Warren Buffett di recente ha pubblicato la sua ultima lettera agli azionisti di Berkshire Hathaway (NYSE:BRKa) e, se ancora non l’avete fatto, vi invito a leggerla insieme alle 45 precedenti, dal 1977 al 2022. Sono un tesoro di conoscenza sugli investimenti e di pillole di saggezza economiche, che non potreste trovare da nessuna altra parte. E poi sono disponibili gratuitamente per chiunque voglia semplicemente sedersi e immergersi nella loro lettura.
Nella sua ultima lettera, Buffett ha trattato brevemente la questione dei riacquisti di azioni ed è su questo che media ed investitori si sono concentrati. La cosa che ho trovato di gran lunga più interessante, però, è la sezione intitolata: “Curiosità sorprendenti sulle tasse federali”. Ecco un paragrafo particolarmente incisivo (grassetto mio):
Nel decennio terminato nel 2021, il Tesoro degli Stati Uniti ha ricevuto circa 32,3 mila miliardi di dollari di tasse, ed ha speso 43,9 mila miliardi di dollari. Sebbene economisti, politici e molte persone in generale abbiano delle opinioni circa le conseguenze di questo enorme squilibrio, io e Charlie ci professiamo ignoranti e crediamo fermamente che le previsioni economiche e dei mercati per il breve periodo siano del tutto inutili.
Il nostro lavoro è gestire le operazioni e le finanze di Berkshire in una maniera tale da raggiungere un risultato accettabile nel tempo, preservando l’impareggiabile capacità di resistenza della compagnia in caso di panico finanziario o gravi recessioni mondiali. Berkshire offre inoltre una modesta protezione dall’inflazione incontrollata, ma questa caratteristica è tutt’altro che perfetta. Enormi e radicati deficit fiscali hanno delle conseguenze.
Queste ultime due frasi hanno catturato la mia attenzione. Buffett sa che la sua lettera viene letta non solo dagli azionisti ma da un pubblico molto più ampio, focalizzato su aree sia dentro che fuori dei mercati. Per questa ragione, è ben conscio degli argomenti che tratta e delle parole che sceglie di usare per farlo. Quindi per lui usare parole come “inflazione incontrollata” nel contesto di “enormi e radicati deficit fiscali” rappresenta un chiaro avvertimento sia per gli investitori che per i politici.
Più di tre anni fa, poco prima che cominciasse il problema odierno dell’inflazione, Buffett e il suo socio Charlie Munger avevano avvertito che la combinazione di grossi deficit fiscali con un’enorme stampa di denaro avrebbe potuto portare ad una situazione in cui, per usare le parole schiette di Munger, “si finirà come in Venezuela”.
Ovviamente, queste preoccupazioni non sono state mitigate dal fatto che il deficit non abbia fatto che crescere da allora, con la Fed che non riesce proprio a stare al passo col problema dell’inflazione più alta da decenni.
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