L’inversione della curva del rendimento, quando cioè il rendimento dei Titoli del Tesoro USA a 2 anni supera quello dei decennali, solitamente è considerata segno di recessione in arrivo. Ma stavolta, dicono gli analisti, segnala soltanto cautela.
Ovviamente, non c’è niente come una curva del rendimento invertita a scatenare analisti e commentatori che si affannano a trovare ragioni per cui stavolta sia diverso. Ignorate la storia, dicono, i tempi sono cambiati (gli analisti lo dicono da tempo immemore).
Oppure, semplicemente, dicono che è sbagliato, dando giustificazioni come: guardate la forza del mercato del lavoro! Guardate la forza dell’economia! Può anche essere stato un indicatore affidabile in passato, proseguono, ma le cose sono cambiate ora.
Il rendimento a 2 anni supera quello a 10 anni da tre giorni di scambi consecutivi. Ieri, il rendimento a 2 anni è sceso di un punto base verso la fine degli scambi, al 2,42%, ma è rimasto comunque più alto del rendimento decennale, anche se questo è salito di quasi 4 punti base al 2,41%.
Ecco il problema delle previsioni e degli indicatori: guardano al futuro, non al presente. Gli scettici riluttanti ad accettare l’idea che possa esserci una recessione all’orizzonte citano dei dati a supporto dei loro dubbi.
Per qualcuno di questi, è la curva del rendimento a 3 mesi e a 10 anni che conta, ed è nettamente positiva e non segnala una recessione. Inoltre, i rendimenti reali restano in territorio negativo, quindi non rallenteranno la crescita economica aprendo la strada ad una recessione.
Forse gli scettici hanno ragione, ma forse la parola chiave in “segnalare cautela” è “cautela”. Bill Dudley, ex capo della Fed di New York Fed e vice presidente della sua commissione di politica monetaria, di recente è stato molto critico sulla politica della Fed ed ora afferma che la recessione è “inevitabile” proprio a causa di questa politica.
Dudley si basa sulla cosiddetta regola di Sahm, secondo cui la recessione arriverà quando la media mobile su 3 mesi del tasso di disoccupazione salirà di oltre mezzo punto percentuale dal minimo dell’ultimo anno. Dudley afferma che la Fed ora dovrà alzare i tassi di interesse in un modo sufficientemente forte da far salire la disoccupazione e la regola di Sahm entrerà in gioco.
Il tasso di disoccupazione sta scendendo ma, se Dudley avesse ragione, le cose cambieranno se la Fed procederà con l’incremento da 2 punti percentuale dei tassi overnight che gli investitori al momento si aspettano.
Mohamed El-Erian, altro critico della politica della Fed, avverte che gli sforzi della banca di rimettersi in pari dopo essere rimasta indietro sull’inflazione potrebbero benissimo portare gli Stati Uniti in recessione, a prescindere da quanto sia positiva attualmente la curva del rendimento a 3 mesi/10 anni. I consumatori americani devono ancora reagire al pieno impatto dell’inflazione, dice El-Erian.
Molti analisti si aspettano che i verbali del Federal Open Market Committee di metà marzo, attesi domani, spingano il rendimento dei decennali e mettano fine all’inversione, con i dettagli sul piano della Fed per cominciare a ridurre il suo portafoglio di bond. Gli acquisti di bond della Fed, che sono proseguiti molto dopo il ridimensionamento dell’emergenza pandemica, sono accusati delle distorsioni di prezzo che potrebbero stare interferendo con la qualità indicativa dell’inversione della curva del rendimento.
Ma ridurre il portafoglio di bond non risolverà il dilemma della Fed su quanto velocemente alzare i tassi overnight, perché non metterà fine allo slancio dell’inflazione. Il segnale della curva del rendimento invertita può arrivare due anni prima della vera recessione. E in due anni possono succedere molte cose.