Buongiorno ai Lettori di Investing.com,
sebbene il sentiment del mercato sia ancora significativamente positivo – rispetto a una settimana fa, quando ci fu il culmine dell’incertezza politica italiana – il posizionamento degli operatori sembra essere un po’ più cauto.
Le preoccupazioni sul protezionismo USA potrebbero riemergere prepotentemente in occasione dell’imminente G7 (in Canada), mentre il dibattito tra Stati Uniti e Cina in merito alle tariffe sembra essere giunto a un punto morto.
Stamattina stiamo registrando manovre di consolidamento sui mercati del forex e delle commodities.
Le major valutarie hanno evidenziato un certo grado di rischio nelle ultime sessioni, ma ora sembrano rallentare e non si capisce bene quale direzione vogliano intraprendere.
Il rendimento del T-Bond USA ha person quasi 2 punti base dal massimo di ieri, ma dato il notevole rimbalzo di 18 punti base della scorsa settimana non è certo un movimento significativo ed è più probabile che stia semplicemente attraversando una fase di calma.
La domanda, piuttosto, è se i differenziali di rendimento riprenderanno il ruolo di driver del mercato.
Le prospettive a medio termine del dollaro continuano ad essere positive e ciò sarebbe favorito dall'aumento dei rendimenti.
Il differenziale tra Treasuries/JGBs ha aiutato il cambio USD/JPY a riprendere quota tecnicamente, mentre EUR/USD è guidato dalla propensione al rischio dopo che gli investitori hanno tirato un sospiro di sollievo sugli scenari politici italiani.
Wall Street chiudeva la sessione d’inizio settimana in territorio positivo, con l'indice SP 500 +0,4% a 2747 punti, ma il rialzo è stato guidato soprattutto dai tecnologici che hanno spinto il NASDAQ a ridosso dei massimi assoluti.
Anche i mercati asiatici sono stati solo leggermente positivi, con il Nikkei a +0,3%, mentre i mercati europei appaiono leggermente deboli in prima battuta.
Nelle majors del forex vi sono pochi movimenti, con il dollaro australiano che perde un po’ di terreno dopo le decisioni di politica monetaria della RBA un po’ più accomodanti del previsto.
I tassi sono fermi all'1,50%, ma l’Australia continua ad essere gravata da una crescita stagnante dei salari e dall'inflazione nella fascia più bassa tra il 2% e il 3%.
Sul fronte macroeconomico dovremo monitorare i PMI dei servizi. L’ultima lettura dell'Eurozona è alle 10:00 e si prevede una conferma della lettura flash di 53,9 (in calo rispetto a 54,7 del mese scorso), mentre il PMI composito finale dovrebbe essere pari a 54,1 (in calo rispetto al 55,1 del mese scorso). Il PMI dei servizi del Regno Unito delle 10:30 è sempre un dato chiave in quanto il settore comprende circa l'80% dell'economia del Regno Unito. Il mercato si attende un leggero miglioramento a 53,0 (rispetto a 52,8 del mese scorso). Se confermato sarebbe un secondo mese di miglioramento, ma ancora inferiore ai livelli osservati nel 2017. L’ISM non manifatturiero è alle ore 16 e dovrebbe salire a 57.5 (da 56.8). Il dato sui posti di lavoro US JOLTS sono anch’essi alle ore 16 e dovrebbero scendere a 6.40m (da 6.55m il mese scorso). I mercati presteranno attenzione anche ai commenti del presidente della BCE Mario Draghi (alle ore 15) e della Bundesbank Jens Weidmann (al 19:30).