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Il ritorno della volatilità

Pubblicato 08.04.2024, 08:53
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

"Nella vita, a differenza degli scacchi, il gioco continua dopo lo scacco matto" (Isaac Asimov)

Il ritorno della volatilità. In una settimana l’indice della paura, ovvero il Vix sull’S&P 500, ha fatto un balzo di oltre il 23%, il maggiore rialzo in 5 sedute dal settembre del 2023. Il secondo trimestre del 2024 si è quindi aperto all’insegna delle tensioni dopo 5 mesi di rally. Gli indici hanno fatto un primo passo indietro dai massimi storici con l’oro che si è posizionato sui top storici. In salita anche il petrolio, sempre più vicino alla soglia di $90, sulle attese di una escalation militare in Medio Oriente. Ma, a innescare le preoccupazioni sono l’inflazione, che in Usa rimane elevata, e il mercato del lavoro particolarmente tonico con la disoccupazione ai minimi storici. Solo i salari orari crescono meno dell’inflazione. Elementi che allontanano la possibilità di un intervento della Fed almeno sino a ottobre, e c’è chi mette in dubbio un taglio dei tassi di interesse nel corso del 2024. Oggi è difficile pensare che, diversamente da quello che ha dichiarato Jerome Powel, entro fine anno ci saranno 3 tagli del costo del denaro. L’S&P 500 ha chiuso la peggiore settimana da ottobre scorso, e potremmo essere solo all’inizio. Se il mercato dovesse iniziare a scontare “zero” interventi della Fed i listini statunitensi potrebbero correggere oltre il 10% dai livelli attuali. Movimento che si propagherebbe nel resto del mondo, con l’Europa più fragile considerato che la Bce difficilmente si discosterà dalla politica della Fed nonostante l’Eurozona sia in stagnazione da almeno 1 anno. In questo contesto torneranno ad essere protagonisti i bond con le scadenze brevi e i beni rifugio. L’attenzione è ora rivolta al dato sull’indice dei prezzi al consumo a marzo in Usa in uscita mercoledì alle: 14:30.

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Meta senza filtri fa arrabbiare Trump


Nuovo record in Borsa per Meta che in vista delle prossime elezioni presidenziali in Usa adotta una nuova politica di gestione dei contenuti generati dall’intelligenza artificiale. In particolare sulle immagini, i video e gli audio creati con l’AI verrà messa un’etichetta per renderli riconoscibili, evitando quindi che siano considerati reali e possano dare origine a fenomeni speculativi. Il gruppo punta quindi ad un atteggiamento trasparente e “aperto” nei confronti della libertà di espressione veicolata attraverso i propri canali social. Una svolta rispetto al passato, quando aveva preferito rimuovere testi, immagini e audio giudicati non appropriati e venendo accusata di assumere una posizione rispetto alle idee altrui. Forse anche questo ha spinto Trump Media & Technology Group, il social network di Donal Trump che promette di non filtrare mai le opinioni, al ribasso in Borsa: -35% in una settimana, tornando sui prezzi di fine marzo, ovvero quando la società è approdata a Wall Street. Non ha giovato neanche il fatto che il candidato presidente abbia portato in causa due dei co-fondatori della società, Wesley Moss e Andrew Litinsky. Per entrambi l’accusa è di cattiva gestione. I due manager erano responsabili della creazione della struttura di governance di Trump Media, della preparazione del lancio del social network Truth Social e della ricerca di una Spac per quotare l’azienda. Trump Media ha chiuso il bilancio con una perdita di quasi $60 milioni, a fronte di una valutazione che è arrivata a toccare $10miliardi.


Cacao maravigliao


Il cambiamento climatico e la robusta domanda in Nord America, stanno facendo lievitare i prezzi del cacao e del caffè. A distanza di pochi giorni dalle feste pasquali quando i consumi di cioccolata si impennano, è diventato mainstream il movimento dei prezzi del cacao saliti di oltre il 120% in un anno, sui massimi storici a $10mila a tonnellata. A comprare a mani basse sono le società che macinano il cacao (noti anche come grinders) disposti a pagare prezzi elevatissimi per assicurarsi la fornitura, in un contesto che vede i produttori dell’Africa occidentale ad un passo dall’impossibilità di onorare i contratti stipulati in precedenza. In particolare pesa la minore produzione di cacao in Costa d'Avorio, il più grande produttore mondiale, secondo le società di ricerca del settore la produzione di cacao della Costa d'Avorio per il 2023/24, che terminerà a settembre, scenderà del 21,5% su base annua al minimo degli ultimi 8 anni. Le condizioni di crescita sfavorevoli e le malattie dei raccolti nelle aziende agricole dei Paesi produttori stanno alimentato un rialzo dei prezzi anche di altri materie agricole. È infatti in forte espansione anche il prezzo del caffè, che ha fatto segnare un nuovo record avvicinando la soglia dei $2 a libbra. Livello che per Citibank sarà addirittura superato, mentre il cacao dovrebbe ritracciare. Un insieme di dati che alimenta le preoccupazioni circa una nuova fiammata dell’inflazione in Nord America, grande consumatore di entrambe i prodotti.

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