Mentre centinaia di migliaia di ucraini scappano dal paese dell’Europa dell’Est per sfuggire alla brutale invasione militare russa, gli investitori globali cercano rifugio nei Treasury USA, facendone crollare i rendimenti.
Il rendimento del 2% dei Treasury decennali è solo un ricordo; il rendimento è crollato a circa l’1,89% ieri pomeriggio, continuando la discesa dalla settimana prima.
Le sanzioni occidentali contro la Russia, compresa l’esclusione senza precedenti di alcune banche dal sistema di pagamento internazionale SWIFT, hanno avuto un impatto immediato, costringendo la banca centrale a più che raddoppiare il suo tasso di interesse al 20% e a chiudere la borsa di Mosca.
Quando il Presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che avrebbe messo in allerta la deterrenza nucleare del paese, se non già prima, gli investitori hanno capito quanto fosse diventata seria e pericolosa la situazione.
La guerra in Europa spinge i policymaker ad essere più cauti
Il Presidente della Federal Reserve Jerome Powell testimonierà al Congresso questa settimana sulla revisione semestrale della politica monetaria. La maggior parte della gente ora si aspetta che la Fed proceda col piano di alzare i tassi di interesse questo mese, ma potrebbero essere due lunghe settimane quelle che passeranno tra la sua comparizione davanti alla Commissione ai Servizi Finanziari della Camera domani e la fine del vertice del Federal Open Market Committee il 16 marzo.
L’approccio dilatorio della Fed nel combattere l’inflazione ora sembra essersi ritorto contro il policymaker, in quanto l’impatto delle sanzioni russe potrebbe sia accelerare gli aumenti dei prezzi che frenare la crescita globale, incrementando l’urgenza di agire ed esacerbandone le conseguenze.
I prezzi attuali indicano le aspettative dei mercati di un aumento di un quarto di punto a marzo, ma il corso della guerra in Ucraina rende tutto incerto. L’aumento di mezzo punto definito da alcuni policymaker una possibilità la scorsa settimana ora sembra meno probabile, ma i dati su occupazione ed inflazione nelle prossime settimane potrebbero innescare un intervento maggiore.
Scesi anche i rendimenti dei bond governativi europei, con il rendimento dei decennali tedeschi, di riferimento per la zona euro, giù di quasi 5 punti base ieri chiudendo sotto lo 0,11%. La Banca Centrale Europea è stata più cauta nel suo approccio all’inasprimento monetario e la guerra alle sue porte probabilmente la renderà ancora più prudente.
La crescita solida ha trainato le aspettative dei mercati, ma è difficile stimare l’impatto dello sconvolgimento delle esportazioni russe, soprattutto di energetici e cereali. Le spedizioni di cereali ed altre esportazioni tramite i porti del Mar Nero, uno dei punti nevralgici dell’invasione, saranno bloccate per un periodo indefinito, mentre la Germania ha già sospeso l’approvazione di un nuovo gasdotto per il gas russo e il condotto esistente che attraversa l’Ucraina è stato bersaglio dei missili.
I rendimenti dei bond italiani, in realtà saliti ad inizio febbraio e rimasti relativamente impermeabili alla crisi man mano che si sviluppava, sono scesi, con il rendimento decennale vicino all’1,7% ieri dopo aver raggiunto il 2% a metà febbraio.
Lo spread dei rendimenti tra i decennali tedeschi ed italiani, dopo essere salito a 169 punti base ad un certo punto, si è ridotto a 161.
Il Presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha ufficialmente chiesto l’entrata del paese nell’UE, richiedendo una procedura accelerata rispetto agli anni solitamente necessari. La Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, pur sottolineando che l’UE accoglierebbe l’Ucraina come membro, ha avvertito che l’ingresso è un complesso processo di integrazione.
La Presidente della BCE Christine Lagarde si ritrova davanti allo stesso dilemma di Powell, cercando di capire come limitare l’inflazione neutralizzando gli effetti deflazionari del conflitto ucraino e delle sanzioni russe.