Durante la seduta asiatica, i mercati finanziari hanno continuato a mostrare il comportamento classico definito dalla propensione al rischio, che dovrebbe protrarsi anche durante la seduta europea. In parte, la propensione all’acquisto è dovuta alle nuove indicazioni dalle banche centrali, determinate ad allentare la politica, come dimostrato dalla RBA, che ha tagliato i tassi d’interesse di riferimento.
Gli indici azionari regionali asiatici sono saliti, dopo la chiusura per festività l’indice composito di Shanghai ha guadagnato l’1,60% e l’ASX l’1,94% (sostenuto dal taglio della RBA).
Sul Forex, l’USD ha esteso le perdite dopo che la riunione accomodante del FOMC e i dati deboli dell’indice ISM sul manifatturiero fanno crescere le apprensioni per un rallentamento della crescita. Il dato di ieri lascia intendere che l’eventuale spinta al manifatturiero USA dovuta al dollaro debole è stata compensata dal rallentamento a livello internazionale.
L’EUR/USD ora ha superato in sicurezza i massimi del 2016 a 1,1465 e gli operatori mirano a 1,1714.
Le vendite costanti di USD/JPY hanno fatto scendere la coppia a 105,81, gli operatori sembrano insensibili alle minacce di intervento della BoJ. Il governatore della BoJ Kuroda ha utilizzato di nuovo una sua apparizione pubblica per avvertire che la forza dello JPY potrebbe far deragliare la ripresa economica del Giappone e che la BoJ, se necessario, interverrà.
Sono ormai lontani i giorni in cui le intimidazioni della BoJ facevano fuggire gli operatori. Le condizioni del mercato e l’erosione della credibilità della BoJ hanno fatto rientrare le preoccupazioni degli operatori rispetto a un colpo che li metterebbe al tappeto.
Un po’ a sorpresa, la banca centrale australiana ha tagliato il tasso di riferimento di 25 punti base, portandolo al minimo storico dell’1,75% (noi avevamo previsto un allentamento). Dopo il forte ribasso inaspettato dell’IPC del primo trimestre, gli operatori avevano messo in conto un taglio del tasso dalla RBA. L’AUD/USD è crollato a 0,7572 da 0,7720 sull’onda della notizia. L’intervento fa sì che l’obiettivo di primo termine passi dalla disoccupazione alla lotta contro la disinflazione, con l’AUD che ne diventa lo strumento principale.
La RBA ha ripetuto che “un aumento del tasso di cambio potrebbe complicare” qualsiasi stato economico passeggero. Considerando la lentezza del ritmo di crescita e il contributo limitato generato dalla crescita delle retribuzioni, la valuta sosterrà l’onere maggiore nel raggiungere gli obiettivi d’inflazione della RBA. Alla luce di questo riorientamento, la RBA dovrà generare un ulteriore indebolimento dell’AUD per ottenere la spinta all’inflazione desiderata (quindi è prevedibile un altro taglio di 25 punti base).
Da questo evento, il nostro appello per andare corti sull’AUD/JPY ha ottenuto una forte spinta verso 78,00.
In Cina, il PMI manifatturiero di Caixin di maggio è sceso a 49,4 punti dai 49,7 di aprile, valore più debole di quanto previsto dal mercato, che costituisce anche il quattordicesimo mese di contrazione.
Dai dati emerge che continua la debolezza dei mercati occupazionali e delle esportazioni. Tuttavia, i dati negativi non hanno influenzato i mercati. La PBoC ha fissato la quotazione media per l’USD/JPY a 6,4565.
I pochi appuntamenti economici in calendario limiteranno le contrattazioni. In Svizzera sarà diffuso il dato sulla fiducia dei consumatori, che dovrebbe rimanere a -14; nel Regno Unito, il PMI manifatturiero dovrebbe attestarsi a 51,2 punti, i prezzi alla produzione nell’UE al -4,3%. Per quanto riguarda il PMI manifatturiero di aprile nel Regno Unito, siamo leggermente più negativi del mercato, nonostante la revisione al rialzo del dato riferito all’Eurozona. Il rallentamento della crescita del PIL e il calo dei timori di Brexit dovrebbero far scendere il dato marginalmente sotto 51.