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L’autunnno non ferma il rally

Pubblicato 14.10.2024, 08:38
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“La verità è raramente pura e mai semplice.” (Oscar Wilde)

L’autunnno non ferma il rally. La scorsa settimana i mercati hanno vissuto un andamento contrastato, con l’S&P 500 che ha raggiunto un nuovo record, segnando la quinta settimana consecutiva di guadagno. Nonostante l’aumento significativo dei rendimenti dei Treasury (il rendimento del 10 anni è salito di circa 35 punti base negli ultimi otto giorni), le azioni continuano a crescere quasi senza sosta. I dati economici sono stati generalmente positivi, anche se giovedì l’Indice dei Prezzi al Consumo di settembre ha superato leggermente le attese, insieme a un rapporto sui sussidi di disoccupazione influenzato dal maltempo ma comunque in crescita. Questo ha mantenuto viva la discussione sulla velocità dell’allentamento della Fed. Tuttavia, il consenso è ancora fermamente orientato verso un “atterraggio morbido”, con un certo ottimismo cauto riguardo agli utili del terzo trimestre e alla stagionalità positiva che alimentano la tendenza rialzista. Gli investitori più prudenti, però, continuano a segnalare preoccupazioni per le valutazioni elevate, i timori per il mercato del lavoro e le incertezze geopolitiche ed elettorali. In questo contesto segnaliamo il +25% di Trump Liberty Media, in una settimana. A meno di un mese della elezioni Presidenziali il risultato appare ancora molto incerto.

Le banche d’affari vedono rosa

Le attese sulla politica della BCE e l’outlook sull’EUR/USD mostrano una convergenza significativa tra le principali banche d’investimento. Sia Deutsche Bank (ETR:DBKGn) che Bank of America (NYSE:BAC) prevedono un taglio dei tassi di 25 punti base nella riunione del 17 ottobre. Tuttavia, le previsioni si differenziano notevolmente nel medio termine: Bank of America prospetta un ciclo di allentamento più aggressivo, con tassi in calo fino all’1,5% entro la fine del 2025, mentre Deutsche Bank prevede un tasso neutrale al 2,25% entro aprile. Questo scenario politico ha importanti implicazioni per l’EUR/USD, con Deutsche Bank che prospetta un possibile ritorno alla parità. L’analisi suggerisce che l’attuale differenza tra i tassi terminali di Fed e BCE, attualmente di 130 punti base, potrebbe ampliarsi a 170 punti, spingendo l’EUR/USD fino a quota 1,07. Tra i rischi aggiuntivi ci sono le possibili tensioni commerciali legate alle elezioni statunitensi e una potenziale guerra commerciale globale, che potrebbero indebolire ulteriormente l’euro. Anche Crédit Agricole mantiene una posizione ribassista sull’EUR/USD, citando la debolezza economica dell’Eurozona, il calo dell’inflazione, le tensioni in Medio Oriente e la divergenza economica tra Stati Uniti ed Europa, che aumentano i rischi al ribasso per la moneta unica. L’insieme di aspettative di un’accelerazione dell’allentamento da parte della BCE, il deterioramento dei fondamentali economici e i numerosi fattori di rischio esterni creano un contesto sfidante per l’euro, con prospettive di ulteriori ribassi nei prossimi mesi.

Tensioni tra Cina ed Europa sui dazi EV

Se la politica monetaria dell’Unione europea si è finalmente posizionata sul binario giusto, diversa è la situazione nel campo commerciale. La Cina ha infatti tentato di negoziare con l’UE riguardo ai dazi sulle auto elettriche proponendo un prezzo minimo di €30.000, ma l’offerta è stata rifiutata. Nonostante ciò, secondo Eurointelligence, i produttori cinesi, come BYD, possono rimanere competitivi nel mercato europeo grazie ai loro elevati margini di profitto. BYD, ad esempio, guadagna circa €1.300 per ogni auto venduta in Cina, ma realizza circa €14.300 di profitto per lo stesso modello venduto nell’UE, già considerando i dazi del 10%. Pertanto, anche con ulteriori dazi, i produttori cinesi possono mantenere margini di profitto sani e offrire prezzi più competitivi rispetto alle auto elettriche europee. Nel frattempo, la Cina ha risposto imponendo dazi sulle importazioni di alcolici europei, sebbene non sia prevista un’estensione di tali misure ai beni di lusso, che rimangono centrali nelle politiche favorevoli del governo verso il settore. Un contesto che non giova ai mercati finanziari continentali ed in particolare Germania e Francia, molto esposte al commercio estero con la Cina. Un’inasprimento delle tensioni commerciali potrebbe accelerare il deterioramento della congiuntura continentale e allungare i tempi di ritorno nel sentiero di crescita. Il gap con Wall Street, sui massimi di sempre, potrebbe quindi continuare nonostante il differenziale in termini di rendimento dei tassi di interesse e le minori valutazioni dei titoli quotati.
 

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