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Morning adviser, comprare l’ovvio paga

Pubblicato 11.10.2013, 08:25
Aggiornato 11.09.2019, 13:55
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Matteo Paganini, 11 ottobre 2013

INTRO

Comprare l’ovvio a volte risulta essere la scelta migliore. E dopo gli accordi tra Obama ed i repubblicani che vedranno l’innalzamento del tetto sul debito in maniera temporanea (si parla di sei settimane) i mercati azionari ed il dollaro festeggiano, insieme a chi, approfittando della latitanza dei dati più importanti sul mercato del lavoro americano, si è concentrato su aspettative che una volta realizzatesi hanno portato a quello che andremo a vedere in breve insieme.

La lotta tra risk on e risk off

Negli scorsi giorni abbiamo ragionato su quali fossero gli scenari che ci si stavano ponendo di fronte, decretando che non ci si trovava ancora di fronte a fasi di risk off concitate e consolidate, a causa della mancanza di alcune condizioni di mercato determinanti. Il sentiment degli investitori aveva cominciato a scaricare sui prezzi delle tensioni minime, definite da noi di “nervosismo tecnico”, in attesa di quell’ormai famoso 17 ottobre, giorno in cui il Tesoro americano ha dichiarato che si arriverà a raggiungere la soglia massima del tetto sul debito pubblico pari a 16,700 miliardi di dollari. Eravamo in attesa di una risoluzione di quello che non abbiamo mai considerato un problema effettivo e non appena circolati rumor su potenziali accordi tra repubblicani e democratici ci siamo trovati di fronte ad una tipica situazione da “buy the rumor, sell the news”, con le borse americane in grado di recuperare le perdite determinate dall’attesa di quello che abbiamo definito “l’ovvio” ed il dollaro americano che è andato a guadagnare terreno. In maniera paritetica ai ragionamenti effettuati sul non pieno risk off dei giorni scorsi non ci troviamo di fronte a scenari di risk on totali e questo ci viene confermato dalla decorrelazione delle matierie prime e delle commodity currencies, che di fronte a fasi chiare di propensione al rischio avrebbero potuto comportarsi diversamente. Il dollaro australiano rimane infatti in posizione di forza relativa rispetto al biglietto verde, mentre l’oro continua a mostrare movimenti dettati più da livelli tecnici che da altro, continuando a confermare la sua latitanza dallo staus di bene rifugio. Se il pericolo di un mancato accordo al Congresso Usa fosse stato interpretato come reale avremmo potuto assistere a salite importanti del metallo giallo, che invece ha continuato la sua strada di discesa (durante la fase di semi-risk off) ed ora che ci troviamo di fronte ad un semi-risk on indovinate cosa ha fatto? E’ sceso nuovamente, confermando, a nostro avviso, che ci si trova di fronte a situazioni dettate da investimenti “tecnici”.

E i dati macro? Non importano?

La domanda sorge spontanea agli occhi di un investitore che ha visto salire le borse ed il dollaro di fronte a brutti dati sul fronte del mercato del lavoro americano, con le richieste di sussidi di disoccupazione in salita rispetto sia alle rilevazioni precedenti (308k) sia alle aspettative, che vedevano in 311k il dato più probabile. Sono arrivate invece 374.000 nuove richieste di sussidio ma questo non è bastato a cambiare il sentiment degli operatori che ormai (e siamo stati tra i pochi ad ipotizzare un rinvio del tapering durante l’ultima riunione del FOMC) sono convinti che le limature al Quantitative Easing americano potrebbero slittare al nuovo anno, soprattutto grzie al fatto che al posto del buon Bernanke si insedierà la Yellen, dando continuità alla politica monetaria in atto dal 2008. E questo, in soldoni, significa liquidità ancora in circolo il che è supportivo per il rischio in generale. Raccomandiamo di non lasciarsi andare, tuttavia, a facili entusiasmi e di continuare a guardare i mercati sul breve periodo considerando come sfruttabili, dal punto d vista operativo, soltanto le correlazioni che legano l’azionario asiatico e lo yen giapponese (stanotte il Nikkei ha seguito i movimenti degli indici americani ed il UsdJpy, sulla scia della combinazione forza di dollaro/vendita di yen - per finanziare gli acquisti di rischio in Asia – ha toccato quota 98.50).

QUADRO TECNICO

EUR/USD: l’area compresa tra 1.3550 e 1.3560 sembra rappresentare una buona resistenza statica e dinamica sulla quale poter pensare ad acquisti di dollaro americano, tenendo conto che un ritorno dei prezzi sopra area 1.3570 potrebbe lasciare spazio a rivalutazione della moneta unica europea che se dovesse superare area 1.3585/90 potrebbe tentare nuovamente lo sfondamento dell’area di resistenza principale, individuabile in 1.3615. Tra 1.3510 e 1.3485 (raggiungibile in caso di rottura della prima area) passano dei punti di supporto che se superati potrebbero lasciare spazio verso gli ultimi minimi relativi toccati dal mercato ed in estensione 1.3450.

USD/JPY: buona salita del dollaro sulla combinazione di acquisti di greenback e di vendita di yen, come visto. L’oscillatore stocastico ha tentato di formare delle divergenze ribassiste, respinte dai supporti di livello 3, con la media a 21 oraria che potrebbe fungere da supporto per la giornata. L’area compresa tra 98.30 e 98.15 potrebbe risultare cruciale in mattinata e contenere eventuali correzioni sulle quali pensare a nuove vendite di yen ed in caso di superamento dell’area indicata non potremo considerare forti rivalutazioni dello yen se non una volta superata area 97.85, che potrebbe lasciare spazio verso 97.50/60 (punti precedenti e media a 100 oraria). 98.70 il primo target di attenzione in caso di ripartenza e area da superare prima di pensare ad approdi verso 99.00 (una dicina di pips, operativamente parlando, potrebbe risultare utile come tolleranza).

EUR/JPY: situazione simile al papà UsdJpy per l’EurJpy che vede l’area tra 132.75 e 133.00 come potenziale supporto dato da punti precedenti e dalla media a 21 oraria. 133.60 l’area da superare, a nostro avviso, prima di pensare ad aumenti di volatilità che potrebbero portare i prezzi a visitare l’area di resistenza passante tra 133.75 e 134.00, all’interno della quale i prezzi potrebbero frenare in qualsiasi momento data la poca chiarezza dei livelli statici intorno ai quali potrebbero concentrarsi la maggior parte degli ordini. In caso di ritorno sotto i supporti (anche qui, una decina di punti di tolleranza sembrano d’uopo) è possibile attendersi dei tentativi di raggiungimento di 132.40 ed in estensione 132.15.

GBP/USD: fase di lieve correzione all’interno di una potenziale figura a bandiera ribassista per il cable che tra i prezzi attuali a 1.6015 potrebbe trovare delle buone resistenze da poter sfruttare per pensare ad acquisti di dollaro americano, tenendo conto che un superamento dell’area di 1.60 ¼ potrebbe portare a rivalutazioni della sterlina inglese che potrebbero portare ad aumenti di volatilità verso 1.60 ¾.

AUD/USD: Il dollaro australiano continua ad essere in forza ed ha formato quello che per il momento può essere considerato un doppio massimo che ha portato a lievi correzioni verso la media a 21. E’ possibile curare la formazione di una divergenza ribassista oraria fino a quando i prezzi non supereranno gli ultimi massimi visti in area 0.95 ¼.

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