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Lululemon tenta il bis. Vincerà per la seconda volta la sfida dei consumi?

Pubblicato 25.05.2022, 14:55
Aggiornato 05.03.2021, 16:55
Il 2 giugno la società annuncerà i risultati del primo trimestre, ma tutta l’attenzione sarà sulle indicazioni del management sui mesi futuri. Dall’inizio dell’anno il titolo è sceso del 34%, lo stesso calo di Nike (NYSE:NKE).

La caduta di Target ha acceso i riflettori sui consumi discrezionali.

Quando nel 2008 esplose la bolla dei subprime, il sentimento dominante a Wall Street era che la tremenda crisi finanziaria avrebbe portato a una contrazione dei consumi in America, e una società come Lululemon, che si era quotata da appena un anno, non aveva grandi prospettive con la sua ambizione di vendere a caro prezzo abbigliamento elegante da yoga e da palestra. Nel febbraio 2009 il titolo precipitò sotto i 3 dollari, dai 14 dollari dell’Ipo di luglio 2007. Chi non si fosse fatto scoraggiare allora e avesse acquistato, diciamo, 10.000 dollari di azioni Lululemon a 5 euro l’una, lo scorso novembre, quando il titolo ha toccato il massimo a 485 dollari, avrebbe visto il suo investimento valere 970.000 dollari.
Oggi, che il valore del suo pacchetto originale di azioni Lululemon si è ridotto a 514.000 dollari (il titolo è sceso del 47% dal massimo), il nostro investitore si ritrova la domanda di 14 anni fa: il business di Lululemon come reagirà alla contrazione dei consumi causata dall’esplodere dell’inflazione? Per quanto riguarda la grande distribuzione, le recenti comunicazioni di WalMart e Target hanno evidenziato che i consumatori stanno facendo scelte all’insegna del risparmio, orientando i loro acquisti verso prodotti meno costosi.
Anche se WalMart e Target vendono prodotti di massa, la loro caduta a Wall Street ha trascinato al ribasso anche i titoli legati ai consumi discrezionali, come Nike e Lululemon. Nell’ultimo mese Nike è scesa del 16% e Lululemon del 30%. Dall’inizio dell’anno i due titoli sono appaiati in un ribasso del 34%.
LULULEMON E NIKE: 5 ANNI DI QUOTAZIONI 
lululemon e nike a confronto

Per il primo trimestre gli analisti stimano una crescita dei ricavi del 25%.

In questo quadro assume una grande importanza l’appuntamento del 2 giugno con i risultati del primo trimestre dell’esercizio 2022/’23 di Lululemon, che coincide con i passati mesi da febbraio ad aprile.
I risultati del trimestre precedente erano stati ben accolti dal mercato (il titolo aveva fatto un balzo del 10%), grazie a ricavi e utili superiori alle stime del consensus. Anche le indicazioni del management sull’intero esercizio 2022/’23 erano andate al di là delle previsioni degli analisti.
Adesso, però, lo scenario è cambiato: inflazione e tassi di interesse hanno tagliato le gambe ai titoli “growth” (ad alto tasso di crescita), categoria a cui di fatto appartiene Lululemon, e c’è chi teme che una contrazione dei consumi possa intaccare le prospettive della società. Per questo, più che sui risultati sul trimestre appena passato, l’attenzione degli investitori sarà sulle dichiarazioni previsionali del management.
Per i conti del primo trimestre il consensus degli analisti stima una crescita dei ricavi del 25% sullo stesso periodo del 2021 a 1,5 miliardi di dollari, con un Eps (utile per azione) salito a 1,43 dollari da 1,11 dollari (+28%). Nel trimestre precedente, che comprendeva le vendite natalizie, i ricavi erano saliti del 23% sullo stesso periodo dell’anno precedente.

Per l’intero anno il management tre mesi fa aveva indicato una crescita del 20%.


Ci si aspetta che nella conferenza con gli analisti il management di Lululemon dia indicazioni su come i consumatori hanno accolto le prime calzature prodotte dalla società, lanciate sul mercato lo scorso marzo con il marchio Blissful. Sono scarpe da running per donna, per ora disponibili solo online e in alcuni negozi in Usa, Canada, Cina e Gran Bretagna.
Tre mesi fa il management di Lululemon aveva detto di aspettarsi per l’intero esercizio 2022/’23 una crescita dei ricavi compresa fra il 20% e il 22%, quindi una cifra compresa fra 7,49 miliardi di dollari e 7,615 miliardi. Per l’Eps l’indicazione era di una crescita fra il 17% e il 20%, in un range fra 9,15 dollari e 9,35 dollari.
Oggi il consensus degli analisti organizzato da MarketScreener stima un fatturato di 7,58 miliardi di dollari e un Eps di 9,31 dollari. Su 30 analisti che coprono il titolo, 18 consigliano di comprare e due di vendere (10 hanno una posizione neutrale), la media dei target price è 418 dollari e indica un potenziale di upside del 50%.

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