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L'Europa si sta affondando da sola

Pubblicato 16.07.2024, 05:58
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La mia speranza è che un giorno possano nascere gli Stati Uniti d’Europa, ora appare un’utopia, lo abbiamo visto sulla questione dei migranti, in cui ogni Stato ha dato spazio al suo egoismo nazionale (L. Segre).


Seconda lettura dell’inflazione YoY di giugno dell’Italia che non dovrebbe riservare sorprese rispetto al +0,8% della prima lettura, in uscita oggi alle 10:00. Indice ZEW di luglio alle 11:00 (stima 41,2 punti contro 47,5 di giugno). Alle 14:30 è il turno delle vendite al dettaglio USA MoM di giugno (stima -0,2% contro +0,1% di maggio).
 
Produzione industriale cinese YoY di giugno migliore delle attese (+5,3% contro +4,9% atteso e +5,6% di maggio) e PIL QoQ del 2Q24 peggiore delle attese (+0,7% contro +1,1% atteso e +1,5% del 1Q24). Tasso di disoccupazione stabile al 5%.
 
Meglio delle stime, ma sempre in flessione, la produzione industriale MoM di maggio dell’Europa (-0,6% contro -0,9% atteso e zero in aprile) che porta il tendenziale annuo al -2,9% (dal -3,1% di aprile). Nonostante i dati di inflazione di giugno attesi per mercoledì 17 indichino una flessione al 2,5% tendenziale annuo (dal 2,6% di maggio) e la produzione industriale risulti in flessione così come tutti i principali dati di PMI, non crediamo che la BCE abbasserà i tassi nel meeting del 18 giugno. Potrebbe invece farlo nel meeting successivo, il 12 settembre, ma crediamo unicamente se lo farà anche la Fed.
 
In Europa il dibattito economico in questo anno elettorale si è concentrato quasi esclusivamente sui costi delle politiche fiscali proposte. Ci sembra però che i politici stiamo cercando di mettere il carro davanti ai buoi, poiché fanno piani per spendere denaro prima di essere certi che il denaro sarà disponibile. Il dibattito su questo fronte è stato particolarmente attivo in Europa, dove le regole sui bilanci nazionali sostengono l'unione monetaria. Le tensioni su come tali regole debbano essere applicate sono spesso affiorate da quando sono state adottate per la prima volta, ma non escludiamo che siano sul punto di esplodere.
 
Fra tutte il Patto di Stabilità e Crescita (PSC), che è stato adottato nel 1997. Questo stabiliva limiti ai disavanzi annuali dei governi e al debito pubblico aggregato per i paesi che utilizzano l'euro. Il Patto è stato aggiornato e modificato più volte, l'ultima delle quali alla fine dello scorso anno. Abbiamo più volte espresso preoccupazione per questa ultima edizione del Patto. Il regolamento riformato mantiene infatti i due obiettivi di debito pubblico al di sotto del 60% e i disavanzi al di sotto del 3% del PIL. Tuttavia, consente un ritmo lento ma costante di riduzione del disavanzo e del debito in un periodo di quattro-sette anni, con l'opzione più lunga disponibile se un paese intraprende riforme e investimenti in linea con le priorità strategiche del blocco.
 
Il PSC chiede alla Commissione Europea (CE) di far rispettare lo standard. Il veicolo attraverso il quale ciò viene realizzato è chiamato “Procedura per disavanzi eccessivi (PDE)”, che avvia un calendario per riportare le posizioni fiscali dei paesi all'interno delle linee guida. La CE può anche imporre sanzioni se un paese non prende provvedimenti correttivi. Questo passo tuttavia non è mai stato intrapreso, dato il potenziale per reazioni politiche ed economiche avverse.
 
Non ci è voluto molto perché il nuovo patto venisse messo alla prova. Recentemente, la CE ha compiuto il primo passo verso l'inserimento di sette paesi in una PDE. Tra questi sette c'era la Francia, che ha attirato molta attenzione a causa delle dimensioni della sua economia, del deficit e del debito. La CE ha deciso di esentare la Spagna dalla misura disciplinare, nonostante il paese abbia superato i limiti fiscali. Ma disavanzi e debiti seguiranno una traiettoria discendente, come previsto da una recente previsione della Commissione Europea, che ha permesso una certa tolleranza.
 
Per la Francia, l'annuncio non poteva arrivare in un momento peggiore. La scommessa di Macron di indire elezioni anticipate è fallita, spingendo il paese in un periodo di incertezza. Il governo profondamente diviso che presto si insedierà ha suscitato rinnovate preoccupazioni sulla sostenibilità delle finanze pubbliche francesi. Il debito pubblico in Francia è previsto dalla CE in aumento dal 110% del PIL nel 2023 a quasi il 114% del PIL l'anno prossimo. A maggio, l'agenzia di rating globale S&P ha declassato il punteggio di credito del paese per la prima volta dal 2013, a causa della posizione di bilancio in deterioramento.
 
La nuova assemblea francese lotterà per approvare misure economiche e fiscali, portando a scivolamenti fiscali rispetto alle linee guida prevalenti. I tentativi di formare una cosiddetta “Coalizione Arcobaleno” di diversi partiti richiederà compromessi significativi, principalmente proprio sul consolidamento fiscale. Macron sta affrontando richieste di revocare le riforme pensionistiche del 2023, aumentare la spesa per i servizi pubblici, limitare i prezzi dei beni essenziali e aumentare il salario minimo. Non crediamo che gli aumenti proposti delle tasse per i redditi più alti non saranno sufficienti a compensare l'aumento potenziale delle spese.
 
Un governo appena formato dovrà non solo implementare il bilancio del 2024, ma dovrà anche presentare un bilancio per il 2025 entro ottobre alla Commissione Europea. Il governo uscente aveva previsto di ridurre il deficit dal 5,5% del PIL nel 2023 al 5,1% quest'anno e al 4,1% l'anno prossimo, necessari per rassicurare i mercati finanziari.
 
Alcuni sostengono che un ritmo più lento di riduzione del deficit ridurrà il freno alla crescita in Francia, ma vale anche la pena sottolineare che una politica fiscale espansiva solleverà preoccupazioni sulla sostenibilità del debito pubblico. Questo causerebbe un irrigidimento delle condizioni finanziarie, influendo negativamente sulla crescita. E infatti lo spread tra i rendimenti dei titoli di stato francesi e quelli tedeschi si è ampliato considerevolmente.
 
La dimensione esatta della correzione fiscale necessaria per la Francia sarà nota in autunno, quando il governo preparerà i bilanci per l'anno prossimo. Una riduzione del deficit di almeno lo 0,5% del PIL è imposta dalla nuova politica fiscale europea. La volatilità dei mercati finanziari non ha ancora destato allarme presso la BCE. Tuttavia, il mancato attuamento delle misure fiscali richieste renderà i paesi in PDE non idonei al programma di acquisto di obbligazioni di emergenza della BCE, il Transmission Protection Instrument – TPI, Questo ostacolerebbe la capacità della banca centrale di intervenire e prevenire un ulteriore allargamento degli spread.
 
Un grande dilemma per i governi europei è che lo spazio fiscale è limitato, la crescita ha bisogno di una spinta e il continente è minacciato dalla guerra sul suo confine orientale. Sicurezza, transizione energetica e tecnologia richiedono tutti investimenti. Non esiste un modo politicamente facile per trovare lo spazio fiscale necessario per affrontare le sfide che l'Europa deve affrontare senza innescare rischi per la stabilità finanziaria.
 
Crediamo che l'avvio delle PDE non aiuterà l'Europa a unirsi per affrontare le sfide economiche e geopolitiche del momento. Anzi, siamo convinti che alimenterà le divisioni.
 
 
 
 

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