La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata l’8 luglio 2021
L’OPEC+ ha sorpreso i mercati del greggio la scorsa settimana, quando non è riuscita a raggiungere un accordo per aumentare la produzione petrolifera in occasione del vertice mensile. Il mercato si aspettava che il gruppo concordasse sulla proposta di alzare la produzione di 400.000 barili al giorno ad agosto e continuare ad aumentarla a quel tasso ogni mese, fino alla fine del 2021.
Grafico settimanale WTI sui 12 mesi precedenti (TTM)
Il cartello puntava inoltre a prorogare il suo attuale accordo sulle quote oltre la data di scadenza dell’aprile 2022, fino alla fine del 2022.
Ma è qui che sono cominciati i problemi.
Gli Emirati Arabi Uniti, che avevano acconsentito affinché fosse garantito un incremento per l’estate, si sono opposti alla proroga dell’attuale sistema delle quote fino alla fine del 2022, perché il livello di riferimento su cui calcolare le quote è il volume dell’ottobre 2018.
Per gli EAU sarebbe stato ingiusto utilizzarlo come riferimento fino al dicembre 2022. Il ministro del petrolio degli EAU ha affermato che, dal momento che il paese ha aumentato la propria capacità di produzione, chiedere di calcolare la sua quota su un riferimento ormai datato implicherebbe il taglio di una quota maggiore della sua produzione rispetto agli altri paesi. Di conseguenza, non avrebbe potuto accettare di prorogare l’attuale accordo sulle quote di produzione oltre la data di scadenza fissata all’aprile 2022.
L’Arabia Saudita ha obiettato a qualunque aumento della produzione senza una concomitante proroga del patto. Il ministro del petrolio saudita Abdulaziz bin Salman ha contestato l’idea degli EAU di modificare il riferimento di produzione. In un’intervista ha dichiarato:
“Non si può scegliere un mese e dire: questa è la mia capacità, quindi dovete concedermela”.
Con l’Arabia Saudita e gli EAU in un’impasse, l’OPEC+ ha deciso di rinviare il vertice di luglio a tempo indefinito, il che significa che anche l’aumento di produzione da 400.000 barili al giorno è stato congelato.
I prezzi inizialmente sono rimbalzati
Anche se i mercati negli Stati Uniti sono rimasti chiusi lunedì per la festa del 4 luglio, entrambi i riferimenti sono saliti alla fine della scorsa settimana. Il Brent inoltre è rimbalzato dell’1,3% lunedì chiudendo a 77,20 dollari al barile.
Il balzo iniziale dei prezzi può essere spiegato dal fatto che l’OPEC non ha rispettato le aspettative dei mercati su un aumento della produzione ad agosto. Tuttavia, lo scontro tra Arabia Saudita ed EAU non significa che il mercato dovrebbe aspettarsi che i prezzi del greggio continuino a salire.
Al momento, i produttori dicono che si impegneranno a mantenere le quote di produzione attualmente in vigore, ma la prospettiva di un inasprimento dello scontro tra i due paesi resta.
La capacità disponibile potrebbe diventare un’arma
Anche se il mercato del greggio sembra teso al momento, la verità è che, in realtà, c’è molta capacità disponibile che potrebbe facilmente essere usata come arma.
L’Arabia Saudita, ovviamente, fa la parte del leone riguardo alla capacità disponibile. Ha estratto 8,5 milioni di barili al giorno a maggio, secondo S&P Global Platts, ma potrebbe produrne almeno 12 milioni. L’Arabia Saudita inoltre di recente ha dato prova della sua intenzione di utilizzare questa capacità di produzione quando i negoziati vanno in fumo.
Anche se non ci sono state minacce in tal senso che potrebbero far scendere i prezzi, questo spettro aleggia sul mercato e sta già alimentando la volatilità dei prezzi.
Sebbene il mercato sia sembrato colto di sorpresa dall’improvviso disaccordo tra Arabia Saudita ed EAU, tradizionalmente soci nella sfera dell’OPEC, lo scontro in realtà covava già da tempo.
All’inizio del dicembre 2020, ho scritto del riallineamento in atto all’interno dell’OPEC e di cosa significava per i mercati petroliferi la crescente indipendenza e capacità di produzione degli EAU.
All’epoca, avevo avvertito che “Emirati Arabi Uniti più potenti sono più liberi di prendere delle decisioni responsabili e nel lungo termine all’interno dell’OPEC+ senza troppi timori per il prezzo futuro del petrolio”.
Ed è proprio questo che stiamo vedendo ora. Gli EAU stanno puntando ai loro interessi a lungo termine e continueranno a farlo, anche se ciò dovesse significare mandare all’aria i prezzi del greggio sul breve periodo.