👀 Copia gli investitori leggendari in un clicCopia Gratis

L'età dell'instabilità e le 'put' più vicine

Pubblicato 04.01.2019, 09:21
Aggiornato 09.07.2023, 12:32
EUR/USD
-
USD/JPY
-
AUD/JPY
-
TRY/JPY
-
US500
-
AAPL
-
LCO
-

Venerdì 4 Gennaio

Hedgeye

Abbiamo chiuso un anno davvero complicato per i mercati finanziari. E il 2019 non sembra essere cominciato in maniera più tranquilla. Nel 2018 il più seguito indice azionario del pianeta, l’S&P 500, ha perso il 6.25% (che si riduce a un -4.60% considerando correttamente anche i dividendi), il peggior risultato dai tempi della Grande Crisi Finanziaria di 10 anni fa. Un -6% chedi per sé non può rappresentare una catastrofe, specialmente se contestualizzato dallastriscia ininterrotta di anni positivi (+19,4%, +9,5%, -0,7%, +11,4%, +29,6%, +13,4% considerando a ritroso solo i 6 anni precedenti e senza contare i dividendi), ma che per una serie di motivi ha lasciato moltisorpresi e spaventati, ben oltre l’effetto diretto delle perdite effettive: a)praticamente tutti gli altri mercati finanziari hanno fatto peggio (l’unica eccezione che può aver avuto una presenza in un portafoglio convenzionale è il Brasile); b) nessun’altra asset class sembra essere stata in grado di fornire un rifugio/sollievosignificativo garantendo un’adeguata diversificazione; c) le perdite sono maturate in maniera repentina nell’ultimo trimestre proprio quando il raggiungimento di nuovi massimi assoluti aveva fatto credere che la violenta correzione di febbraio non avesse in realtà cambiato le regole decennali del gioco (‘buy-the-dip’).

Credo che ormai anche le analisi più superficiali (o più convenzionali se vogliamo) stiano dando credito alla teoria che qui in JCI portiamo avanti da molti trimestri(insieme a molti altri ovviamente). Ovvero che il regime di continui e relativamente facili(i.e. con volatilità contenuta) guadagni sui mercatifinanziari non poteva reggere a lungo la fase, graduale forse ma inesorabile,di uscita dall’accomodamento monetario estremoa cui le principali banche centrali ci hanno assuefatto per anni. La Fed ha iniziato la riduzione del suo stato patrimoniale (500 bioUSD in 15 mesifinora e 600 bio sono attesi per il 2019)e ha alzato i tassi ufficiali di più di 200bp. L’ECB e la BoJ,con meccanismi differenti,hanno fortemente diminuito (terminato nel caso dell’ECB dall’1 gennaio) i loro acquisti nettipur essendoancora lontane dal poter alzare i tassi. Se questo trend continuasse non credo abbia senso tornare ad aumentare i rischi nei portafogli, nonostante la discesa dei corsi negliultimi 3 mesi sia stata importante e per alcuni versi le valutazioni siano diventate interessanti in assenza di una recessione che si è certo fatta più probabile ma resta ancora uno scenario residuale almeno per i prossimi 12 mesi. La domanda che dobbiamo farci per i prossimi mesi è se la Fed mostrerà anche dalla sua plancia di comando(i.e. Jay Powell e, presumo, Richard Clarida) la flessibilità fatta recentemente trapelare da John Williams(chi Governa la Fed di NYè sempre da considerare una pedina importante) e RobertKaplan (Dallas Fed), sul percorso di riduzione del stato patrimoniale della banca centrale (Fed’s Kaplan: ''Fed must be vigilant when monitoring balance sheet run-off and open to adjustments in the runoff schedule if necessary'').

Banca centrale

Fonte: Credit Suisse

L’età dell’instabilità. Della micro struttura dei mercati, fortemente cambiata in questianni (e non in meglio per la loro potenziale stabilità/solidità) abbiamo parlato spesso nei mesi passati. La cause principale del deterioramento sono note: a) l’aumento delle strategie algoritmiche che reagiscono automaticamente e immediatamente almutamento dei prezzi (sia sul mercato a cui sono dedicate sia di mercati di cui si vogliono provare a sfruttare lecorrelazioni); b) un aumento del corto-gammaindirettodovuto al costante aumento delle strategie ‘passive’ nelle scelte (non-scelte) di investimento (ETF, smart-beta, fondi passivi); c) la forte diminuzione delle capacità di magazzino del ‘sell-side’ (i desk bancari di intermediazione) con sempre maggiori vincoli regolamentari che obbligano alla limitazione di rischi e leva. Quando il mercato ha una diminuzione forte della liquidità naturale (mercati chiusi per vacanze o orari particolari) il pragmatico monito ‘può succedere di tutto’ è sempre più all’ordine del giorno. Dal 14 al 24 dicembre l’S&P 500 (l’indice azionario più liquido del pianeta) ha avuto 6 sessioni su 7 con perdite superiori all’1,5%, culminate con un -2,7% la vigilia di Natale per poi esplodere al rialzo (+5%) il giorno di Santo Stefano. Il future sul petrolio (WTI) ha sopportato un -7,3% il 18 dicembre, un -6,7% il 24, per poi vedere un +8,6% il 26. Il tutto senza guerre in Medio oriente, riunioni OPEC o altre notizie di settore di una qualche rilevanza. Nella tarda serata del 2 gennaio (36 ore fa) ho assistito a uno dei movimenti più violenti nell’unità di tempo nell’arena valutaria, che mi sia capitato di osservare in 25 anni di monitoraggio del mondo FX. Anche qui senza un catalizzatore all’altezza. Sicuramente il warning di Apple (NASDAQ:AAPL) sui ricavi del Q1 è stato un fattore, arrivato dopo la campanella di Wall Street in un momento (tra le23 e le 24 CET) in cui l’unico mercato (teoricamente) aperto è proprio quello valutario. Aperto ma senza liquidità con i desk di New York che hanno già chiuso i battenti e quelli asiatici che ancora devono riavviare i computer. Senza market-makers, con le piattaforme di trading praticamente in mano ad algoritmi incuranti di livelli sempre meno realistici, il USD/JPY, il cross più scambiato al mondo dopo l’EUR/USD, si è schiantato da 109 a 104,10 (minimo riportato dalla piattaforma EBS, la più usata come riferimento) in pochissimi minuti, risalendo poi con quasi altrettanta solerzia sopra 107. Il movimento è stato ancora più ampio su altri cross dello yen come l’AUD/JPY (6%) o il TRY/JPY (oltre 10%). Qualcosa di simile era successo nell’ottobre 2016 alla sterlina. Quello dei flash-crash non è un fenomeno nuovo nell’FX e altrove (sotto una tabella in cui vengono ricordati casi più celebri per le valute principali negli ultimi 10 anni). L’impressione però è che la loro frequenza possa aumentaree soprattutto che possano avvenire per motivazioni sempre più futili: non si può paragonarecome rilevanzal’annuncio Apple di mercoledì sera con le azioni attuate (metti il floor / togli il floor) della SNB anni fa. L’unico consiglio che si può dare in questi casi è che nel mettere in piedi una posizione/effettuare un invesimento sarà sempre più importante scegliere una dimensione del trade in grado di sopportare (i.e. non avere bisogno di una stop che non porterebbe nessun beneficio) simili movimenti, sempre imprevedibili, ma sempre più possibili.

USD

Fonte: HSBC –Brent Donnelly

Growth-scare. Nell’ultima fase (i.e. il crollo di dicembre) a pesare sui mercati non è però stato solo un problema di liquidità in diminuzione dovuto al tightening più o meno volontario innescato dalle banche centrali (dalla Fed soprattutto) ma anche i timori crescenti che un effettivo rallentamento dell’economia reale possa trasformarsi i qualche cosa di più sinistro. Proprio negli ultimi giorni i dati macro hanno ulteriormente alimentato questa preoccupazionecon gli indici di attività manifatturiera, le rilevazioni a cui gli analisti guardano per avere un polso il più possibile ‘real-time’ della congiuntura economica, in visibile calo praticamente ovunque. Il primo dell’anno in Cina sono scesi sotto la soglia del 50 entrambi gli indici (quello statale e il Caixin, che rileva anche il mondo della piccola-media impresa). Ieri l’ISM manifatturiero americano ha chiuso il giro di dati globalmente deludenti con un crollo da 59,3 a 54,1 che era solo parzialmente atteso (exp. 57.5) dopo che molti del PMI regionali si erano contratti nelle scorse settimane. Particolarmente forte il calo della componente dei nuovi ordini (da 62,1a 51,1) considerato il datoche più guarda all’evoluzione prospettica della situazione.Il quadro d’insieme è quello di un chiaro rallentamento indebolimento dell’economia globalecon ben 10 paesi sui 35 monitorati (11 per quanto riguarda la componente relativa ai nuovi ordini) che hanno pubblicato un PMI manifatturiero sotto 50, la percentuale più alta da metà 2016. Molti sono tra l’altro paesi con un peso importante sull’economia globale, come Cina, Francia, Italia, Messico, Corea del Sud Korea, Taiwan.In controtendenzaè arrivato il dato sull’occupazione americana ADP (in attesadei Payrolls oggi), nettamente superiore alle attese (271k posti di lavoro creati vs 180k exp.) ma il suo impatto è stato sostanzialmente ‘scartato’ da un mercato molto più sensibile alla narrativa recessiva peraltro alimentata anche dal contesto micro dove annunci come quello di Apple (ricavi per il Q1 rivisti significativamente al ribasso a causa del rallentamento cinese) rinforzano timori e preoccupazioni in questa direzione.

J.P.Morgan Global Manufacturing PMI

Le ‘put’ più vicine e l’eccessivo pessimismo sono fonte di conforto. La view su queste pagine è stata a lungo tra il cauto e il negativo con qualche spiraglio (non sempre tempestivo) di ottimismo tattico,generalmente a causa di un sentiment che percepivo occasionalmente come eccessivamente negativo da parte di analisti e/oinvestitori. Dopo le forti perdite di dicembre e l’impatto che questo ha avuto su posizionamento e fiducia del mercato ho ora un atteggiamento più costruttivo cercando di mantenere un orizzonte temporale relativamente corto (qualche settimana). Se l’S&P 500 tornasse sotto quota 2400, come successo brevemente sotto Natale, credo che non ci troveremmo lontani da una Powell-put, ovvero una situazione di instabilità in grado di generare un importante cambio di rotta da parte della Fed. Ormai la curva già sconta che nel 2019 non arrivino altri rialzi ma addirittura sia possibile un taglio (ieri dopo l’ISM si è arrivato a prevedere 75% di probabilità che un 25bp cut venga implementato nei prossimi 12 mesi) ma è soprattutto sul fronte della smobilitazione dello stato patrimoniale (i.e. il famigerato QT) che un rallentamento/arresto delle operazioni sarebbe in grado di innescare un’importante supporto. L’altra ‘put’ che bisogna tener presente è quella di Trump. La sua ossessione per Wall Street è nota e l’evoluzione degli ultimi 3 mesi non può che aver intaccato la sua principale arma di marketing in vista delle presidenziali del 2020: lo stato di salute delle tasche e dei portafogli degli americani. Sono due put destinate a fallire come supporto di lungo periodo ma che non può essere sottovalutata in questa fase.

Oggi Payrolls (2.30pm) e Powell (4:15pm). Il dato mensile sull’occupazione sarà monitorato con attenzione come sempre. Il Governatore parlerà in un panel con Ben Bernanke e Janet Yellen e, per tutti i motivi ricordati sopra, sarà ascoltato con la massima attenzione. Buon w/e.

Il desk rimane come sempre a disposizione per ulteriori approfondimenti.

JCI Capital

Le informazioni contenute nel presente documento (l’”Informativa”) hanno il solo ed unico scopo di fornire elementi di studio, analisi o simulazioni sull’andamento dei mercati finanziari. Ogni lettore deve considerarsi responsabile per i rischi dei propri investimenti e per l’uso che fa delle informazioni contenutenell’Informativa.

Le informazioni ivi contenute non rappresentano, né possono essere interpretate, come un’offerta, ovvero un invito, all’acquisto o alla vendita di quote dei fondi d’investimento o di altri prodotti finanziari eventualmente nella stessa citati.

L’unico scopo di questo lavoro è fornire elementi il più possibile accurati ed aggiornati di supporto per analisi tecniche sull’andamento dei mercati e in nessun caso rappresenta una sollecitazione di pubblico risparmio ovvero un invito ad acquistare o vendere titoli quotati sui mercati finanziari; eventuali messaggi in qualsivoglia forma ed in qualsivoglia maniera esposta sono da ritenersi sempre ed esclusivamente delle simulazioni o ipotesi di studio.

Le informazioni riportate nel presente documento sono state elaborate da JCI Capital. Tuttavia, l’utente prende atto che JCI Capital non garantisce in alcun modo l’esattezza e/o la completezza delle informazioni, dei testi, dei collegamenti, dei grafici o di eventuali altri elementi contenuti nel presente documento.

Si declina ogni responsabilità su eventuali inesattezze dei dati riportati, danni (inclusi il danno per perdita o mancato guadagno), perdita di informazioni o altre perdite economiche, danni direttio indiretti, incidentali o consequenziali, derivanti dall’uso o dalla divulgazione delle informazioni contenute nella presenteInformativa.

L’analisi tecnica contenuta nell’Informativa è il frutto di una mera attività di studio. Non vi ècertezza circa l’andamento futuro. I risultati passati quindi, non forniscono alcun tipo di garanzia per i guadagni (risultati) futuri. Si declina pertanto ogni responsabilità per eventuali conseguenze che dovessero causarsi, a chiunque ed a qualsiasi titolo, per l’utilizzo dei contenuti della presente Informativa che in nessun caso potranno essere considerati come sollecitazione diretta o indiretta al pubblicorisparmio.

In ragione di quanto precede, la presente Informativa va considerata esclusivamente quale strumento di analisi dei mercati finanziari ed è pertanto rivolta a professionisti con una elevata cultura finanziaria assimilabili ad un investitore professionale.

Poiché le indicazioni riportate vengono fornite come semplici spunti di riflessione, si declina qualsiasi tipo di responsabilità, sia a carico dello staff di JCI Capital che di collaboratori esterni, per le eventuali conseguenze negative che dovessero derivare da una operatività fondata sulla loro osservanza. L’utilizzo dei dati e delle informazioni contenute nella presente Informativa come supporto di scelte di operazioni di investimento è pertanto a completo rischio dell’utente”.

Ultimi commenti

Prossimo articolo in arrivo...
Installa le nostre app
Avviso esplicito sui rischi: Il trading degli strumenti finanziari e/o di criptovalute comporta alti rischi, compreso quello di perdere in parte, o totalmente, l’importo dell’investimento, e potrebbe non essere adatto a tutti gli investitori. I prezzi delle criptovalute sono estremamente volatili e potrebbero essere influenzati da fattori esterni come eventi finanziari, normativi o politici. Il trading con margine aumenta i rischi finanziari.
Prima di decidere di fare trading con strumenti finanziari o criptovalute, è bene essere informati su rischi e costi associati al trading sui mercati finanziari, considerare attentamente i propri obiettivi di investimento, il livello di esperienza e la propensione al rischio e chiedere consigli agli esperti se necessario.
Fusion Media vi ricorda che i dati contenuti su questo sito web non sono necessariamente in tempo reale né accurati. I dati e i prezzi presenti sul sito web non sono necessariamente forniti da un mercato o da una piazza, ma possono essere forniti dai market maker; di conseguenza, i prezzi potrebbero non essere accurati ed essere differenti rispetto al prezzo reale su un dato mercato, il che significa che i prezzi sono indicativi e non adatti a scopi di trading. Fusion Media e qualunque fornitore dei dati contenuti su questo sito web non si assumono la responsabilità di eventuali perdite o danni dovuti al vostro trading né al fare affidamento sulle informazioni contenute all’interno del sito.
È vietato usare, conservare, riprodurre, mostrare, modificare, trasmettere o distribuire i dati contenuti su questo sito web senza l’esplicito consenso scritto emesso da Fusion Media e/o dal fornitore di dati. I diritti di proprietà intellettuale sono riservati da parte dei fornitori e/o dalle piazze che forniscono i dati contenuti su questo sito web.
Fusion Media può ricevere compensi da pubblicitari che compaiono sul sito web, in base alla vostra interazione con gli annunci pubblicitari o con i pubblicitari stessi.
La versione inglese di questa convenzione è da considerarsi quella ufficiale e preponderante nel caso di eventuali discrepanze rispetto a quella redatta in italiano.
© 2007-2024 - Fusion Media Limited. tutti i Diritti Riservati.