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Mercati scossi dall'apprezzamento del petrolio e incombe la FED

Pubblicato 17.09.2019, 11:25
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Gli attacchi ai giacimenti petroliferi in Arabia Saudita hanno causato ancora una volta un drammatico cambiamento nella propensione al rischio. Con i prezzi del greggio cresciuti di quasi il 15% in un solo giorno, potrebbero verificarsi movimenti incontrollati su vari asset. La prima reazione, ad esempio, è stata quella di spostare la liquidità verso porti sicuri tant’è che i rendimenti obbligazionari hanno ripreso a spingere al ribasso mentre l'oro e lo yen hanno trovato supporto (dalle recenti discese). Il dollaro USA merita un discorso a parte, qui infatti si aspetta con ansia il meeting FED di mercoledì.

I movimenti settimanali dipenderanno evidentemente da questo evento ma anche dal flusso di notizie USA-Arabia circa la situazione petrolifera. Sicuramente dovremo monitorare i rendimenti dei treasury per capire da che parte stare perché capiamoci: i forti aumenti del prezzo del petrolio hanno due implicazioni negative: aumentare l'inflazione e colpire la crescita. Se i rendimenti dovessero continuare a ridursi, allora gli asset rifugio potrebbero continuare a essere forti e in tal caso il dollaro potrebbe salire.

La scorsa notte Wall Street ha chiuso in calo con l’S&P500 -0,3% a 2998 punti, successivamente i futures statunitensi hanno lasciato per strada un ulteriore -0,2%. I mercati asiatici sono stati altalenanti con il Nikkei quasi piatto, mentre lo Shanghai Composite perdeva l'1,5%. Nel forex abbiamo un chiaro segnale di avversione al rischio con AUD/NZD deboli (anche per via dei verbali RBA dai quali è emerso che la Banca centrale australiana è pronta a tagliare ulteriormente i tassi in caso di necessità). Nelle materie prime oro e argento sono frenati da un dollaro più tonico stamattina mentre il prezzo del petrolio si è stabilizzato attorno ai 62 dollari al barile (WTI).

Veniamo al calendario economico. Il sentiment economico tedesco ZEW è migliorato più del previsto ma si resta comunque in territorio decisamente negative: -22.5 rispetto a -37 atteso e -41.1 precedente. Tuttavia la componente attuale dello ZEW è peggiorata ancora attestandosi a -19 contro il -15,5, previsto: stiamo parlando della peggior lettura dal 2010. Passando alla sessione USA, la produzione industriale statunitense delle 15:15 dovrebbe crescere del + 0,2% nel mese di agosto (dopo un calo del -0,2% a luglio).

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