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Morning adviser, prove di direzionalità

Pubblicato 07.08.2013, 09:33
Aggiornato 11.09.2019, 13:55
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Matteo Paganini, 7 agosto 2013

INTRO

Finalmente, dopo diversi giorni di movimenti laterali con tentativi sparsi di rotture di livelli tecnici, ieri qualcosa si è mosso. Ieri pomeriggio, nello specifico. Grazie a movimenti partiti dalle borse americane, che sono riuscite a rompere i minimi di breve periodo, trascinando con se il dollaro americano che però continua a mostrare una buona forza relativa nei confronti della moneta unica europea, della sterlina inglese e del dollaro australiano. Contro lo yen invece, la discesa è stata chiara e abbiamo raggiunto quota 97.00 yen per ogni biglietto verde.

Bilancia commerciale USA migliore dal 2009
Ieri è stato rilasciato il dato migliore sulla bilancia commerciale a stelle e strisce dallo scorso ottobre 2009, con un deficit commerciale ridottosi del 22.4% a -34.2 miliardi di dollari e con esportazioni in aumento del 2.2% ed importazioni in calo del 2.5%. Questo dato va a seguire dati comunque non negativi arrivati dagli Stati Uniti e che erano stati in grado di supportare sia borse che dollaro americano, a parte la parentesi iniziata a metà giungo dove abbiamo assistito a flussi di capitale in uscita dalle borse asiatiche (sul mix di motivazioni che vedevano la potenziale bolla sul credito in Cina a sulle parole di Bernanke che aveva cominciato a parlare di exit strategies dal QE) che sono continuati sulle borse americane portando alla forte correzione vista. Ieri, proprio le parole di un membro non votante della Federal Reserve (Lockart), che ha paventato l’idea che ad Ottobre potremmo assistere ad una riduzione degli acquisti di titoli nel momento in cui la disoccupazione dovesse calare al ritmo di 180k/200k posti di lavoro creati, hanno portato a momenti di panic selling che hanno visto l’azionario americano, seguito dalla maggior parte delle piazze mondiali, scendere fino a rompere in maniera decisa i supporti di breve, proprio a causa della comunicazione di una data (noi abbiamo indicato più volte di portare attenzione da metà ottobre in avanti, proprio e anche su queste pagine) definiamola “non convenzionale”. Fino a ieri infatti la maggior parte delle aspettative si spalmavano su settembre e dicembre (con quest’ultimo prevalente), un avvicinamento potenziale del time frame di riferimento per l’immissione di una quantità minore di liquidità, si è fatto sentire, con dollaro non acquistato sulla discesa delle borse (quindi non valuta rifugio), ma venduto.

Sterlina: attenzione all’inflation report della BoE
Dopo i dati molto buoni mostrati dalla Gran Bretagna (abbiamo visto PMI, produzione industriale e manifatturiera migliore delle rilevazioni precedenti e delle aspettative degli analisti) oggi sarà importante seguire la pubblicazione del report sull’inflazione da parte della Bank Of England. Esso verrà rilasciato alle ore 11.30 e potrebbe rappresentare un forte market mover soltanto nel caso in cui dovessimo avere delle indicazioni sull’intenzione di allentare ulteriormente la politica monetaria. In questo caso, la sterlina potrebbe reagire positivamente al dato e potremmo assistere ad aumenti di volatilità in grado di portare a rotture direzionali (chiaramente, dal punto di vista operativo, lavoreremo sia a rialzo che su eventuali ribassi, sappiamo che faremo trading utilizzando i punti tecnici, che ora vedremo).

QUADRO TECNICO

EUR/USD
ieri abbiamo assistito ad un nuovo tentativo di rottura dell’eurodollaro che, dopo essersi mantenuto sopra i supporti di 1.3225 fissati ieri mattina si è portato all’interno della forte area di resistenza indicata da qualche giorno in 1.3310/30, fermandosi all’interno di essa, puntualmente. Siamo ora sopra la media a 21 oraria che però abbiamo visto ultimamente essere intercettata parecchie volte dai prezzi a causa della fase laterale in atto. Seguiamola comunque come potenziale supporto dato che il mercato sta consolidando anche sopra l’area di massimi precedenti. Non operativamente però, soltanto per avere indicazioni di aree. Il punto principale da seguire infatti, risulta a nostro avviso 1.3275, dove passa la parte bassa della figura a bandiera che si sta formando su un orario e la media a 100. Un superamento di 1.3260, potrebbe portare a tentativi di accelerazione verso 1.3250/40, area di supporto che potrebbe dare la spinta, se superata, verso 1.3225, che continuiamo a seguire come area di trigger per discese verso 1.3190 ed in estensione a 1.3170. Un ritorno sopra 1.3325 potrebbe determinare accelerazioni verso 1.3350, che se superato di una quindicina di punti potrebbe portare verso i massimi.

USD/JPY
ci siamo accorti di non aver fornito dei target ribassisti sul dollaro yen, ma di aver indicato soltanto le aree di vendita e l’eventuale strategia difensiva. Poco male, chi ha venduto UsdJpy sulle resistenze in mattinata ha soltanto dovuto gestire la posizione in profitto. Siamo arrivati durante la notte, dopo la discesa del Nikkei che ha seguito lo S&P500 e che ha portato a freschi acquisti di yen (notare come lo yen sia trattata come valuta rifugio adesso mentre il dollaro no) a 97.00, raggiungendo i minimi mostrati dopo la metà di giugno e potremmo assistere alla formazione di una divergenza rialzista oraria che potrebbe trovare delle buone resistenze tra 97.40 e 97.65 (punti precedenti e media a 21). In caso di conferma della divergenza, queste le aree da considerare per eventuali frenate di mercato (solo in caso di loro superamento sarà possibile seguire lo stocastico fino a quando non girerà a ribasso). In caso di approfondimento sotto i minimi (tentativi mentre scriviamo, da valutare sotto 75), è possibile attendersi estensioni fino ad area 96.25.

EUR/JPY
buona tenuta delle resistenze anche su EurJpy, che si è riportato nei pressi di 129.00. Qui la divergenza potenziale è più sporca, ma potrebbe comunque portare a correzioni verso la prima area di resistenza individuabile utilizzando gli stessi criteri visti per UsdJpy intorno a 129.80. Approfondimenti sotto 128.80 si rendono necessari per assistere ad accelerazioni verso 128.128.60 e 128.30.

GBP/USD
continua la lateralità sul cable che si mantiene tra 1.5415 e 1.5300, che potrebbero continuare a fermare i movimenti. Il fatto che ci siamo fermati sopra la media a 100 oraria e sopra i punti di massimo precedenti, ci fa pensare a possibili tentativi di salita del pound, da poter valutare già ai livelli attuali per il buon risk reward offerto, tenendo conto che un superamento ribassista di 1.5285 potrebbe portare verso 1.5250. Sulle resistenze occorrerà, se raggiunte, valutare lo stocastico. Se lontano dall’ipercomprato e non in divergenza, potrebbe suggerire dei tentativi di rottura dell’area vista, con potenziali estensioni pari all’altezza della congestione che perdura da qualche seduta.

AUD/USD
ottima l’area di resistenza individuata ieri mattina in 0.9000/15, dove era possibile pensare a vendite di australiano, che hanno raggiunto i massimi precedenti (quelli della congestione che ha preceduto la rottura a rialzo dopo il taglio di tassi della RBA), formando minimi che hanno determinato un range molto buono, da poter sfruttare sui livelli attuali, visto anche il posizionamento dello stocastico in ipervenduto all’interno di una fase laterale, per acquisti di australiano, tenendo conto che un superamento ribassista di 0.8935 potrebbe riproporre 0.8910. In caso di raggiungimento dei massimi con stocastico impostato a rialzo e lontano dall’ipercomprato, è possibile valutare salite oltre 0.9030, che continuiamo a seguire come potenziale trigger area per poter assistere a tentativi di raggiungimento di 0.9050/0.9075/0.9100 (se osservate un grafico orario capite bene di che punti statici a doppio ruolo (prima supporti e poi resistenze) parliamo.


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