L’indice S&P 500 ha chiuso in forte rialzo mercoledì (10 luglio), raggiungendo un altro record. Il rischio beta, in altre parole, quest’anno sta facendo apparire più investitori come dei geni. La domanda è se i rendimenti ex-post, sempre più forti, stiano prendendo in prestito dai dati ex-ante.
La risposta è quasi certamente “sì”. Come sempre, non è chiaro il momento l’equilibrio si riprenderà. Ma quando il mercato sale, il calcolo del rischio diventa più chiaro, o almeno così suggerisce la storia.
La visione alternativa:
“I prezzi delle azioni hanno raggiunto quello che sembra un plateau permanente”. È possibile, ma i dati storici non ispirano fiducia.
Per coloro che amano soppesare le probabilità di ciò che sembra essere possibile (probabile), consideriamo alcuni grafici che offrono un po’ di prospettiva. Cominciamo con l’S&P 500, che ha registrato un’impennata nell’ultimo anno.
Non sorprende che le valutazioni siano elevate, come suggeriscono il CAPE e altri indicatori. Le previsioni sui rendimenti dell’indice S&P 500 basate sui modelli di rendimento degli utili e dei dividendi continuano a prevedere rendimenti modestamente negativi.
Secondo l’indice S&P Sentiment Momentum di CapitalSpectator.com, il mercato appare ipercomprato nel breve termine.
L’attuale lettura non è senza precedenti, il che lascia spazio a prezzi ancora più alti, ma la stampa relativamente alta ci ricorda che siamo probabilmente più vicini a un top a breve termine rispetto a qualsiasi altro momento degli ultimi tre anni.
L’aggiustamento dell’S&P 500 sulla base dell’indice VIX delinea un profilo ancora più drammatico.
Poiché la volatilità del mercato è rimasta bassa mentre i prezzi sono saliti, questa misura dell’andamento del mercato suggerisce che le condizioni di ipercomprato sono estreme.
La reazione all’analisi di cui sopra è che il mercato riflette un nuovo ordine mondiale di aumenti di produttività e crescita guidati dall’intelligenza artificiale. Su questa base, i confronti storici contano meno, o forse non contano affatto. Ahimè, nessuno può confutare questo punto di vista per il semplice motivo che il futuro non è chiaro.
Ciò che è chiaro è che per gli investitori con una tolleranza al rischio relativamente bassa e/o con orizzonti temporali medio-brevi, il ribilanciamento appare opportuno. Il rischio di mettere in pratica questo consiglio è quello di rinunciare in qualche modo ai guadagni futuri. Decidere di non ribilanciare, invece, comporta un profilo di rischio leggermente diverso. A voi la scelta.