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Musk fa recapitare a X i superchip di Nvidia ordinati da Tesla

Pubblicato 06.06.2024, 08:49
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Per l’imprenditore non c’è nulla di strano, visto che la Casa automobilistica non era pronta a utilizzarli. Ma in molti gridano al conflitto di interessi. Intanto si avvicina l’assemblea del 13 giugno dove i soci saranno chiamati a confermare il mega-stipendio da 56 miliardi di dollari

Morgan Stanley (NYSE:MS) sottolinea l’importanza dell’AI per Tesla (NASDAQ:TSLA)

Su cosa si gioca il futuro di Tesla? Sulla capacità di sviluppare l’intelligenza artificiale che faccia finalmente decollare il sistema di guida autonomo. Elon Musk ha convinto gli analisti che il futuro di Tesla dipenderà dalla capacità dell’azienda di realizzare la tecnologia del self-driving, l’auto che si guida da sola, e ha dato appuntamento a tutti per l’8 agosto per un evento in cui mostrerà  al pubblico e agli investitori il primo modello di robo-taxi.
Fra i più convinti dalle parole di Musk c’è Adam Jonas, analista di Morgan Stanley, che in un recente report ha lungamente descritto l’importanza dell’AI nei piani di Tesla, arrivando a valutare ben 161 dollari per azione il business del software e del robo-taxi, oltre il doppio di quando secondo lui vale l’attività di costruzione di auto elettriche (67 dollari per azione). Ovviamente Jonas è un “bull” su Tesla, ovvero è un convinto rialzista, e il suo target price è 310 dollari, cui arriva aggiungendo il valore della rete di ricarica e di altri business. Il suo target price è nettamente più alto del target del consensus indicato a 181,9 dollari (+4% sul prezzo di chiusura di martedì 4 giugno di 174,77 dollari). 

La rivelazione di Cnbc: i Gpu di Nvidia dirotatti a X


Sulle prospettive di sviluppo dell’AI di Tesla è calata una nebbia fortissima martedì 4 giugno, quando Cnbc ha rivelato che Musk ha chiesto a Nvidia di dirottare una bella fetta dei chip ordinati da Tesla verso altre due aziende di sua proprietà, X (la ex Twitter) e xAI, la startup che sta sviluppando applicazioni di intelligenza artificiale generativa come ChatGPT. Tutti sanno che al momento l’intelligenza artificiale non si può fare senza i Gpu (processori grafici) di Nvidia: è come volere costruire un muro senza i mattoni. 
Come Ceo di Tesla, Musk ha promesso di costruire un supercomputer “Dojo” da 500 milioni di dollari a Buffalo, vicino a New York, e un “cluster di supercomputer superdenso e raffreddato ad acqua” nello stabilimento di  Austin, in Texas. 
Come capo di xAI, Musk ha detto di essere impegnato a costruire “il cluster di Gpu più grande del mondo” in North Dakota per  competere con OpenAI, Anthropic, Google (NASDAQ:GOOGL) e altri nello sviluppo di prodotti di AI generativa. E se i Gpu di Nvidia scarseggiano, ecco che l’imprenditore con la sua consueta disinvoltura ha scelto dove indirizzarli, facendo sollevare l’indignazione di chi vede un mare di conflitti di interesse nel suo modo di agire.

La replica di Musk: Tesla acquisterà miliardi di dollari di chip Nvidia


In serata è arrivata la risposta di Musk, che in un post su X ha detto che  Tesla non aveva alcun sito che potesse utilizzare i chip al momento della consegna. Ha poi aggiunto la previsione che  Tesla acquisterà da 3 a 4 miliardi di dollari di chip Nvidia quest'anno e che l'hardware rappresenta circa due terzi del costo di costruzione dell'infrastruttura di formazione dell'intelligenza artificiale per l'azienda di veicoli elettrici.

Cosa lega lo sviluppo dell’AI al mega-stipendio di Musk


La Borsa ieri ha digerito la novità senza fatica, con un semplice calo dello 0,8% dell’azione Tesla. Ma è impossibile non ricollegare questa notizia alla questione principale che Musk ha in ballo con Tesla, quella della conferma del suo mega pacchetto retributivo da 56 miliardi di dollari. Questo pacchetto, assegnato nel 2018, è stato annullato dal Tribunale del  Delaware e l’assemblea dei soci del prossimo 13 giugno sarà chiamata a votarlo di nuovo. Ma la conferma non è affatto scontata. 
Una ipotesi è che  Musk, annusata l’aria non proprio propizia in vista dell’assemblea, stia cercando di fare pressione sui soci. Infatti, grazie a quel mega-pacchetto retributivo, tutto in azioni, la sua quota in Tesla arriverebbe al 20%, poco distante dall’obiettivo del 25% che l’imprenditore un paio di mesi fa aveva detto di volere raggiungere.  Musk aveva spiegato che solo con una  quota azionaria di quelle dimensioni si sentirebbe stimolato a guidare Tesla verso lo sviluppo di prodotti e servizi di intelligenza artificiale, quelli che, a suo dire, garantiranno in futuro la maggiore redditività dell’azienda. Altrimenti, per lui sarebbe stato più interessante sviluppare l’AI in altre aziende, al di fuori di Tesla.

Le difficoltà del mercato auto e il giudizio critico degli analisti


Per gli azionisti Tesla diventa sempre più difficile sostenere le ambiguità di Musk. Ronald Jewsikow, analista di Guggenheim, ha un giudizio  Sell con un obiettivo di prezzo di 126 dollari. Tuttavia, concorda con Jonas sul fatto che le azioni Tesla si stanno trasformando in una scommessa sulle auto a guida autonoma, mentre il mercato delle auto elettriche sta affrontando una fase di deterioramento.  Tesla ha venduto circa 387.000 veicoli nel primo trimestre, con un calo di quasi il 9% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Jewsikow  prevede che Tesla consegnerà 409.000 veicoli nel secondo trimestre, in calo rispetto ai 466.000 consegnati nel secondo trimestre del 2023.
Gli analisti discutono su quali possono essere i tempi di realizzazione del robo-taxi, sapendo che uno o due anni in più possono incidere pesantemente sulla valutazione di Tesla. 
Secondo FactSet, oggi circa il 21% degli analisti che coprono il titolo Tesla ha un giudizio Sell e il 42% ha un giudizio Buy, il che fa di Tesla un titolo “controverso”, visto che la statistica sulle società dell’S&P500 dice che in media i Buy sono il 55% e i Sell il 7%. 

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