L’impennata invernale del gas naturale USA potrebbe essere finita prima ancora dell’inizio dell’inverno e il mercato potrebbe incontrare delle difficoltà a tornare ai livelli di 3 dollari.
Chi ha assistito all’impennata straordinaria dei prezzi del gas vicino ai livelli di 5 dollari nelle ultime sei settimane - e ai successivi ritracciamenti di fino al 20% - potrebbe voler conservare questo ricordo.
Se il contratto con consegna a febbraio sul New York Mercantile Exchange dovesse chiudere gli scambi odierni intorno ai 2,93 dollari per milione di Btu (mmBtu), sarebbe la quinta settimana consecutiva in perdita, per un totale del 43%.
Questi cali sono in parte dovuti al fatto che l’inverno 2018/19, cominciato il 22 dicembre, ha registrato meno giorni freddi rispetto allo straordinario gelo della stagione autunnale, iniziata il 23 settembre.
Il vero freddo non arriverà prima di metà gennaio
E analisti come Dominick Chirichella dell’Energy Management Institute di New York e Dan Myers di Gelber Associates a Houston si aspettano che il clima resti insolitamente mite per almeno altre due settimane.
Ciò significa una richiesta minore per il riscaldamento a gas ed una minore riduzione di combustibile dalle scorte sotterranee che emergeranno nei dati settimanali sulle scorte della US Energy Information Administration (EIA) nelle prossime due settimane.
In effetti, la riduzione minore potrebbe risultare già dai dati dell’EIA che saranno pubblicati oggi alle 11:00 ET (16:00 GMT) e che dovrebbero rivelare una riduzione di soli 47 miliardi di piedi cubici rispetto ai 193 miliardi della settimana precedente.
Le riserve di gas hanno aperto la stagione fredda 2018/19 ad un livello inferiore alla media quinquennale, grazie al forte caldo estivo prima e al gelo autunnale poi, clima che ha fatto tenere condizionatori e impianti di riscaldamento in funzione da giugno. Ma con la produzione di gas che resta ai massimi storici, il deficit di scorte si è indebolito e potrebbe scomparire se il freddo dovesse restare assente per troppo tempo.
Secondo Reuters, la scorsa settimana si sono registrati 160 gradi giorno di riscaldamento (HDD), rispetto ai 232 della stessa settimana dell’anno scorso ed alla media trentennale di 195 sul periodo. Gli HDD misurano di quanti gradi la temperatura media giornaliera è inferiore ai 65 gradi Farenheit (18 gradi Celsius). Vengono usati per stimare la domanda per il riscaldamento di abitazioni e uffici.
Debole domanda immediata per il riscaldamento a gas
L’analista Chirichella dell’EMI afferma che le previsioni sulle temperature dovrebbero restare al di sopra della norma in tutti gli Stati Uniti fino a metà gennaio o anche oltre, facendo restare la domanda di riscaldamento a gas inferiore al normale.
Aggiunge:
“In base alle ultime previsioni meteorologiche a breve termine, la riduzione delle scorte probabilmente sarà inferiore ai dati storici nelle prossime settimane, riducendo ulteriormente il deficit delle scorte e la probabilità di una forte impennata dei prezzi nell’immediato futuro”.
Anche le prospettive sulla domanda di gas a breve termine di Myers di Gelber & Associates sono deboli.
In una nota dal titolo “Winter Rally Crushed” (L’impennata invernale si è bloccata), l’esperto spiega che si aspetta che il contratto del gas con consegna a febbraio sul NYMEX continui a cercare supporto sotto i 3 dollari per mmBtu.
E aggiunge:
“All’inizio del nuovo anno, resta molto rischio invernale. Sarà necessario un capovolgimento con settimane di freddo intenso a fine gennaio per ricordare ad un mercato ora sconfortato quei timori di una carenza di scorte che lo hanno fatto schizzare all’inizio della stagione”.
Fondi long sul gas potrebbero passare a short
Scott Shelton, broker energetico di ICAP (LON:NXGN) a Durham, Nord Carolina, si aspetta che la maggior parte dei fondi dedicati al gas che sono stati rialzisti sul mercato abbiano ormai già liquidato le proprie posizioni. Aggiunge:
“Il trend è chiaramente in discesa e il problema a questo punto è che probabilmente dovranno andare short”.
Anche se la domanda per il riscaldamento si riduce, il gas potrebbe salvarsi diversamente.
L’impennata della capacità di esportazioni di gas naturale liquefatto ha spinto la domanda di gas naturale USA a partire dall’anno scorso. Dai circa 3 miliardi di piedi cubici al giorno di un anno fa, la capacità di esportazione del GNL è a quasi 5 miliardi ora. L’EIA prevede che raggiungerà i 9 miliardi entro la fine del 2019, rendendo gli Stati Uniti il terzo principale esportatore di GNL dopo Qatar ed Australia.