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Morning adviser, il mercato premia Letta

Pubblicato 30.04.2013, 08:10
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I temi principali evidenziabili dopo la prima giornata della settimana riguardano senza ombra di dubbio quello che una volta poteva essere declamato senza vergogna il Bel Paese, con l’indice di riferimento in grande spolvero dopo la creazione del nuovo governo Letta, sentiment confermato dai primi risultati empirici relativi all’asta dei btp a 5 e 10 anni avvenuta ieri in mattinata.

Il collocamento dei titoli di stato a lungo periodo ha visto scendere infatti il rendimento dei BTP a 5 anni al 2.84% dal 3.65% precedente, mentre sul fronte 10 anni, il rendimento dei BTP si è attestato al 3.94% dal 4.66%, con dei bid to cover che rispettivamente hanno fatto segnare dei rapporti pari a 1.36 volte l’offerta (in salita da 1.22) e 1.42 (dallo scorso 1.33).

Tutti e 6 i miliardi previsti in collocamento sono dunque risultati molto appetibili ed il fattore supportivo a nuovi acquisti di rischio sul fronte italiano (seguiti sull’intero versante europeo) è stato quello di vedere la curva dei rendimenti tentare di appiattirsi anche sulle scadenze più lontane, cosa che non era accaduta durante le ultime emissioni, dove le preferenze degli investitori si spostavano sul breve periodo, in cerca di rendimenti alti, ma comunque considerati sicuri.

Cerchiamo di passare meglio il concetto; come sappiamo, il rendimento di un titolo statale (che rappresenta un titolo di debito, ovvero che dà diritto, almeno in teoria, al rimborso completo del capitale investito ed alla liquidazione degli interessi relativi al prestito effettuato dall’investitore nei confronti dello Stato – a prescindere dai tecnicismi previsti – cedole, rimborso finale, ecc.) è indice della fiducia che un investitore ripone in un ente emittente (in questo caso lo Stato).

Il fatto che la domanda salga, fa salire il prezzo che bisogna pagare il titolo per averlo in portafoglio e di conseguenza fa abbassare il rendimento offerto.

Se la domanda è maggiore infatti, lo Stato può permettersi di retribuire tassi inferiori per avere in prestito il denaro di cui necessita.

Di contro, nel momento in cui la domanda non dovesse essere sufficiente ad azionare un meccanismo come quello appena visto, i rendimenti offerti dallo Stato (e quindi dal titolo), toccherebbero quote più elevate per riuscire a convincere la quantità minore di investitori ad immobilizzare comunque parte dei capitali, invogliati appunto dal rendimento più alto, cosa che non avrebbero fatto a fronte di tassi offerti non soddisfacenti a causa del rischio di insolvenza di quel Paese (rischio determinato da diversi fattori, per quanto riguarda l’Italia in questo momento dallo stallo politico).

USdollar index

Ebbene, nelle più recenti emissioni abbiamo visto i rendimenti dei titoli di Stato a breve periodo scendere e quelli di lungo salire, proprio a causa del fatto che gli investitori propensi al rischio, ma non così propensi come chi lavora sulle borse e materie prime, oltre che sul valutario, sono andati alla ricerca di rendimenti per investire la liquidità eccedente nei propri portafogli (le quote liquide risultano ancora sovra pesate a causa delle dinamiche incerte sulle prospettive di medio periodo di investimento).

Rendimenti considerati ancora sicuri e che pagano dei tassi disallineati rispetto a quanto si riceverebbe investendo per esempio in titoli tedeschi e francesi (questo, checché se ne dica, si legga come sfruttare le inefficienze non del mercato, addirittura di un sistema monetario e finanziario).

Lo stesso interesse non era però stato riposto nei titoli a lungo periodo, considerati ancora rischiosi a causa del suddetto rischio Paese, con l’effetto di rendere più ripida la curva dei tassi di interesse, il che rappresenta un segnale di pericolo e di potenziale ulteriore stallo per l’economia reale, in quanto le aziende sono meno incentivate a prendere a prestito denaro sulle lunghe scadenze (anche se le banche continuano comunque imperterrite a non erogare credito, alimentando questa spirale di morte innescatasi ormai troppo tempo fa).

L’asta di ieri invece va a ridimensionare queste differenze, dando prova che all’interno di questo quadro incerto, qualsiasi soluzione ad una situazione grave, sebbene non la più brillante e stabile, può portare una sorta di tranquillità nell’aria, meglio descrivibile come l’alleviamento di uno stato di preoccupazione persistente, che per pochi attimi di lucidità, non si percepisce più.

Siamo ora al test di 17,000 punti per il Ftse e un superamento di quota 17,100 diviene necessario per ripuntare a livelli che non vediamo da fine gennaio.

Sul fronte valutario invece, a parte la sterlina che dopo l’exploit di giovedì scorso sta mantenendo i guadagni, non abbiamo nulla di particolare da segnalare se non la continuazione dell’indebolimento di breve periodo del dollaro americano, che sta avvenendo contro tutte le major.

L’euro, la già citata sterlina, lo yen giapponese e soprattutto il dollaro australiano stanno infatti guadagnando terreno, anche se i punti tecnici più importanti, capaci di fare da catalizzatori per gli ordini degli operatori, non sono ancora saltati.

Affidiamoci dunque ad essi per impostare l’operatività odierna e passiamo a vederli nello specifico.

EUR/USD
La moneta unica europea si trova vicino a punti di potenziale rottura rialzista, con tutta l’area che passa tra 1.3110 e 1.3130 che rappresenta un buon livello di resistenza statica. In caso di suo superamento, crediamo che il mercato possa tentare delle sortite verso 1.3160, punto che se non dovesse tenere lascerebbe strada verso quell’1.3200 toccato e non più raggiunto dallo scorso 17 aprile. Un ritorno sotto 1.3075 diviene necessario per vedere i prezzi puntare nuovamente area 1.3040, che se superata lascerebbe spazio verso il baluardo rappresentato da 1.3000.

USD/JPY
Continua la situazione di forza di breve periodo dello yen, che sta mostrando tentativi di approfondimenti rialzisti contro il dollaro americano. Sul cambio in questione abbiamo assistito a riduzioni di volatilità in grado di far segnare minimi crescenti e massimi decrescenti, in una tipica situazione che prelude aumenti di volatilità. Una rottura dei livelli dinamici chi si trovano congiungendo i punti visti su un grafico orario potrebbe portare al raggiungimento dei punti precedenti che formano il triangolo in questione, con 97.60 a ribasso (punto statico), che se superato può portare ad ulteriori accelerazioni verso 97.35, livello che insieme al punto isolato precedente di 97.25, deve saltare per permettere ai prezzi di raggiungere area 96.65. In caso di tentativi di rialzo, crediamo che un superamento di 98.15 potrebbe portare verso 98.30, ma tra qui a 98.40 si posizionano le resistenze più importanti (punti precedenti e media mobile a 100 oraria).

EUR/JPY
Restringimento di volatilità anche su EurJpy, che si trova ora sotto le medie orarie ancora in posizione ribassista, all’interno di una figura congestiva che assomiglia più ad un rettangolo che ad un triangolo. La possibilità di sfruttare eventuali rotture dei confini di questa congestione rappresenta una buona possibilità operativa per questa mattinata, con 128.60 e 127.90 come livelli da curare con attenzione. E’ possibile ipotizzare anche vendite di euro sulle resistenze, con stop e reverse sopra i massimi data l’impostazione delle medie, che potrebbero fare da area di resistenza dinamica e vista l’impostazione dello stocastico, che potrebbe girare a ribasso in questo quadro laterale.

GBP/USD
Buona l’impostazione tecnica del cable, che rimane sui guadagni fatti dsegnare nei giorni scorsi. L’area di 1.5470 ha retto molto bene come supporto (area statica ben visibile su un grafico orario ed il fatto che i prezzi stiano tornando sopra 1.5500 ci fa propendere per potenziali salite della moneta di sua maestà. In caso di superamento di 1.22 ¼ è possibile attendersi tentativi di raggiungimento dei massimi di ieri, con tutta l’area che passa tra 1.5550 e 1.5575 che potrebbe rappresentare una forte resistenza (si vedano i minimi del 12 febbraio). Se anche questi livelli dovessero essere oltrepassati, la strada sarebbe aperta fino a 1.5600/25 (dove potrebbero essere presi diversi stop) ed in estensione verso 1.5645. Un mancato raggiungimento dei massimi ed un superamento a ribasso dei supporti, potrebbero essere preludio a forti discese, che potrebbero concretizzarsi nel momento in cui dovessimo vedere superato anche 1.5430 (minimi precedenti e media a 100 oraria), in quello che andrebbe ad assomigliare ad un testa e spalle ribassista di breve.

AUD/USD
Buona salita del dollaro australiano, che sta tentando in queste prime ore del mattino delle rotture rialziste. Dovessimo superare l’area di 1.0385, il mercato potrebbe provare a spingere fino a 1.0400, che insieme a 1.0420 rappresenta una buona area di attrazione per i prezzi (data da congestioni nel recente passato molto sentite dalle quotazioni). Un superamento a ribasso di 1.0340 diviene necessario per rivisitare l’area di 1.0310, data dall’ultimo minimo e dal passaggio della media a 100 oraria.

Matteo Paganini
Senior DailyFX Analyst



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