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Morning adviser, Bernanke non scalda i mercati

Pubblicato 18.07.2013, 09:13
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Bernanke non ha scaldato i mercati, mercati probabilmente troppo ben “abituati” alla volatilità generata dalle parole del Chairman della Fed e più importante policy maker al mondo nelle ultime due ultime due uscite pubbliche.

L’audizione semestrale davanti alla commissione servizi finanziari del Congresso degli Stati Uniti, e poi la pubblicazione del Beige Book alle 20 non hanno infatti che confermare quanto già spiegato e ribadito.

Va detto che in maniera del tutto giustificata gli operatori finanziari avevano costruito ingenti aspettative circa questo appuntamento, dal momento che Bernanke aveva peccato di credibilità quando una settimana fa aveva ritrattato quantomeno nella forma quanto dichiarato in seguito al meeting del FOMC del 19 Giugno.

La sostanza dei fatti, e non poteva essere diverso, è rimasta la medesima. La Fed non è quindi necessariamente pronta a ridurre gli acquisti di MBS e Treasury per 85 miliardi di dollari al mese e il percorso del Quantitative Easing 3 non è predeterminato ma andrà a delinearsi a seguito degli sviluppi dei dati e dei più importanti indicatori economici.

La politica monetaria resterà dunque accomodante, anche se questa volta non sono stati specificati precisi orizzonti temporali; orizzonti che evidentemente dipendono da aspetti quantitativi, quali i target di inflazione e disoccupazione rispettivamente al 2% e al 6,5%.

Bernanke ha comunque confermato il progetto in seno al FOMC di procedere al famoso “tapering”del QE3 e non ha escluso la possibilità che ciò avvenga a partire da settembre o comunque entro la fine del 2013. Dunque nulla di nuovo né di sconvolgente, ma sappiamo come la costruzione delle aspettative dei mercati finanziari vadano formandosi su dinamiche di breve, e questo è tanto più vero in questo momento storico, e su quello che può essere anche il semplice tono o la semantica di un banchiere centrale, specie se si tratta di quello più importante a livello globale.

In quest’ultima occasione il taglio delle parole di Bernanke è stato decisamente dovish, anche se non possiamo fare a meno di notare come l’estremo e unilaterale focus sul miglioramento dei dati dell’economia a stelle e strisce arrivi proprio quando tutte le ultime release USA appaiono tutt’altro che positive e indicative di un sensibile miglioramento.

E’ stato il caso delle ultime pubblicazioni su Non farm Payrolls e Tasso di Disoccupazione di inizio mese e, per riferirsi semplicemente a ieri, il dato su concessioni edilizie e nuovi cantieri edili che ha fatto registrare una notevole flessione (variazione nuovi cantieri al -9,9% rispetto ad attese di un +3,9%).

Dati che in accezione più ampia riguardano quel mercato immobiliare tanto importante per la vera ripresa degli USA e ben lungi da uno strutturale recupero ai livelli pre-crisi.

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La sensazione è perciò quella di una Banca Centrale che in qualche modo ha già intrapreso un percorso mirato a drenare la liquidità iniettata nel sistema e che è stata la vera e propria droga per i mercati, e che comunque proseguirà il cammino in questo senso anche senza veri e propri segnali di miglioramento dei dati che invece riguardano l’economia reale e che sono utilizzati come giustificazione nei fatti.

In questo senso, dal punto di vista dei prezzi, potremo ancora attenderci correzioni di quello che appare però come un cammino segnato di rafforzamento del dollaro americano e contestuale ribasso dei corsi azionari che progressivamente dovranno effettuare una transizione da un sostegno legato ad una condizione di artificiale presenza di dollari in circolazione a un sostegno invece dei fondamentali, che in definitiva dovrebbero guidarne i prezzi.

La reazione di ieri è stata in questo senso esemplificativa, con i primi tentativi di acquisti di dollari americani contro tutte le valute, l’oro e appunto le Borse, per poi di nuovo correzioni di breve per reingressi in fasi di consolidamento.

Ancora una volta perciò non possiamo che rifarci ai nostri strumenti operativi che sono l’analisi tecnica coadiuvate dalle correlazioni di mercato e il Money management.

EUR/USD
Dunque sono partite delle vendite nel pomeriggio di ieri in grado di violare con decisione i livelli di 1,3150 e 1,3120 fino a precisi e tecnici approdi a 1,3090. Ancora questo resta il riferimento di supporto alla price action, sul quale transita la media esponenziale a 21 periodi del time frame a 4 ore. Il cedimento di questo livello potrebbe condurre a nuove vendite che vedono in 1,3040 un possibile primo punto di arrivo e oltre al quale appare spianata la strada per area 1,30/1,2990. Buono il risk/reward in caso di acquisto appunto sul 1,3090 per ritorni sui punti tecnici sopracitati con conferma dell’eventuale interruzione della sequenza di massimi decrescenti ben studiabile su time frame a 1 ora.

USD/JPY
Ancora una volta si conferma eccezionale il riferimento grafico del canale rialzista che considera la trendline crescente tracciata a partire dai minimi di metà giugno. Anche ieri vi sono infatti state palesi conferme della sua validità, in sinergia con il livello statico e soglia psicologica di 99. Da qui sono ripartiti gli acquisti ben accompagnati dallo swing dell’oscillatore stocastico nel time frame a 4 ore che hanno permesso al cambio di tornare sopra quota 100. Reta l’area 100,40/60 quella di riferimento per allunghi del prezzo con le medie mobili di breve e lungo che appaiono poter costituire la base, a livello di supporti dinamici, per rialzi del prezzo. Sotto 99,70 si può ripensare di vendere per il 99,30 e appunto 99, su cui studiare eventuali potenti break ribassisti.

EUR/JPY
Come accennato anche ieri, il canale rialzista, ormai da giorni evidenziato, è ancora valido anche se l’attuale posizionamento del prezzo proprio nella sua fascia mediana non consente di operare laddove il ratio rischio/rendimento risulta ottimale. Il percorso rialzista appare comunque ben formato, con la media mobile a 21 periodi che su grafico a 4 ore si sta rivelando eccezionale supporto dinamico. Possibilità, sempre su questo time frame, di assistere ad una divergenza ribassista con lo stocastico che potrebbe manifestarsi previa tenuta dei massimi relativi a 131,40 per sfruttare ottimi Risk/Reward fino a 130,80, 130,40 e 130. Sopra 131,40 il break rialzista condurrebbe invece in area 132.

GBP/USD
Ottima appare la divergenza ribassista tra prezzo e stocastico sul grafico a 4 ore, suffragata da possibili cedimenti di 1,5170 per rivisitazione di 1,5130 e 1,5080. La tenuta di 1,5170 offirebbe ottimi Risk/Reward per long con target a 1,5220 e 1,5250. Vale la pena di seguire comunque con attenzione il dato sulle Vendite al Dettaglio del Regno Unito delle 10,30, vista l’ampia reazione apprezzata ieri in seguito alle Minute della Bank of England e la variazione dei sussidi di disoccupazione che hanno portato ad ampissimi movimenti rialzisti sulla sterlina.

AUD/USD
Il riferimento grafico resta il canale discesista con la trendline di congiunzione dei massimi anche ieri testata con successo in area 0,93. Buono il cedimento di 0,9190 per approdi a 0,9140 da cui poter risalire verso 0,9240. 0,9080 il più importante riferimento al ribasso in caso di vendite sostanziali.

XAU/USD
Price action ancora molto contenuta quella del metallo giallo, ma che potrebbe considerevolmente muoversi su importanti incrementi di volatilità. Buoni ancora sono i riferimenti dei livelli di Fibonacci tracciati sull’ultimo ribasso da 1.424 ai minimi a 1.178. Ci troviamo ancora infatti tra il 38,2% e il 50%, con possibilità di lavorare nel breve al ribasso sotto 1.273 per riprese di 1.266 che, se superato, farebbe partire vendite sostanziali fino a 1.245. Buoni dal punto di vista del risk/reward gli acquisti da 1.275 per target di breve a 1.290.

Davide Marone Analyst DailyFX



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