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Le banche centrali diventano interventiste. La Fed le seguirà a ruota?

Pubblicato 28.05.2021, 13:33
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Rassegna giornaliera sul mercato forex, 27 maggio 2021

 Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.

Dopo settimane di importantissimi report economici da tutti gli angoli del mondo, l’assenza di dati in grado di muovere i mercati, a parte la decisione sui tassi della Reserve Bank of New Zealand, indicava la possibilità di tranquilli scambi di consolidamento. Tuttavia, abbiamo visto l’esatto opposto questa settimana, con le banche centrali di Nuova Zelanda e Regno Unito che hanno lasciato intendere la possibilità di un inasprimento.

La sterlina è schizzata nella giornata di oggi, giovedì, sulla scia dei commenti di Gertjan Vlieghe, membro della Banca d’Inghilterra, dell’avviso che i tassi potrebbero salire già nel primo semestre del prossimo anno se il mercato del lavoro dovesse riprendersi più velocemente del previsto. Le sue parole sono state seguite quasi immediatamente da quelle del Primo Ministro Boris Johnson, secondo cui non c’è niente nei recenti dati sul COVID che possa rinviare la riapertura del 21 giugno. L’ottimismo di Vlieghe ed il rally della sterlina sono in linea con il miglioramento dei dati e delle previsioni complessive della banca centrale di una ripresa più rapida. In occasione dell’ultima riunione, ad inizio maggio, la BoE aveva dichiarato che si aspetta che l’economia torni ai livelli pre-pandemia entro fine anno. Sebbene avesse anche rallentato gli acquisti di asset, la sterlina era andata in sell-off perché la banca non aveva modificato le stime sulla tempistica di un aumento dei tassi di interesse. È una delle prime volte che sentiamo un policymaker così specifico su un inasprimento anticipato e, di conseguenza, ci aspettiamo che il cambio GBP/USD salga ad un nuovo massimo di tre anni e la coppia EUR/GBP vada verso i minimi del 2020 nelle prossime settimane.

E questo dopo la previsione della Reserve Bank of New Zealand di un aumento dei tassi nel secondo trimestre del 2022. Si tratta della prima previsione ufficiale della banca centrale dalla pandemia e per il momento è una stima molto più aggressiva rispetto a quelle della Federal Reserve e della Banca Centrale Europea. Di conseguenza, ci aspettiamo che NZD e GBP abbiano una performance superiore alle altre principali valute nelle prossime settimane.

La domanda ora è: chi sarà la prossima a cambiare le proprie previsioni? Tutti gli occhi sono puntati sulla Federal Reserve, con l’indice PCE che sarà pubblicato domani. L’indice PCE è una delle misure sull’inflazione preferite dalla Fed. Dovrebbe salire nettamente: gli economisti si aspettano un incremento del 2,9% su base annua dei tassi core. Sebbene la Fed abbia detto chiaramente che considera transitorio qualsiasi aumento dell’inflazione, un incremento maggiore del previsto potrebbe spingere su il cambio USD/JPY. Tuttavia, un rialzo potrebbe essere mitigato dai dati sui redditi e le spese pro-capite, che dovrebbero essere più deboli. Per quanto riguarda i report di oggi, le richieste di sussidio di disoccupazione hanno continuato a scendere, ma sono stati registrati dei cali inattesi dei beni durevoli e delle vendite di case in corso. La Fed potrebbe anche non essere l’ultima ad inasprire ma, per ora, con più delusioni negative che positive, il dollaro USA potrebbe avere una performance inferiore, con i trader che si aspettano che la banca resti indietro.

Dei prezzi del greggio più alti hanno aiutato il dollaro canadese a riprendere il rialzo contro il biglietto verde, ma euro e dollaro australiano non sono riusciti a partecipare al rally. Le cose potrebbero cambiare domani per la moneta unica, in previsione di rialzi dei prezzi all’importazione tedeschi e dei dati sulla fiducia nella zona euro. Le pressioni inflazionarie globali sono aumentate, mentre le riaperture nella zona euro dovrebbero incoraggiare la fiducia.

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