ai prossimi mesi ed alle decisioni che l'Arabia Saudita prenderà riguardo al BRICS ed al "peso" geopolitico che rappresenterà questa scelta per l'occidente (leggi la mia analisi al riguardo)
Alla prossima!
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"Quest'articolo è stato scritto a titolo esclusivamente informativo; non costituisce sollecitazione, offerta, consigli, consulenza o raccomandazione all'investimento in quanto tale non vuole incentivare in nessun modo l'acquisto di assets. Ricordo che qualsiasi tipo di asset, viene valutato da più punti di vista ed è altamente rischioso e pertanto, ogni decisione di investimento e il relativo rischio rimangono a carico dell'investitore".